«Help, I have done it again
I have been here many times before
Hurt myself again today
And the worst part is there's no one else to blameBe my friend, hold me
Wrap me up, unfold me
I am small, I'm needy
Warm me up and breathe meOuch, I have lost myself again.»
— Breathe me, Sia.
Quando ebbe finito le rinfrescai la fronte con un panno e le diedi un bicchier d'acqua.
Non avevamo parlato di ciò che era successo.
Mi chiese scusa per aver dovuto assistere a ciò e le risposi che non faceva niente, non c'era nessun problema.
E invece i problemi c'erano ma non riguardavano di certo il suo vomito.
Ma, per quella notte, lasciai perdere ed entrambi facemmo finta di nulla anche se sapevamo di esserci comportati da pazzi, tutti e due.Lei non aveva le forze e io avevo già fatto abbastanza per quella notte.
Cinque minuti dopo la trovai accovacciata in una posizione strana sul divano, con intorno a sé una coperta.
Sorrisi tra me e me e pensai che quella calma che la avvolgeva quando dormiva, doveva conquistarsela sempre, nella vita di tutti i giorni.Le tolsi la coperta lentamente, cercando di non svegliarla e le feci indossare una mia felpa abbastanza larga e pesante, e un paio di pantaloni della tuta.
La portai fino al letto e lasciai che dormisse quanto volesse, che per fortuna il giorno dopo era sabato.Io, invece, mi sistemai sul divano, ma come previsto, non riuscii a chiudere occhio.
Quello che era successo mi aveva fatto riflettere molto.
Volevo che si spogliasse per farle capire quanto fosse bella, nonostante le sue insicurezze, nonostante lei pensasse il contrario.
Ma non ho fatto in tempo a dirle nulla, non ho fatto in tempo a spiegarle nulla.Ed ho capito invece che lei non odiava il suo corpo.
Lei, quando si è osservata allo specchio, odiava ciò che sapeva di avere dentro.
Lei odiava ciò che aveva sotto la sua pelle, i suoi sbagli, i suoi difetti, tutto ciò che apparentemente è invisibile, ma che invece per Heisel è diventato un muro in grado di oscurarle la vista da qualsiasi altra cosa.Ed averlo potuto notare con i miei occhi faceva male, faceva dannatamente male, cazzo.
Ché io mica l'avevo capito, quanto fosse grande il suo dolore. Sembrava quasi in competizione col mio.
Mica l'avevo capito, che si teneva tutto dentro, quella testa dura che non è altro.***
«Buongiorno.» Un profumo di caffè e biscotti invase i miei sensi e dopo essermi portato una mano sugli occhi, lentamente li aprii.
Ciò che vidi di fronte a me fu tutto quello che desideravo poter vedere ogni mattina, ad ogni mio risveglio.
C'era Heisel seduta accanto a me sul divano, con un vassoio pieno di cibo appoggiato sulle gambe.
«Buongiorno,» le risposi alzando il busto e sedendomi vicino a lei.
«E grazie per la colazione.» Le dissi afferrando un biscotto e portandomelo alla bocca.«Era il minimo, dopo tutto quello che tu hai fatto per me.» Sorrise, leggermente impacciata.
Sapevo odiasse la consapevolezza di essersi mostrata a me in quel modo, odiava sapere che ora anche io conoscevo la parte di lei che teneva nascosta con tutte le forze.
Ma con me questo non funziona, con me questo non vale. Perché se c'è una persona che conosco quella è Heisel.
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L'arte di lasciare andare
Historia Corta[ COMPLETA ] Non avevamo più alcuna barriera a dividerci. Eravamo nudi e vulnerabili. Inermi e fragili. Ma eravamo insieme. «È che eravamo incastrati tra un addio e un volerci ancora.» SEQUEL DI INCHIOSTRO SULLA PELLE. Cover: @elvquence #53 su stori...