Prologo

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“Vuoi un po’ di tè prima di continuare? O un dolcetto appena sfornato?”

“Sarebbe fantastico, grazie. Non mi reggo più in piedi.”

Il dolcetto insieme alla tazza con il tè gli comparvero davanti e senza indugiare li prese. Avrebbe voluto qualcosa di più da mettere sotto i denti, tuttavia non si lamentò.

“Cosa stavi dicendo? Voglio sapere tutto.”

“Stavo dicendo che ho letto in un libro che la prima cosa che le persone dimenticano di un’altra persona è la voce. Come parlava, come rideva, come… come tutto, ma io… io non l’ho dimenticata. Io ricordo bene il giorno in cui ci siamo spezzati il cuore a vicenda.  

È stato come infilarsi un paletto nel cuore da soli e poi dargli fuoco. Io non ho dimenticato come mi ha urlato tutta la rabbia, la tristezza, soprattutto la delusione. Mi ricordo perfettamente il tono con cui diceva che la sua infelicitá era stata colpa mia e quanto ha ragione. Ho sempre pensato, per non far venire i sensi di colpa, che non lo avrebbe mai scoperto, che non gli avevo rovinato così tanto la vita, però l’ho fatto e di questo non potrò mai perdonarmi. Ha ragione... sono un mostro senza cuore. Mi sono sentito senza energie quando ha pronunciato quelle due parole piangendo, e singhiozzando… lo stavo facendo anch’io, ci credi?”

Chiuse gli occhi e si rilassò sotto l’influenza della carezza. Era calda e morbida sul suo viso. Gli era così tanto mancato tutto quello. Gli era mancato svegliarsi ascoltando gli uccellini cinguettare, aprire la finestra e vedere la foresta con tutte quelle alci e poi alzare un po’ gli occhi e vedere le montagne sullo sfondo, ma la cosa che gli era mancata più di tutti era stata sua nonna Zara.

La sua бабушка la quale lo aveva accolto nella sua casa di campagna per le due settimane di pausa dagli allenamenti, senza che Igor l’avvertisse del suo arrivo in Russia.

Non che lui ne sapesse qualcosa di più. Un giorno Mr.Chuck gli aveva dato improvvisamente una piccola pausa e lui senza pensare aveva comprato un biglietto per St.Pietroburgo.

Gli era mancata la Russia, aveva parecchi ricordi della sua vita lì, e amava conservarli con gelosia. Sospirò coccolandosi sulla nonna, chiuse gli occhi e si lasciò stringere, accarezzare.

Sua nonna era stata l’unica ragione per resistere ai suoi genitori, resistere tutti quegli anni in silenzio e solo per sentirsi dire “Sei proprio come tuo nonno”, proprio come lo disse in quel momento

“Perché sono bello, sportivo?”

La donna scosse la testa, una risata a trasformare le giornate di Igor in colorati campi di fiori.

“Cosa ti dico sempre?”

“Il sapore del sangue sarà sempre il più buono di tutti, fino a quando l'uomo sarà violento e brutale?”

“E chi me lo ha detto?”

Il biondo alzò la testa da dove era posata, uno sguardo curioso sul volto bianco e liscio quanto una perla. “Questo non me lo hai mai detto, adesso lo voglio sapere… dimmelo, dimmelo dimmelo, dim-”

“Se stai zitto te lo dico.” gli diede uno schiaffetto dietro il collo e rise, lasciando incantato Igor.

Il pugile aveva sempre amato ascoltare quella risata la quale accompagnava i suoi ricordi come una canzone di sottofondo in un film. Da piccolo faceva sempre lo stupido per far scappare qualche risata alla nonna e tutt’ora ci provava imperterrito tra una conversazione e l’altra. Era qualcosa di magnifico per lui ascoltare quel suono che lo faceva tornare nel passato, nei suoi momenti felici in un nanosecondo.

“Mio padre me lo ha detto quando tuo nonno è dovuto andare a combattere nella Seconda Guerra Mondiale.- sospirò stringendo la collana dorata in un piccolo pugno- È stato così duro quel momento. Mi ero appena sposata, ero ancora una bambina e non riuscivo ancora a gestire la nuova vita e un giorno, quando ancora non avevo ricevuto la solita lettera di tuo nonno, mio padre arrivò fiero anche senza una gamba e mi disse “Il sapore del sangue sarà sempre il più buono di tutti, fino a quando l'uomo sarà violento e brutale”. Molte mie amiche si erano risposate con altri uomini pensando che i loro mariti fossero tutti morti, e molte li hanno ritrovati sull’uscio di casa senza una gamba e due braccia…”

Fu Igor questa volta a stringere al petto la nonna. “Invece nonno è tornato intero, un sorriso sulle labbra e la sua solita gioia. Tu lo avevi aspettato fino all’ultimo.”

“Bravo, e adesso è lui ad aspettare me e quando sarà il mio tempo andrò da lui. Lui è tornato da me, ha combattuto contro bombe, proiettili e una guerra di sette anni per tornare sull’uscio di casa nostra.”

Zara non riuscì a non ricordare il viso del suo amato appena mise gli occhi su quello di Igor, suo nipote. Era qualcosa di naturale per lei associare le due persone allo stesso viso, perché il nipote era letteralmente identico al nonno, sia esteriormente che interiormente.

“Tesoro, tu non devi combattere in una guerra per tornare da lui, tu non devi fronteggiare la morte ogni giorno, e di questo devi esserne grato. Vivi per chi non c’è più e poi- gli scompigliò i capelli platino- te l’ha fatto promettere in quel bosco del Vermontone!”

Il pugile rise e corresse sua nonna sul nome dello stato, trovando anche la voglia di lottare per la storia d’amore tra lui ed Oskar. Sua nonna aveva ragione.

Non lasciarmi scappare via, Igor” gli iniziò a fluttuare nella mente.

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Questo è solo il prologo e i primi capitoli saranno un po' uhmmm lenti? Non ci saranno molti "colpi di scena", ma tranquilli la storia andrà avanti.
Su per giù saranno sette, massimo dieci capitoli e spero che la storia vi piaccia come vi è piaciuto My Tutor!
Vi piace la copertina? Sono delle matching cover!!!

Al prossimo capitolo,
BB

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