Chi sei?

225 29 37
                                    

L'elfo pareva immerso nel sonno, ma in verità solo i suoi occhi erano chiusi. La sua mente era infatti piena di domande che lo assillavano.
Perché non l'ho incenerito subito??
Cosa avevo in testa??
Perché mi sembra di conoscerlo??
Sono tutte sciocchezze!
Non appena lo troverò, lo...!
I suoi pensieri vennero improvvisamente interrotti da un leggero picchiettare sulla sua spalla.
Spalancò gli occhi, subito vigile, alzandosi di scatto, e realizzando che qualcosa era andato storto.
Davvero, davvero storto.

---

Bilbo osservò incuriosito e timoroso l'elfo che si trovava davanti. Vedendo che lo fissava con gli occhi sgranati, alzò subito le mani per far capire che non aveva cattive intenzioni: anche se, onestamente, non pensava di rappresentare una minaccia.
-Ehm... salve...-iniziò, titubante.-...Se non sono indiscreto, posso chiederti cosa ci fai qui? Non so se lo sai, ma qui ci vive... un drago... Non é un luogo molto adatto per farsi una dormita...
Il misterioso elfo inizialmente non rispose: rimase solo a fissarlo, ancora avvolto nel lenzuolo.
Ora Bilbo riusciva a vederlo in volto.
Era un elfo, senza ombra di dubbio, i suoi lineamenti lo confermavano: gli occhi, di un colore indefinito tra il verde, l'azzurro e il grigio, sembravano mutare a seconda di come la poca luce della caverna li illuminava. La pelle era bianca, quasi diafana, il volto presentava degli zigomi molto pronunciati, e l'espressione era vigile e fredda, le labbra tese in una linea sottile.
Dopo qualche secondo, però, l'elfo scoppiò in una grande risata cristallina: rideva così tanto che gli scendevano le lacrime sulle guance.
Bilbo, sconcertato da quella reazione, si affrettò a fare grandi movimenti con le mani per invitarlo a stare zitto.
-SHHHH!!!! SEI IMPAZZITO?!?!-bisbigliò, l'espressione scioccata-Ti ho appena detto che c'è un drago che aspetta solo di incenerirci!!! TI SENTIRÀ!!
Lo sconosciuto smise di ridere: si asciugò le lacrime, e gli parlò guardandolo dritto in faccia.
-Pensavo di aver incontrato la somma stupidità umana quando ho conosciuto un Vagabondo... Anderson, si chiamava... ma tu... in quanto a stupidità, lo batti di sicuro!!
E riprese a ridere, come se non riuscisse a fermarsi.

Bilbo aprì la bocca svariate volte, offeso oltre ogni dire: come si permetteva quello strano elfo di deriderlo in quella maniera??
-Mi scusi ma... non capisco perché mi offende a questo modo!-sbottò infatti, non appena ritrovò la voce.-Stavo solo cercando di metterla in guardia da...!
-... me stesso?-lo interruppe l'elfo; ma stavolta non rideva più: il suo sguardo era ridiventato duro come la pietra.
Faceva quasi paura.
-C-che vuole dire??-balbettò l'hobbit, anche se un'idea aveva appena preso forma nella sua mente: un'idea folle, assurda, inverosimile, ma che avrebbe dato un senso a quella strana situazione. Spalancò gli occhi-...N-no... un momento... Non sarai mica...?!
L'elfo lo fissó di rimando, un sorriso freddo e sarcastico sul volto pallido.
-Finalmente ci sei arrivato. Smaug, al tuo servizio...-aggiunse, con la tipica forma cortese di presentazione, ma sempre nel medesimo tono sarcastico e con un espressione poco amichevole sul viso.

---

Bilbo sapeva cosa gli stava suggerendo di fare la sua intelligenza, a quel punto.
Fuggire. Il più rapidamente possibile.
Ma qualcosa, dentro di sé, lo teneva bloccato lí, proprio come era successo poco prima: voleva capire di più quello strano elfo. Capire come avesse fatto a trasformarsi in un drago, per esempio.
Stranamente, non era la paura, che sentiva-e avrebbe dovuto, considerato con chi stava parlando-ma curiosità.
E poi, se avesse voluto ucciderlo, l'avrebbe già fatto.
Quell'elfo nascondeva un mistero: e Bilbo voleva scoprire quale.
-Posso chiederti-chiese timidamente-come ti é...?
-... Come sono diventato una bestia sputafuoco con denti, artigli e ossessionata dai metalli preziosi, vuoi dire?-replicò l'altro, con palese sarcasmo nel tono.

So cos'è un drago!!, si ritrovò a pensare Bilbo, molto irrritato: non ricordava che gli elfi fossero così insopportabili...
Seguí un lungo momento di silenzio.
-... C'era un Negromante... molto potente...-borbottò l'elfo, alla fine.-Il suo nome era... James Moriarty. E c'ero io. Stava radunando un esercito per soggiogare i popoli liberi della Terra di Mezzo. Mi avevano implorato di fermarlo. Era un maestro del controllo mentale. Solo la mia eccezionale mente poteva tenergli testa. -Un brevissimo sorriso orgoglioso solcò il suo volto, ma si spense quasi immediatamente.-Ma... alla fine... mi ha giocato. Ero riuscito a smascherarlo... l'avevo in pugno... ma poi... mi ha lanciato questa... maledizione... e poi... si è ucciso.

