mostro

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La pioggia opprimeva le strade ed i viali della città.
Una nebbia umida a rispecchiare le luci dei lampioni e delle auto sul cemento bagnato.

Un ragazzo incappucciato che correva in quel buio.

Erik aveva sempre odiato la pioggia, soprattutto quando non aveva di che coprirsi se non una felpa nera.

La cosa lo constrinse a correre a perdifiato in cerca di riparo.

I suoi passi risuonavano nelle numerose pozzanghere per i viali, il viso e gli abiti fradici.

Impreco' fra sé maledicendo la sua maledetto pigrizia nel portarsi l'ombrello quando serviva.

Il ragazzo giunse in uno quartiere assai poco raccomandabile e poco coinvolto dalla città; a dimostrazione le cabine telefoniche dai vetri rotti ed il degrado circostante.

In fondo non stonava poi tanto con l'aspetto attuale del tedesco.

Erik non lo conosceva bene, ma era abbastanza furbo da capire che fosse il covo di molteplici criminali e spacciatori.

Insomma, gente alla sua portata.

Erik, non aveva mai avuto paura di quel tipo di persone : ne conosceva a memoria le preferenze e tuttavia, le debolezze, e percepiva la complicità.

Per un certo periodo aveva spacciato droga leggera ai ragazzini di passaggio nelle fredde vie di Berlino, ma veni' presto scoperto e cacciato dalla  scuola precedente per atti di violenza e sadico bullismo verso i suoi compagni.

Sua madre era una donna molto premurosa e sensibile, il che lo portava a sembrare un bravo ragazzo.

Erik rappresentava il ragazzaccio in camicia e capelli ordinati e puliti, quello a cui nessuno darebbe del vandalo.

Di solito la maschera era quella, di cui il tedesco si serviva per celare le attività più deplorevoli.

Sbuffò scocciato al contatto del vento freddo sulla pelle pallida.

Si sentiva fottutamente a casa in quel posto così angusto.

Una sagoma gli comparve davanti, minuta e silenziosa.

-Erik?-

La voce tremante e gentile di Charles sconcerto' l'albino.

Che cazzo ci faceva lì?

-Ehi, Biancaneve, cazzo fai qui?- chiese scettico.

Lo scozzese si avvicinò per vederlo meglio.

Aveva un piccolo ombrello ormai fradicio.

-M-mi sono perso... Credo di aver sbagliato bus...!-  il rosso abbassò il capo imbarazzato.

-Mi sa tanto!- esclamò Erik ironico ed inquieto della sua presenza.

- Non dovresti essere qui a quest'ora- disse secco.

Il rosso lo guardò spaventato

-Nella tana del lupo, l'agnello farebbe bene a non entrare-

Quelle parole minacciose lo spaventarono più del dovuto.

Charles prese a tremare convulsamente in preda al panico.

-Mi puoi aiutare ad andarmene da qui?- chiese flebilmente con le labbra secche.

Erik lo fissò freddo mormorando solamente
-Un lupo ce l'hai già qui di fronte-

E con questo la sua espressione, si fece incredibilmente spenta ed inquietante.

Il rosso spalanco' gli occhi e barcollo' contro il muro, completamente in lacrime.

Il tedesco gli si avvicinò incombente.

-C-che ...che vuoi farmi...E-Erik..!-

L'ebreo tremo' al contatto del corpo possente del bianco sul suo esile e gracile.

-Zitto e non fiatare.- la voce autorevole e ferma non consentiva ulteriori repliche.

Gli morse le labbra con violenza, impedendogli ogni tipo di opposizione.

Charles strinse i denti, trattenendo il panico che lo stava assalendo così come il pianto che gli stava mozzando il fiato e stordendo i pensieri.

Si lasciò andare sfinito fra le braccia perverse dell'albino.

-Principessa- lo chiamò lui.

Lo studente lo guardò rassegnato e distrutto.

-Andiamo a casa- Erik lo prese in braccio, avviandosi verso il centro della città.

Charles pianse a dirotto, sfogando lo stress e tutto il dolore che lo comprimeva .

Tutta la sofferenza riemersa dagli anni passati, gettata addosso in un colpo solo.

Si sentiva letteralmente il cuore a pezzi, tradito ed ingannato.

Il tedesco non fiato' per tutto il tragitto, impassibile e serio.

Passò un po' di tempo, prima di arrivare all'abitazione dello studente.

Sulla soglia della porta, Erik lo avvolse in un abbraccio e gli sussurrò all'orecchio

-Parlane con qualcuno ed è l'ultima cosa che fai-

Charles sentiva la pioggia trafiggerlo in più parti, debole ed inerte.

Scruto' il ragazzo con occhi imploranti, provando inutilmente a ribattere
-M-ma....!-

-Ho detto. Di non parlarne. Con nessuno-

Lo interruppe secco il tedesco.

Il rosso esplose in un pianto di puro sconforto, carico di dolore e di paura.

Erik gli prese il viso, fissandolo con occhi glaciali ed intensi.

-Non piangere-

Lo baciò con passione, soffocando i singhiozzi disperati del compagno.

-Non piangere- la voce si fece più lan guida e dolce.

Charles si calmo' un poco, abbandonandosi contro il suo corpo.

-Buonanotte, piccolo-

-Buonanotte, mostro-.

Ve l'ho detto che non sarebbe stato tutto rose e fiori, con il nostro Erik sadico, ma il tutto è ancora da vedere!!!😎😎😎😎

Qualcosa di assurdoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora