Capitolo 15

2.8K 72 9
                                    

Siamo nel letto di Christian a coccolarci, appagati dal sesso. Sono appoggiata con la testa sul suo petto, mentre lui mi accarezza i capelli. Il mio braccio è avvolge dolcemente i suoi fianchi, mentre la mia mano li accarezza facendo movimenti circolari.
«A cosa devo questa tua sorpresa?» mi chiede, distogliendomi dai miei pensieri.
«Ho visto che sei molto stressato è preoccupato per quanto riguarda questa storia. Volevo un po' distoglierti dal mondo» alzo le spalle e lui mi bacia in fronte.
«Sto bene, davvero. Grazie per sostenermi in tutto e farmi ragionare ogni tanto» ridacchia e lo faccio anche io.
«Non è facile farti ragionare, ma a me riesce molto bene» pavoneggio.
«Non mi sembra in caso di pavoneggiarti, amore» Alza gli occhi al cielo.
«Oh, sì che lo è in questo caso» Lui sbuffa ed io sorrido, prendendo il suo viso tra le mani e baciandolo dolcemente sulle labbra.
Lui mi sorride subito dopo. «Sei stanca?» Annuisco, chiudendo gli occhi e appisolandomi accanto a lui. Mi sento davvero al sicuro con lui, ed è una sensazione che spero coinvolga entrambi. Lui non si addormenta subito, lo sento, continua ad accarezzarmi i capelli. Mi chiedo a cosa stia pensando.

Mi sveglio qualche ora dopo è noto che Christian si è addormentato in una posizione piuttosto strana e scomoda, continuando ad abbracciarmi. Lo osservo ed è davvero bellissimo quando dorme e lo è ancora di più quando è sveglio e terribilmente sexy. Il mio occhio salta su una scritta sul muro che mi fa gelare il sangue e sbiancò di colpo. Vorrei urlare, ma non riesco a far uscire nessun tipo di suono dalla mia bocca. Chiamo Christian bussando sulla sua spalla e scuotendolo. Lui si sveglia subito dopo, mettendomi a fuoco e si preoccupa subito dopo per il mio aspetto.
«Ana, che c'è, stai male?» Scuoto la testa, continuando a non riuscire a parlare. Per adesso per me è impossibile. «Che hai? Perché non parli?» mi chiede, prendendomi immediatamente il viso tra le mani. Scuoto la testa nuovamente come per togliere le sue mani dal mio viso e indicò il muro spaventata. Lui mi osserva curioso, seguendo la mia mano e sbiancando anche lui di colpo. Nella scritta sul muro c'era scritto "Sei la MIA puttana, non la sua".
Christian si alza, vestendosi velocemente e correndo in un'altra stanza, ma lo blocco immediatamente. «Christian, NO! Non lasciarmi da sola, ti prego» Lui mi guarda, riflettendo un attimo.
«Vestiti. Verrai con me, non ho intenzione di lasciarti sola» mi ordina. «Taylor!» urla ed io mi vesto velocemente, indossando le mie mutandine, una delle magliette di Christian e un paio di pantaloncini. «Non posso crederci...» sibila.
«Signore?» Taylor si precipita in camera nostra preoccupato e da uno sguardo veloce alla camera prima di posarsi su di me e accettarsi che io stia bene. Christian gli indica una scritta sul muro e Taylor ha cambiato faccia. Se non lo conoscessi, direi sembrerebbe più vecchio degli anni che dimostra. «Merda...» sussurra.
«Dove sono le guardie? Com'è riuscito ad entrare? Non abbiamo cambiato le serrature?» grida Christian, facendo sussultare entrambi.
«Si, signore, non so come sia successo e non riesco a spiegarmelo» dice Taylor. Provo un po' di compassione per quest'uomo.
«Non mi interessa, io e Ana ce ne andiamo per un po'. Prenota una camera in qualche albergo lontano da qui per qualche giorno, non importa dove e quanto costerà. Avvisa i miei genitori e quelli di Anastasia-» Lo interrompo.
«Non mi sembra il caso di farli preoccupare ancora, loro sanno cosa sta succedendo. L'unica cosa che vi chiedo è di non farne parola con Connor, per favore. Non deve sapere niente di questa storia, si preoccuperebbe ancora di più ed è troppo lontano per occuparsene. In più mi ritirerebbe da questa scuola e mi spedirebbe non so in quale posto ed io non voglio rischiare di perderti, Christian. Rischio abbastanza adesso» dico.
Christian sospira. «Va bene, avvisa soltanto i miei genitori e scopri immediatamente cosa sta succedendo. Se hai qualche sospetto su qualcuno che lavora per noi e con noi, non esitare a licenziarlo immediatamente. Sono stato chiaro?»
Taylor annuisce. «Si, signore» evapora da qualche parte e Christian mi accompagna in camera mia dove troviamo Kate e Elliot, ordinandomi di fare velocemente la mia valigia mentre lui si procura una carta di credito e due numeri di cellulare per entrambi, così è meno possibile che veniamo rintracciati. Mi ha anche spiegato che in questa scheda abbiamo i nostri numeri salvati e dei nostri amici in modo da poterli chiamare in qualsiasi momento in caso di aiuto. Kate e Elliot si sono automaticamente svegliati quando Christian ha aperto con forza e molto nervosamente la porta credendo che fosse un ladro. È andato via velocemente che mi è toccato a me raccontare la storia e fare la valigia contemporaneamente perché Christian non poteva aspettare un attimo. Alzo gli occhi al cielo infastidita a quel pensiero ma poi mi addolcisco subito pensando che sta facendo tutto questo per me, perché è me che vogliono, non lui, ed è questa la cosa che più lo spaventa, spaventa ad entrambi in realtà. Lo amo troppo per poterlo abbandonare in questo modo, non posso abbandonarlo. Lui torna poco dopo con la sua valigia, mi consegna un cellulare e in mano tiene dei fogli, presumo sia il check-in dell'hotel. Salutiamo velocemente Kate ed Elliot che sono preoccupati per noi e ci chiedono di stare molto attenti, mentre io cerco di stare al passo con Christian perché sta camminando troppo velocemente.
«Vuoi fare più piano, per favore?» chiedo.
«No, non c'è tempo, Ana» sbotta.
«Non ci sarà tempo anche per me se non la smetti di correre.» dico e lui rallenta immediatamente, mettendomi una mano sulla schiena in modo tale da seguire il mio passo e spronarmi ad accelerare. Credo sia stato avvisato anche il rettore dell'Università, ma spero non decida di avvisare Connor. Forse Taylor gli ha dato delle dritte o forse non gli ha detto direttamente nulla, mi chiedo come farà con le nostre lezioni. Per me è molto importante questa università. Ci rechiamo fuori l'edificio, dove ci aspetta una bellissima macchina.
Christian indica in fretta il posto del passeggero dell'Audi R8 e mette la mia valigia e la sua nel bagagliaio anteriore. Immediatamente salgo in macchina senza lasciarmelo dire due volte e allaccio la cintura.
«Ma è tua?»
Annuisce.
«Sai guidarla?»
Annuisce con fare ovvio. Certo che la sa guidare, che scema. Non mi risponde, credo che sia ancora nervoso per tutta la storia. Digita sul GPS una via che presumo sia quella del nostro hotel e partiamo. L'Audi è un gioiellino che sfreccia velocemente nelle strade e la adoro da impazzire, è una distrazione a tutto ciò che sta succedendo è noto che anche Christian si diverte un mondo a guidarla.
«È la tua auto preferita?» gli chiedo.
«Si» dice, senza neanche pensarci.
«Si nota»
Si gira immediatamente a guardarmi e mi sorride. Finalmente sono riuscita a farlo sorridere un'altra volta e non ho neanche detto chissà quale frase.
«Da cosa?» mi chiede.
«Ti piace guidarla e, anche se sei molto nervoso, eri lievemente eccitato di salirci»
«Oh» ride spensierato. «Si nota così troppo?»
Annuisco e ridiamo entrambi. Lui allunga una mano, prende la mia e la bacia, accarezzandone le nocche.
Le strade sono deserte. Una volta sull'interstatale, spinge sul pedale dell'acceleratore, diretto a nord. Va così veloce che per un attimo vengo spinta indietro, sul sedile.
Lo guardo. È immerso nei suoi pensieri, in un silenzio meditabondo e cupo. Guarda spesso nello specchietto retrovisore e capisco che sta controllando se qualcuno ci segue.
Christian svolta nell'imponente e alberato viale d'accesso dell'hotel e parcheggia vicino alla porta d'ingresso.
«Vieni.» Esce dall'auto e prende i bagagli. Un addetto al parcheggio ci raggiunge di corsa, con l'aria sorpresa per il nostro arrivo a quell'ora tarda. Christian gli lancia le chiavi della macchina.
«Il nome è Taylor» dice. L'inserviente annuisce e non riesce a contenere la gioia mentre sale sull'R8 e la porta nel garage. Christian mi prende per mano e si avvia verso la hall.
Mentre sono di fianco a lui al banco della reception, mi sento profondamente, totalmente ridicola. Sono nell'hotel più prestigioso, con indosso una maglietta enorme di Mr Lunatico, pantaloncini e la sua giacca, accanto a un dio greco elegante e bellissimo. Non mi sorprende che la receptionist passi con lo sguardo da me a Christian, come se qualcosa non le tornasse. Io alzo gli occhi al cielo quando la vedo diventare rossa e cominciare a balbettare.
«Ha... ha bisogno di aiuto... con le valigie, Mr Taylor?» chiede.
«No, Mrs Taylor e io possiamo farcela da soli.»
Mrs Taylor! Ma io non porto un anello. Nascondo le mani dietro la schiena.
«Siete nella Suite della Cascata, Mr Taylor, undicesimo piano. Il nostro fattorino vi accompagnerà.»
«Va benissimo così» taglia corto.
Christian mi prende di nuovo per mano. La suite ha due camere da letto, una sala da pranzo e persino un pianoforte. In camera appoggia le nostre valigie ai piedi dell'enorme letto a baldacchino e mi conduce nel soggiorno, dove il fuoco scoppietta allegro. Rimango in piedi e mi scaldo le mani davanti al fuoco.
«Che giornata, eh?»
Annuisco e i suoi occhi grigi mi fissano preoccupati.
«Sto bene» sussurro rassicurante. «E tu?»
«Anche io» sospira. «Non smetti mai di stupirmi, Anastasia. Dopo un giorno come oggi, o come ieri, non ti lamenti. Sono ammirato. Sei molto forte.»
«Tu sei un'ottima ragione per rimanere» mormoro. Lui si avvicina e mi abbraccia da dietro, lasciando un bacio nei miei capelli e annusandoli.

---------
Ho appena notato che Loving Bad è al 64esimo posto nella categoria "Teen Fiction" 😍❤️
Grazie a tutti, davvero ❤️

Loving BadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora