«So take it off
Let's break down all of our walls
Right now I wanna see it all
I don't wanna cool off
So let's cross the lines we lost
Right now I wanna see it all
You were right on the border.»— Bordersz, Zayn.
«Forse è ora che vada.» Sussurrò ricomponendosi.
«Oh di certo non ti lascerò guidare a quest'ora di notte.» Affermai sicuro.
«Non abito molto lontano, e poi sono venuta con un taxi.»
«Fa lo stesso, è comunque pericoloso.» Sbuffò leggermente e si morse il labbro, non sapendo come controbattere.
«Non posso restare a dormire qui, Harry.» Disse sicura. Ma dietro quelle parole mi implorava di non insistere. Dietro quel suo sguardo ammonitore mi chiedeva di capire al volo e di accettare la sua volontà.
Presi un respiro profondo e poi annuii.
«Ma solo a patto che sia io a pagare il taxi.» Sbuffò di nuovo e poi rise. Rise e scrollò la testa osservandomi con quei occhi che mi conoscevano meglio di chiunque altro.
Risi anch'io. Non sapevo il motivo ma mi andava di farlo e basta.Ché con Heisel non puoi prevedere nulla, puoi solo lasciarti trascinare dal suo vortice.
Puoi solo viverla.E come avrei potuto dopo, anche solo sperare di dormire?
Era praticamente impossibile.
Non sapevo cosa avrei dovuto fare. Cosa stavamo facendo? Cosa eravamo diventati?
Che tipo di rapporto era il nostro?Io non sono fatto per affrontare discorsi così pesanti, così profondi.
Per me la ferita di Heisel è ancora fresca e lo sarà sempre. Sarà sempre il mio punto debole, il mio tasto dolente.Improvvisamente e con mia enorme sorpresa, il campanello suonò.
Aggrottai le sopracciglia e spensi la televisione che comunque aveva fallito come metodo di distrazione dai miei pensieri più che contorti e mi diressi verso la porta.«Heisel, hai dimenticato qualcosa?» Le chiesi dopo aver spalancato la porta.
Lei rimase sulla soglia e si morse il labbro inferiore.
Si portò una mano fra i capelli e strinse leggermente la presa, chiudendo per mezzo secondo gli occhi ed emettendo un profondo respiro.«Io... non ce la faccio. Avevo tutto un discorso in testa Harry ma quando sono arrivata questa sera, puff! Avevo completamente dimenticato tutto e poi c'eri tu che mi sorridevi, tu che mi osservavi, che mi studiavi con il tuo solito sguardo, che non ti lasciavi sfuggire nulla di me, delle mie reazioni, del mio comportamento. E mi dici come faccio dopo a provare a iniziare un discorso serio? È impossibile. Anche ora, che mi osservi con quelle gemme io vorrei solo perdermi tra esse e invece sto straparlando e dicendo cose senza senso solo per farti capire che ho sbagliato tutto. E che per una volta voglio dire come la penso, per una volta non voglio che sia sempre tu a prendere le decisioni, non è giusto, cazzo! Sei sempre stato tu a decidere quando era ora di lasciarmi e quando invece era arrivato il momento di conquistarmi, ma adesso basta. Per me l'incontro che ci ha organizzato il signor Donnovan non è stato sufficiente, proprio per niente. Possibile che io mi senta ancora più confusa di prima?»
«Heisel calmati ed entra che ne parliamo.» Stava iniziando ad urlare e avrebbe svegliato l'intero palazzo se avesse continuato di questo passo. Non che mi importasse che disturbasse il sonno ai miei vicini, ma più che altro non mi andava giù il fatto che altre persone potessero venire a conoscenza dei fatti miei, dei fatti nostri.
Ché la vera Heisel la volevo conoscere solo io.
La volevo tutta per me.
Gli altri non se la meritavano. Era troppo per loro e forse era troppo anche per me.«No che non entro. Perché se entrassi perderei la concentrazione e il filo del discorso, anche se quest'ultimo già l'ho perso ma non fa nulla. Tu hai detto che quattro anni fa, quando precisamente il 25 Dicembre 2014 mi hai lasciata, due giorni dopo che sai bene ciò che è successo, lo hai fatto perché eri confuso. Non capivi più cosa provavi ed hai preferito mollare tutto, ovviamente. E per colpa tua, ho fatto uno degli errori più grandi della mia vita!»
«Heisel nessuno ti aveva puntato la pistola alla testa!» Mi stavo innervosendo. Odiavo con tutto me stesso ripensare a quel periodo e, soprattutto, a ciò che è successo dopo che ci siamo lasciati.
«Avevo sedici anni e un cuore spezzato! Sono stata una stupida e mi sono lasciata influenzare da coloro che reputavo miei amici. La consideravo una sorta di vendetta verso i tuoi confronti. Ma non avevo capito che in quel momento stavo facendo del male solo a me stessa.» Iniziò a singhiozzare e si portò una mano alla bocca per sopprimere più che poteva il pianto che si sarebbe scatenato da lì a poco.
«Lo so già, Heisel. Lo so. Ma come vedi io all'epoca dopo averlo saputo, ti ho perdonata lo stesso.»
«Tu non capisci. Io mi odio. Mi odio così tanto, cazzo. Tu volevi ricominciare da capo nonostante tutto e io, da stupida quale sono, non volevo perché avevo paura che potessi lasciarmi nuovamente. Così ti accontentavi di vedermi ogni tanto, di fare l'amore con me ogni tanto anche se non stavamo insieme, nella speranza che io ti dessi una risposta. Tu mi hai aspettato per anni e io non ho fatto nulla.» Affermò. Cosa potevo risponderle? Il mio silenzio era più che eloquente e in quel momento avevo la mente talmente annebbiata che non riuscivo a formare una frase di senso compiuto.
«Io ti ho perdonato, Harry. Ti avevo perdonato già da quando ci siamo rivisti pochi mesi dopo la nostra rottura, ma il problema è che non riesco a perdonare me stessa, lo capisci? Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto e l'unica persona che posso accusare è soltanto la sottoscritta. È solo colpa della mia ingenuità se ora mi sento così a disagio con me stessa che non riesco più ad essere sincera con nessuno dei miei amici. È la verità, Harry. Nessuno sa quello che ho fatto, nessuno sa tutto quello che mi porto dentro e nessuno sa quanto questo mi uccide giorno dopo giorno. Io vorrei solo un po' di serenità, un po' di tranquillità.»
Le presi un braccio e la attirai dentro il mio appartamento senza dire nulla. Chiusi la porta velocemente e le afferrai un polso camminando verso la mia camera, senza badare alle sue domande.
«Spogliati.» Dissi di punto in bianco, quando arrivammo in camera mia.
«Cosa stai dicendo? No!» Sbottò.
«Heisel, non è come pensi. Tu fallo e basta.» La osservai mentre era ancora presente un cipiglio di confusione.
Lentamente si levò le scarpe e si sbottonò i jeans, senza mai distogliere lo sguardo dal mio e io feci lo stesso.
Li fece scivolare e in un attimo furono sul pavimento.
Iniziò a sbottonarsi la camicia ma poi si bloccò.«Non posso.» Ammise e in un gesto veloce recuperò immediatamente i jeans e le scarpe.
Mi fermai davanti alla porta e le ostacolai il passaggio. Eravamo a un palmo di distanza tanto che i nostri respiri si sarebbero potuti mescolare in un tutt'uno.«Invece sì che puoi.» Affermai con calma e portai le dita sui bottoni della sua camicia, aprendogliela.
Finalmente si arrese e non protestò al mio tocco.
Semplicemente si fidava di me.
Perché certe cose non cambiavano mai.
Quando aprii tutti i bottoni e le sfilai la camicia che inevitabilmente cadde a terra, i miei occhi si focalizzarono su un punto preciso.Si persero ad osservare con attenzione un dettaglio che mai e poi mai avrei pensato di poter ammirare.
Ed ora tutto aveva un senso, tutto più o meno stava iniziando a combaciare.
Sotto lo sguardo indecifrabile di Heisel stavo collegando finalmente i pezzi.____________________________________
Ehm... non so cosa dire.
Ho scritto questo capitolo alle una di notte in dieci minuti, non volevo fermarmi per paura di bloccarmi e di non riuscire più a continuare.Perché, secondo voi, Harry l'ha fatta spogliare?
(Non è ciò che pensate voi, mi duole ammetterlo).Cosa intende Heisel quando fa riferimento all'errore più grande della sua vita?
E cosa intende invece Harry quando alla fine dice di aver visto qualcosa che lo ha aiutato a capire?
Fatemi sapere la vostra visione!
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L'arte di lasciare andare
Short Story[ COMPLETA ] Non avevamo più alcuna barriera a dividerci. Eravamo nudi e vulnerabili. Inermi e fragili. Ma eravamo insieme. «È che eravamo incastrati tra un addio e un volerci ancora.» SEQUEL DI INCHIOSTRO SULLA PELLE. Cover: @elvquence #53 su stori...