Capitolo 1

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Era dalla sera prima che sentiva il suo cuore in gola pompare sangue a velocità supersonica. Non riusciva a calmare il respiro con uno dei suoi soliti esercizi imparati all’inizio dell’anno.

Non riusciva a muoversi realmente, o qualunque azione il suo corpo compiva, lui la percepiva a rallentatore.

Un anno

Prese le ultime magliette dal suo piccolo armadio del dormitorio e le infilò con forza nella sua seconda valigia che era stata posata sul suo letto a una piazza e mezza.

Quella stanza era stata la sua piccola casetta sporca per un anno intero tra libri, Netflix, anime e dormite su temi da consegnare il giorno seguente. Era stata la brutta copia, anzi bruttissima copia, di quella a Mayflower.

Sarà in giro per il paese per qualche torneo...

Gli era mancato uscire di casa e vedere a maggio la fioritura dei fiori, e andare alla festa con le sue primule a tirargli le braccia per avere la sua attenzione per mostrargli qualche dolce, fiore.

Gli erano mancati i biscotti di Delilah la mattina, avrebbero sicuramente migliorato il té a portar via comprato velocemente tra una pausa e l’altra nella caffetteria dell’università. A Natale gli era anche arrivato un pacco pieno di essi, ma per sfortuna il suo coinquilino Jeff, se li era finiti tutti senza neanche avere il suo permesso.

Era stato un anno difficile in cui non aveva visto neanche una volta la sua città natale per paura di incontrare lui.

Non era ancora pronto per incontrare di nuovo quello che era stato il suo fidanzato per solo pochi mesi, però bellissimi. Poteva far finta di averlo dimenticato, tuttavia sapeva che non sarebbe stato così facile se dopo ancora un anno il suo cuore batteva velocissimo a sentire il suo nome. Capiva all’inizio, quando si erano appena lasciati ed era così arrabbiato e triste, ma adesso? Era passato un anno da tutta la storia, sarebbe dovuto essere facile dimenticare, andare avanti, lasciare tutto indietro e tutte quelle cose che faresti dopo aver lasciato la tua città per scappare in università per non vedere il tuo ex-ragazzo.

Aveva avuto un anno per sbollire la rabbia e non era più furioso su quel fatto. Erano solo dei ragazzini, cose del genere succedevano spesso e poi aveva anche cercato di aiutarlo all’ultimo.

Cosa farò quando lo incontrerò?

Chiuse la seconda valigia rossa e le mise a terra con facilità anche se piene fino all’orlo di vestiti e regalini presi per la sua famiglia.

Si sentì fiero di sé vedendo che tutti gli allenamenti nella palestra dell’università avevano dato i suoi frutti. Non era troppo muscoloso, tuttavia si potevano vedere i suoi addominali i quali erano stati così tanto desiderati.

Si guardò intorno per controllare se avesse dimenticato qualche decorazione o qualche cornice, sospirò felice di non dover riaprire le sue borse.

“Jeff? Hai finito in bagno? Devo mettermi le lenti a contatto!” bussò alla porta con forza e subito dopo controlló l’ora alzando il viso verso il muro.

“È quasi ora di lasciare la stanza! Ti sbrighi o devo chiamare Rosie?”

Oskar sentì il suo compagno di stanza maledire lui e la scuola prima che il macchinismo della porta scattasse e quest’ultima si aprisse, mostrando Jeff.

“Perché mi devi sempre e solo ricattare? Io sono stato buono con te i primi giorni e tu, invece?”

Il moro rise, lo spinse via ed entrò finalmente in bagno, avviandosi verso il lavandino.

Jeff era stato il primo amico che Oskar si era fatto ad Harvard. Si erano incontrati nell’Aula Magna nell’area di Legge e subito si erano trovati bene fra loro. In quei giorni il moro era ancora molto triste per il fatto di Igor e conoscere qualcuno di nuovo gli aveva fatto benissimo.

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