Bilbo ascoltava incredulo quella storia, in silenzio, non osando interromperlo. Qualcosa gli diceva che era il primo, o forse l'unico, a cui la raccontava.
-Ha usato un incantesimo e si é incenerito davanti ai miei occhi... ma prima, mi ha trasformato... Mi ha ordinato di distruggere una città... di rimanere... qui, in questa stupida caverna... e mi ha dato pure quel nome ridicolo. Si é ucciso in modo che non potessi scoprire come liberarmi da questa stregoneria... Non avresti dovuto vedermi... umano... di solito, avverto quando avviene la trasformazione... ma stavolta no. Significa che, ben presto, rimarrò solo un drago...
L'elfo prese un momento fiato e chinó il capo, come se avesse realizzato solo in quel momento che stava rivelando tutto ciò a... chi, poi??
Non sapeva nemmeno chi fosse!
Poi, improvvisamente, sentì una piccola mano posarsi sul suo braccio:
lo strano piccolo individuo si era avvicinato leggermente a lui mentre parlava.
-É... terribile...-gli sussurró  Bilbo, con voce  sinceramente carica di compassione. -Ma davvero non c'è modo alcuno per spezzarla? Forse potrei aiutarti.

L'elfo levò lo sguardo verso di lui, molto sorpreso: non era abituato al fatto che qualcuno si... dispiacesse... o addirittura si preoccupasse... per lui.
Tranne forse suo fratello... ma quello era un caso a parte.
-James mi ha lasciato solo un piccolo indizio... ma mi ha anche specificato che l'incantesimo completo lo conosceva solo lui... perciò, saperne solo una parte non mi serve a niente...-aggiunse, con amarezza.
Recitò poi una sorta di filastrocca in tono monocorde:

Se la maledizione vorrai spezzare,
La tua umanità dovrai ritrovare.

Quando il bene di un altro al tuo anteporrai,
Parte dell'incantesimo spezzerai.

Ma tutto ciò vano sarà stato,
Se...

-Finisce così. Come vedi, sono condannato in eterno-concluse, in tono freddo ma venato di amarezza.
In realtà, conosceva anche un altro modo, ma non avrebbe mai potuto realizzarlo... Quante probabilità c'erano che...
La voce del giovane Baggins lo interruppe nuovamente.
-Sai, conosco uno stregone, molto abile. Magari lui conosce un modo... ma, ora che ci penso, non mi hai ancora detto il tuo nome!
L'elfo era sempre più incredulo.
-Ma non hai... paura di me?-chiese, sconcertato.
-Beh... all'inizio sì, ovviamente... come drago, metti una certa paura...-ridacchiò, e l'elfo stesso si trovo a ridere appena, con sua grande sorpresa.-Ma, dopotutto, quello che ti é successo non é colpa tua... E, se posso, vorrei aiutarti...
Seguì un momento si silenzio.
-Mi chiamo... Holmes. Sherlock Holmes. E sono in elfo, se non fosse chiaro...-disse infine, in tono piatto.
-Io invece...-Bilbo tese la mano per stringere quella dell'elfo, poi esitò.-Aspetta... posso chiederti come facevi a sapere che usavo un altro nome?

Sherlock-finalmente poteva dare un nome quell'individuo misterioso-fece un sorriso sghembo.
-Quando ti ho scovato,e ti ho chiesto il tuo nome, mi hai risposto in tono strano. A parte la paura, era privo di emozione. Come se, in realtà, non ti appartenesse affatto. In più, ho visto che ti portavi una mano al collo. Probabilmente, porti una medaglia o una piastrina col tuo nome "vero". E l'hai toccata proprio quando te l'ho chiesto. Questo mi porta anche a dedurre che hai partecipato a qualche battaglia, e che eri un soldato: solo loro li portano. E tu ancora non te ne separi, nonostante sia passato del tempo.
Bilbo rimase incredulo a guardarlo, la mano ancora tesa. Era verissimo: portava ancora la piastrina della Guerra degli Orchi, e non se ne separava mai.
-Fantastico...-esaló infine.-Hai ragione su tutto... come diamine fai a... comunque, il mio nome... É John Watson... e sono un Hobbit.
A sentire quell'ultima parola, l'espressione di Sherlock mutò. Da attonita a incredula, a intenta.
-Che c'è? Ho detto qualcosa che non...?-chiese Bilbo, confuso.
-No. Nulla-replicó Sherlock, tranquillo, stringendogli la piccola mano che gli porgeva.

Non posso crederci...

Devo mantenere la calma...

Se gioco bene le mie carte, tutto questo finirà...

Uno strano sorriso freddo gli solcò il volto.

I am fire and iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora