1. Sei più bella quando sei fragile

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«Heard about all the things you've done
And all the walls that you've been in
Heard about all the love you lost
It was over before it began
Heard about all the miles you've gone
Just to start again
Heard about all that you've been through
And it sounds like you need a friend, a friend.»

— Rear View, Zayn.

A cosa serve il tempo quando ti rendi conto che non conta più nulla quando, con una persona, ti sembra passato soltanto qualche minuto?
Ma il tempo è nemico e ogni istante che passa ti ricorda la costante lontananza che ti ha diviso da quella persona, tutto ciò che ti sei perso, tutto ciò che non potrai riavere indietro.
E questa consapevolezza è straziante e struggente, ti infesta la mente costantemente e ti indebolisce i sensi.
Ma sai che non puoi più farci nulla.

Ci sono e ci saranno sempre quelle persone che non ti abbandoneranno mai completamente, resteranno fedelmente ancorate alla tua memoria e ad essa si aggrapperanno come fosse la loro unica fonte di salvezza.
Ed è per questo che a volte il tempo non fa più alcun effetto perché sai che, nonostante gli anni, quelle sensazioni sono sempre le stesse e sotto le maschere che si celano c'è sempre la stessa persona, quella che hai imparato a conoscere, quella che hai imparato ad amare.

***

Uscii da quell'ufficio sconvolto, paralizzato, con la mente bloccata dai migliaia di pensieri che si susseguivano ogni secondo, confondendomi ancora di più.

Due anni.

Due lunghissimi anni senza di lei, senza Heisel.

E rivederla è stato peggio di una coltellata, ma ne è valsa pena.

È valsa la pena poter rivedere quei suoi occhi che mi hanno fatto innamorare, quelle labbra così soffici che sono da sempre state il mio punto debole, e quella pelle così chiara che per quanto si lamentasse di non riuscire mai ad abbronzarsi, a me piaceva da impazzire così, col suo colore naturale.

Questo incontro non credo potrò mai dimenticarlo.
Sono quei discorsi che ti rimangono dentro per anni, parole che si cicatrizzano nell'anima e dettagli che fanno la differenza.

Ho le visto le sue lacrime sciogliere piano piano tutte le sue maschere, come il ghiaccio sul fuoco.
L'ho vista fragile, bella, spontanea, ho visto la vera Heisel.

Ed aver avuto l'occasione di parlarle liberamente mi ha fatto capire che in questi due anni ho preso la decisione migliore, non per me di certo, ma per lei sì.

«Harry.» Sentii richiamarmi nel momento in cui stavo per entrare in macchina.
Mi voltai di scatto, quasi euforico, emozionato, come se non stessi aspettando altro.
È buio ma la luce dei suoi occhi la riconoscerei ovunque. Quella luce che mi ha sempre ipnotizzato e incantato.

«Dimmi.» Riuscii solo a dire in un debole sussurro.
Lei esitò ancora qualche attimo prima di proseguire, indecisa su come impostare il discorso.

«Mi piacerebbe che non ci perdessimo di vista. Ora siamo più maturi, abbiamo chiarito, non vedo perché dovremmo per forza eliminare l'uno dalla vita dell'altro.» Non riuscii a crederci. Sperai vivamente di aver sentito male.

«Heisel mi stai chiedendo di essere amici?» Le chiesi chiudendo lo sportello e avvicinandomi di un paio di passi.
Heisel sembrò a disagio e si morse il labbro inferiore, come sempre, quando era tesa.

«Ti sto solo chiedendo di non escludermi completamente dalla tua vita. Mi piacerebbe farne ancora parte, anche se in modo molto diverso e sicuramente non tanto quanto prima.
Mi fa male il pensiero di diventare due sconosciuti, come abbiamo fatto in questi due anni, è stato davvero triste, a mio parere.» Se fino a due minuti prima sarei stato disposto a tutto pur di continuare la conversazione con lei, in quel momento l'unica cosa che volli era andarmene e tapparmi le orecchie, per non ascoltare nemmeno mezza parola.

«Non lo so, vedremo.» Tagliai corto il discorso, tornando verso la mia macchina.
Mi sfiorò la schiena per bloccarmi, ma dopo nemmeno un secondo ritrasse subito la mano, come se si fosse scottata.

«Per favore, ci tengo.» Mi voltai appena puntando i miei occhi nei suoi.
Non capivo perché mi stesse chiedendo questo, insomma che senso aveva?

Voleva davvero che continuassimo a farci del male a vicenda?

«Ci penserò, Heisel.» Conclusi, non sapendo più cosa fare.
Quel suo sguardo quasi supplichevole era indecifrabile ai miei occhi, non capivo cosa stesse celando, cosa volesse veramente.
E per me Heisel era sempre stato un libro aperto, conoscevo a memoria ogni sua minima sfumatura e questa consapevolezza mi distrusse lentamente.

Lei annuì, abbassando lo sguardo e indietreggiando, non seppi più cosa dire, se dovessi aggiungere qualcosa o se fosse stato meglio rimanere in silenzio, continuai ad osservarla finché portò un'ultima volta i suoi occhi nei miei e se ne andò.

Cosa voleva dire tutto questo?

Credo mi abbia destabilizzato più questa conversazione avuta al parcheggio, piuttosto che quella nello studio del nostro psicologo.

«Heisel,» la mia voce risuonò nel parcheggio vuoto, senza che io ne sia stato pienamente cosciente.
Lei si voltò di scatto, l'espressione velatamente confusa ma speranzosa.
«Oggi sei proprio bella. Lì dentro eri bella, ma sai cosa intendo, vero?» Le indicai lo studio dove fino a qualche minuto prima ci eravamo spogliati da tutti i nostri dubbi.
Si avvicinò di un paio di passi, restando in silenzio, senza distogliere lo sguardo da me.
«Eri così fragile, così preziosa, così autentica.» Sussurrai.
Lei boccheggiò non sapendo cosa dire, come rispondere, come reagire; ma andava bene così.
«E io voglio che tu preservi questa autenticità, mantienila e per favore non farti costruire altre maschere addosso, perché sei più bella così. Io invece devo stare un po' con me stesso, sarebbe troppo doloroso starti accanto ma non come vorrei, capisci?» Heisel subito annuì, mordendosi il labbro.

«Posso almeno abbracciarti?» Chiese timidamente. Sorrisi ed allargai le braccia.
Lei si tuffò su di me, appoggiando la testa sul mio petto, le lasciai un bacio sui capelli e chiusi gli occhi, forse li chiuse anche lei; inspirai a fondo e sollevai il capo.
Osservai le stelle sopra di me per un istante, sperando che riuscissero a infondermi la giusta forza, poi ci staccammo.

Non avevamo bisogno di parole, non più.
A cosa servivano, quando bastava anche solo guardarci di sfuggita per capirci a pieno.
Iniziai a vedere tutto sfuocato, macchie di colore, forme e dimensioni si mischiavano nella mia testa.
Riuscii solo a vedere la sagoma di Heisel farsi sempre più piccola e allontanarsi sempre di più, passo dopo passo, sempre più lontana da me.

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Ebbene sì, Heisel e Harry sono tornati.

So che i sequel sono sempre rischiosissimi, sono stata indecisa fino all'ultimo, ma alla fine ho capito che era proprio l'indecisione la risposta che cercavo, perché se fossi stata sicura di non voler continuare a scrivere su di loro, non mi sarebbe venuta l'ispirazione per scrivere.

Come potete vedere, il sequel sarà dal punto di vista di Harry; non ci saranno sbalzi temporali come in Inchiostro sulla pelle, poiché la storia prosegue al "presente", da subito dopo ciò che è accaduto nell'epilogo.

Ora mi dileguo, spero vivamente di non deludervi e vi ringrazio infinitamente per continuare a seguirmi e a seguire Heisel e Harry!

Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, che le vostre opinioni per me sono fondamentali!

Un bacio,

Rebecca x

L'arte di lasciare andareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora