4. Inciampo nei miei stessi errori

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«I thought I saw the devil
This morning
Looking in the mirror, drop of rum on my tongue
With the warning
To help me see myself clearer
I never meant to start a fire
I never meant to make you bleed
I'll be a better man today.»

— I'll be good, Jaymes Young.

Grazie ad Heisel riuscii a riaddormentarmi e quando mi svegliai fu mattina inoltrata e di lei non c'era neanche l'ombra.
Mi sembrava fosse stata un'apparizione, uno scherzo di cattivo gusto che la mia povera mente mi aveva riservato, ma quando arrivarono i dottori e mi confermarono ciò che mi aveva rivelato Heisel, capii che era tutto vero.
Era veramente stata qui, era veramente venuta qui per me, per starmi accanto.

Mi rilasciarono quel pomeriggio stesso e fuori dall'ospedale trovai il signor Donnovan ad aspettarmi, mi chiese come stessi e mi disse che lo avevo spaventato abbastanza.
Sì offrì di riaccompagnarmi a casa e quando finalmente misi piede nel mio appartamento, mi stesi sul divano, prendendo il cellulare dopo quasi due giorni.
Il messaggio di un numero sconosciuto attirò la mia attenzione e immediatamente lo aprii.

Mi dispiace essere andata via, ma dovevo andare all'università, fra poco più di un'ora ho un esame.
Spero che tu stia meglio, se hai bisogno di qualsiasi cosa, sai dove trovarmi.
A presto,
Heisel x

Rilessi quel messaggio un paio di volte prima di provare ad abbozzare una risposta decente.
Aveva fatto la notte in bianco per me e il giorno dopo aveva pure un esame.
Tutto ciò che le dissi quel famoso giorno al parcheggio andò volentieri a farsi benedire, come potevo farmi scappare una persona del genere?
Dopo qualche altro minuto digitai la risposta e inviai il messaggio, salvando il suo numero in rubrica.

A Heisel:
In ritardo, purtroppo, ma ti auguro buona fortuna per l'esame.
Mi dispiace tu ti sia dovuta stancare passando la notte in ospedale, avresti dovuto dormire un po' di più per arrivare riposata all'esame, ma mi ha fatto piacere vederti.
Io sto bene, sono tornato a casa.
Fammi sapere com'è andata.
H. x

Mi aveva detto che frequentasse l'università, ma non ricordavo né dove, né quale fosse la facoltà.
Ero comunque contento che avesse continuato a studiare, non come me che per tutta la vita non ho fatto altro che sottovalutarlo, dedicandomi esclusivamente al lavoro ed ora mi ritrovavo a lavorare in un'officina.
Inaspettatamente il mio cellulare vibrò e con uno scatto lo afferrai.

Da Heisel:
Sono contenta tu stia bene, davvero.
Risposati in questi giorni.
L'esame è andato bene, ho preso il massimo dei voti!
Chissà magari mi hai portato fortuna. x

Sorrisi ancora di più nel leggere quelle parole, era incredibile come dopo anni e anni che la conoscevo riuscisse sempre a sortire lo stesso effetto su di me, non credo che questo sarebbe mai cambiato.
Anche lontani, anche solo attraverso un banale messaggio riusciva a scatenare in me emozioni che quando non sono con lei, mai si presentano.
È come se la mia anima si anestetizzasse in sua assenza, è come se i miei sensi fossero in letargo e aspettassero solo il suo arrivo per svegliarsi nuovamente.

A Heisel:
I miei complimenti!
Beh allora credo proprio che bisognerebbe festeggiare questo traguardo. x

Rimasi due minuti a fissare il messaggio che avevo appena inviato, torturandomi il labbro inferiore tanto che temetti che da lì a poco sarebbe uscito il sangue.
Mi sentivo un cretino e soprattutto temevo una sua risposta.
Bloccai il cellulare e lo misi lontano dai miei occhi, ma ogni minuto che passava senza sentire il solito suono che mi avvertiva di un nuovo messaggio, mi faceva stare ancora più in ansia.
Ma quando iniziai a perdere seriamente le speranze, ecco che finalmente, arrivò.

Da Heisel:
E cosa proporresti?

A Heisel:
Sono ancora abbastanza acciaccato per andare da qualche parte, ma credo di essere ancora in grado di preparare una deliziosa cenetta e di scegliere un buon film.

Lo stavo davvero facendo? Le stavo veramente chiedendo di vederci dopo tutto quello che ci eravamo detti, dopo tutto quello che mi ero imposto?
Ma era come se le dita viaggiassero da sole fra la tastiera ed io non ero minimamente in grado di fermarle.

Da Heisel:
Come potrei rifiutare una cena preparata da te?
Tornando seri... ne sei sicuro, Harry? Se lo fai solo per sdebitarti ti dico che non ce n'è bisogno, davvero.
Anche se avevamo deciso di stare lontani, avevo bisogno di starti accanto quando ho saputo quello che ti era successo, tutto qui.
Non siamo obbligati a vederci di nuovo.

Aveva ragione.
Aveva maledettamente ragione.
Tutto ciò che le ho scritto non combacia assolutamente con quello di cui avevamo parlato, ma come facevo a spiegarle che fondamentalmente ero solo un coglione?
Come facevo a farle capire che ciò che le avevo detto forse non era ciò che realmente volevo, forse era solo dettato dalla paura, paura di perderla di nuovo, paura di farle del male di nuovo.

A Heisel:
Lo so, hai ragione.
Non ti ho invitato per quello, o meglio non solo, ma perché vorrei davvero vederti. Forse l'altro giorno mi sono solo sbagliato.
Credo che questa cena potrebbe essere la nostra prova per vedere come potrebbe andare se non escludessimo definitivamente l'uno dalla vita dell'altro.

In questo momento avevo urgente bisogno di parlare con il signor Donnovan.
Cosa avrebbe detto lui?
Non mi ha mai dato giudizi sulla nostra situazione e non si è mai permesso di criticare, ma, a modo suo, riusciva sempre a indirizzarmi verso una strada che riteneva adeguata.

Da Heisel:
Sono ancora un po' confusa, ma va bene.
Magari me lo spiegherai meglio dal vivo, dimmi tu quando.

A Heisel:
Per me andrebbe benissimo anche domani sera. Ora ti invio l'indirizzo.

E quando arrivò la sua risposta positiva, potei lasciare un sospiro di sollievo.
Non avevo la minima idea di ciò che sarebbe successo.
Sapevo solo che, ora come ora, non mi dispiacerebbe affatto conoscere la nuova Heisel, provare a capirla, ascoltare di nuovo la sua voce mentre mi parla di lei, della sua vita (senza di me) e dei suoi progetti.
Perché anche se mi farà male, credo che mi farebbe ancora più male la consapevolezza di non averci provato.
E la ringrazio per essermi venuta a trovare in quella camera di ospedale, perché se non fosse stato così, non credo avrei mai avuto il coraggio di parlarle.

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Mi scuso per il capitolo di passaggio... ed è anche noioso, ma spero di farmi perdonare andando avanti.
Da ora in poi si entrerà nel vivo e nei prossimi capitoli succederanno un po' di cose.😬

Vi piace la nuova copertina? Io la amo!

Vi prego, non siate lettori silenziosi!

Ho bisogno dei vostri pareri, quindi fatevi sentire!

Grazie mille per essere qui a leggermi, vi voglio bene e a presto!🌙

Rebecca x

Ps. Vi ho appena fatto uno spoiler ma non riuscirete mai a capire qual è, mi sento malvagia.

L'arte di lasciare andareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora