rimorso

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A scuola, Charles si sentiva solo.

Solo come una volta, come quando alle elementari rimaneva in disparte a raccogliere le margherite in cortile.

Come quando si imbarazzava a parlare con un suo compagno che gli piaceva e non sapeva che fare.

Anche lì, completamente solo.

Lo sguardo timido e muto che urlava un milione di cose alla gente che passava indifferente.

Pensò affranto, che non se ne sarebbe mai liberato; di quella gabbia di assoluta invisibilità.

Lasciò correre le lacrime lungo il viso triste, celando un dolore incontenibile.

"La principessa dal principe bugiardo ed il cuore rubato"

Così si era definito in una sua poesia.

La frase che definiva tutta la sua vita.

Si avviò all'armadietto assorto fra i suoi pensieri.

Sospirò sofferente, un groppo al petto pesante come un macigno.

Si appoggiò all'anta per abbandonarsi al pianto più disperato e liberatorio.

Non sarebbe mai stato abbastanza, le sue lacrime non sarebbero mai state abbastanza per ripagare tutto il dolore mai rimarginato.

-Angelo- una voce profonda lo chiamò ad un tratto.

Erik era davanti a lui, impassibile e serio come sempre, ma con una luce negli occhi.

-Lasciami in pace- fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Il tedesco lo blocco' all'armadietto, incombendolo col suo corpo e fissandolo con sguardo profondo.

-Guardami, angelo-

Charles non ubbidii, testardo.

-Ho detto. Guardami- il tono si fece più autorevole.

Il rosso oppose resistenza, sebbene il panico e la paura gli attanagliassero lo stomaco.

Erik gli baciò una guancia, assaporandone la morbidezza e lo fissò ancora.

-Perché?- la voce dello studente tralasciava una certa malinconia.

Il tedesco lo condusse in bagno, in modo da non ottenere occhiate  indesiderate, durante la loro discussione.

Una volta soli , l'albino cominciò.

-Charles, mi spieghi che diamine ci facevi in quel vicolo, a quell'ora poi?-

Il rosso lo guardò

-Volevi dirmi solo questo?-

Erik tentenno' a rispondere, stupito dell'improvviso cambio di ruolo.

-Certo che no- mormoro' sincero

-Ma mi sembra che tu abbia paura a dimostrarmi i tuoi sentimenti, e mi chiedo perché-

L'appieno controllo della situazione di Charles, che lo aveva colpito nel segno, cominciava davvero ad infastidirlo.

-Senti Ainstein, perché non torni a fare il timido poppante invece di buttarmi tutta la vita in faccia?!-

La voce di Erik si era fatta dura e scocciata, così come le sue parole.

Lo scozzese abbassò lo sguardo, profondamente ferito .

Le lacrime cominciarono a solcargli il viso, e, come sempre, si ritrovò a piangere come un bambino.

Fece per correre via, ma il bianco fu più veloce e lo fermò per un braccio.

Se lo attirò a sé immobilizzandolo al muro e per la prima volta, pronuncio' le parole che mai l'ebreo si sarebbe aspettato di sentirgli dire.

-Scusami-

I'm coming!!

So che è breve ma volevo che fosse corto ma profondo.
I'autorevole Erik CHIEDE SCUSA😨😱 da-da-da-daaaan!!!
Spero di aver creato l'idea e ci vediamo nel prossimo capitolo!!😁😁😁😁😁😁
(Il titolo non mi convince granché ma non avevo ideee; che geni quelli che numerato semplicemente i capitoli!!😳😳😳😳)


Qualcosa di assurdoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora