Capitolo 3

2.6K 195 21
                                    

“Oskar? Non… non sapevo che eri tornato dall’università. Mi… mi fa piacere vederti.”

Igor tenne stretta al suo petto Merida che si stava agitando tra le sue braccia. Il cuore era esploso e il cervello in cortocircuito e l’unica cosa che riusciva a fare era rimanere lì ad osservarlo.

Era passato solo un anno dalla loro ultima conversazione finita molto male, con un Igor sconvolto in un corridoio scolastico, e Oskar piangente a casa.

Vederlo lì, davanti a lui, era come tornare indietro nel tempo e percepire lo stomaco scombussolato per il movimento spazio-temporale e vorresti solo rigettare qualunque cosa tu abbia mangiato nella tua vita.

“Sono tornato ieri.”

Il biondo annuì e salutò con la mano Athena, ancora a letto. “Io ero venuto per salutare Athena, ma torno dopo… vado a prendermi un caffè prima di tornare nella mia stanza.”

Nella sua stanza?

“Noooo, Igor! Non andartene o posso venire con te a prendere un caffè? Mamma, papà posso andare con Igor?”

Il Signor Antares rimase con le spalle rigide e con occhi freddi sulla figura ancora alla porta del pugile, lanciò solo una veloce occhiata alla moglie.

“Se ad Igor non dispiace…”

“Nessun problema per me, la riporto tra poco e così posso prendere il regalino per Athena dalla camera, che ho dimenticato.”

La porte si chiuse lasciando un vuoto troppo rumoroso nella testa del moro, il quale senza pensarci una seconda volta li seguì fuori dalla stanza con un veloce “Vado in bagno” di avvertimento.

“Sono proprio due idioti. Non è vero, amore?”

“Sì.” rispose Athena al posto del padre e tornò subito dopo a seguire il cartone animato alla televisione.

Perché li ho seguiti? Perché sono uscito dalla camera? Perché ha ancora questo effetto su di me?

Era andato davvero al bagno per specchiarsi, fare un discorsetto incoraggiante e sciaquarsi le guance rosse. Sarebbe voluto rimanere in quel bagno per sempre, o il tempo di riuscire a nascondersi dal suo ex-fidanzato.

Il secondo giorno! Almeno una settimana potevano darmela di preparazione, no?

Igor, sotto gli occhi di Oskar, era diverso, ma la stessa persona. Lo trovava più sorridente di come lo aveva lasciato, più rilassato e più sé stesso e, non voleva ammetterlo, faceva un po’ male pensare che fosse migliorato senza di lui, senza la sua presenza costante e, sì ammetteva anche questo, era stata colpa sua.

Li vide prima che lo vedessero lui. Erano davanti alle macchinette del caffè, Merida era ancora in braccio ad Igor e Oskar credeva che non le sarebbe piaciuto toccare terra. Erano carini insieme, sorridenti, chiacchieravano come se non avessero fatto altro per anni.

Stava per girare i tacchi e tornare nella camera dove si trovava la sua famiglia; stava per andarsene da quella scena che faceva male, voleva essere lui a tenere in braccio la sua sorellina… anche se era grato che Igor stesse proteggendo le sue primule quando lui non poteva, però Merida lo vide voltandosi e lo chiamò così forte da far girare mezzo corridoio.

Il moro non trovò il coraggio di voltarsi e deludere una delle sue primule.

Quei pochi passi per arrivare alla macchinetta del caffè, tra una pianta e un’altra macchinetta con su scritto “Guasto” su un foglio attaccato, furono uno dei momenti più lunghi e difficili della sua breve vita. Gli veniva in mente Harry Potter, nel suo quarto anno, dopo che il suo nome bruciacchiato dalle fiamme del Calice di Fuoco fu letto da Silente davanti a tutti nella Sala Grande. Il silenzio rimbombava nella sua mente tuttavia un fischio nelle orecchie lo faceva agitare e ogni passo era un battito di cuore in meno.

Win Me Back All Over AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora