Tradimento

245 27 79
                                    

John sgranó gli occhi, allibito, voltandosi verso il corvino, il cui volto era completamente impassibile.
-Sherlock, cosa significa?? Che sta dicen...??
Prima che potesse finire la frase il galoppino di Magnussen lo afferrò da dietro, togliendogli velocemente Pungolo, la sua spada, per poi stringerlo in una morsa. Nonostante non fosse molto più alto di lui, aveva una certa forza.
Non ebbe nemmeno il tempo materiale per difendersi. E, per quanto si dimenasse, la presa di quell'uomo dai denti storti su di lui rimaneva ferrea.
Magnussen gli si avvicinò, un sorriso crudele in volto.
-Sa perché mi chiamano "Il Collezionista", mio caro Hobbit?-gli chiese quell'uomo disgustoso con voce untuosa, stringendogli il volto tra le dita adunche.-Perché amo collezionare... di tutto... e vendere la mia mercanzia al miglior offerente...

John, sempre più confuso, si ritrovò a tremare. E poi, finalmente, capí.
Voltó il capo verso Sherlock per quanto la stretta dell'uomo glielo consentiva, gli occhi colmi di rabbia e di dolore.
-Tu... mi hai solo usato... io ti servivo...
L'elfo si limitò a restituirgli lo sguardo, l'espressione gelida, priva di emozione.
-Mi dispiace, John Watson. Ma sei capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
John si sentì soffocare, tanta era la sua rabbia.
-Tutto quello che mi hai detto... le tue imprese... le confidenze... -mormorò, con voce flebile.-Erano tutte menzogne...
-No. Era tutto vero. Dovevo guadagnarmi la tua fiducia. Altrimenti non saresti mai rimasto con me.
-Allora perché non mi hai tramortito e portato qui?? Perché tutta quella messinscena??
-Volevo farlo... all'inizio. Ma poi tu ti sei offerto di venire... spontaneamente.
Sherlock fece forza su se stesso per impedire alla sua voce di tremare.
Aveva sempre saputo cosa volesse Magnussen in cambio della pozione-era stato suo fratello stesso a dirglielo-ma dopo la carneficina a Pontelagolungo, aveva deciso che non sarebbe mai più uscito dalla Montagna, rendendola la sua casa e la sua tomba. Anche se, nonostante tutto, aveva continuato a uccidere chiunque osasse entrarvi. Ma quando quell'Hobbit era arrivato da lui, il desiderio di riappropriarsi della sua vita era stato impossibile da spegnere. Aveva inizialmente pensato di addormentarlo con una delle sue pozioni, e di consegnarlo allo stregone. E invece, dopo giorni in cui aveva cominciato a conoscerlo, era stato lui stesso ad offrirsi di accompagnarlo da lui.
Era caduto nella sua trappola, ignaro e fiducioso. Verso di lui.
-Sarebbe stata meglio la prima opzione. Mi avrebbe fatto meno male...-L'Hobbit trattenne a stento un singhiozzo, e il corvino sentí una strana morsa in petto.-Mi hai fatto credere che ti piacesse la mia compagnia... pensavo addirittura che potessimo diventare amici...

Sherlock abbassò per un momento lo sguardo, poi tornò a fissarlo, l'espressione vuota.
-Questo é stato il tuo primo errore, John. Te l'ho detto. Io non ho amici.
Una lacrima sottile scivolò sul volto del biondo, mentre sentiva il suo cuore stretto in una morsa.
-... Sì... È vero... l'avevi detto... e ora riesco a crederci...-mormoró, la voce carica di amarezza.-Sai... forse non serviva l'incantesimo di Moriarty a farti diventare una creatura crudele e senza cuore... perché lo eri già.

Negli occhi del corvino, stavolta, l'impassibilità lasciò spazio ad un lampo di dolore, come se quelle parole lo avesse ferito fisicamente.
Ma passò in un momento.
-Se avete finito questa pantomima, io avrei altro da fare...-intervenne Magnussen, annoiato.-Signor Holmes, ecco quanto richiesto.
Porse a Sherlock una strana scatolina.
-Non appena avrò verificato la validità della merce...-lanciò uno sguardo a John, che rabbrividì di nuovo-...la pozione che gli occorre apparirà al suo interno. Tra ventiquattr'ore sarà sua.
-E come faccio a sapere che non mi ingannerà? Se io la uccidessi ora, e prendessi la pozione?-chiese l'altro, sospettoso.
Per un microscopico secondo, senza che lo volesse davvero, il cuore dell'hobbit si riaccese di speranza.

Forse Sherlock aveva orchestrato tutto... Non lo stava davvero vendendo a Magnussen. Fingeva solo per avere la pozione.
Ma le parole successive dello stregone lo fecero ricredere, gettandolo di nuovo nella disperazione.
-Andiamo, signor Holmes, mi conosce! Sa perfettamente che non elaboro piani malvagi o cosucce del genere.-Rise infatti Magnussen, sarcastico.-Sono un uomo d'affari. E non ho alcun interesse a ingannarla. Tra l'altro, la pozione che creerò non mi serve a nulla, se non la vendo a lei.
Sherlock sembrò approvare il ragionamento, perché non replicò.
-Ci tengo solo a fare una precisazione: la formula della pozione la conosco solo io. Perciò, se per qualche motivo dovessi... morire... il suo antidoto morirebbe con me... Perciò lasciarmi in vita é nel suo stesso interesse.

I am fire and iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora