Pomeriggi

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La mattina a scuola Charles, per la prima volta, non riusciva a prestare attenzione alla lezione .
Tentò di convincersi che non era il ragazzo misterioso che lo aveva invitato al bar, eppure non riusciva a non pensare a quella pelle bianca ed a quegli occhi glaciali.

Non era mai stato a contatto così intimamente con un altro ragazzo ;visto anche che non aveva mai relazionato con nessuno seriamente.
I suoi compagni lo prendevano in giro perché era ebreo e perché aveva abitudini bizzarre.
Probabilmente lo pensavano gay.

Charles aveva imparato a resistere agli insulti pesanti ma non poteva comunque fare a meno di piangere quando lo colpivano sul vivo.
Era fatto così; sensibile e delicato come una ragazza, non a caso aveva molte amiche femmine a scuola e questo non faceva che aggravare la sua situazione.

Mentre era assorto nei suoi pensieri, il prof ad un certo punto, si alzò dalla sedia e dichiarò che avrebbero avuto un nuovo compagno in classe.

Non appena l'arrivato entrò dalla porta, lo studente perse un battito.

Era Erik. Il ragazzo del parco.
Quel ragazzo così gentile e misterioso.

Il tedesco parve riconoscere lo scozzese perché non appena lo vide, gli sorrise lievemente.

- Bene, bene Lehnsherr... Puoi sederti accanto a Xavier, in modo che ti aiuti col programma scolastico: è il nostro migliore studente!-
Durante le parole imbarazzanti del prof, il giovane albino fissava Charles divertito del suo imbarazzo ed infine, annuì felice.

La mattinata sembrava aver preso una certa adrenalina, soprattutto per il povero Charles , incredulo di ciò che era appena accaduto.
-Non sapevo che volessi frequentare questa scuola...- sussurrò imbarazzato

-Non sapevo che la frequentassi anche tu cannellino- gli disse di rimando Erik, alludendo alla miriade di lentiggini che gli tempestavano il viso ed ai suoi capelli un po' rossicci.

Charles non poté fare a meno di arrossire ancor di più, non sapendo se fosse un complimento od una presa in giro.

La mattinata passò veloce e , visto che il prof aveva suggerito a Charles di dare ripetizioni pomeridiane al nuovo arrivato, i due ragazzi si erano ritrovati a casa del giovane scozzese nel piovoso pomeriggio .

La casa di Charles era ricca di gingilli inutili che collezionava sua madre, che donavano all'abitazione un tocco quasi antico.

-Mi piace la tua casetta- osservo' il tedesco
-Mia madre adora collezionare oggetto antiquati, soprattutto quelli inglesi- balbettò impacciato lo studente indicando una serie di statuine raffiguranti un tram londinesi.
-Sei sempre così agitato quando parli con qualcuno?- chiese  Erik divertito del rossore evidente dell'altro

Charles non seppe che dire: non aveva mai avuto occasione di avere amici e non aveva mai parlato veramente con un ragazzo della sua età , ma ovviamente questo non glielo poteva dire.
Cercò di cambiare argomento concentrandosi sulle questioni scolastiche che avrebbero dovuto trattare quel pomeriggio.

Ogni tanto sua madre entrava disponibile per qualche goloso spuntino per i ragazzi.

Ad un tratto, mentre stavano scrivendo,Erik alzò la testa dal quaderno e fissò Charles freddo.

-E-Erik... Che succede?- chiese il ragazzo più che terrorizzato.
Il tedesco continuò a guardarlo torvo e gli si avvicinò affinché le loro labbra potessero toccarsi.

Lo scozzese non ci stava capendo molto in quel comportamento e si aspettò che il giovane lo picchiasse esattamente come facevano i compagni a scuola.
-E' proprio questo il problema, ragazzino- gli sussurrò poi con voce profonda sulla bocca.
Charles provò a balbettare qualcosa ma il ragazzo fu più veloce e e gli diede un sonoroso schiaffone sulla guancia.
-Anche questo è un grave problema! Perché non riesci ad agire come un uomo di fronte ad un altro uomo!? È per questo che a scuola ti ridono dietro, pensi che non me ne sia accorto!?- sbottò poi

Charles era ormai a terra rannicchiato che piangeva sommessamente, soffocando i singhiozzi e stringendosi la testa fra le mani tremanti.
Erik gli salì sopra, incombente su di lui e gli sussurrò poi con più calma in un orecchio
-Ragazzino, se non vuoi più essere preso di mira devi smettere di piangere come una femminuccia ed affrontare l'avversario a testa alta, perché solo così sopravvivi con altri ragazzi, a meno che non siano tuoi amanti- parlò fermamente con un tono quasi sommesso, come se non volesse spaventarlo più del dovuto.

Aspettò che i singhiozzi di Charles cessarono e nel frattempo, se l'era preso sulle gambe per cullarlo teneramente.

-V-vat-vattene ... Via - le parole uscirono dalla bocca di Charles come un grido strozzato.
Erik lo guardò a lungo, poi gli prese delicatamente il viso tra le mani e gli sussurrò piano
-Io ho capito che tu dentro sei un tenero fiore senza spine,ma vorrei che riflettessi comunque su ciò che ti ho detto, perché uno come te, posso distruggerlo benissimo anche io-
È detto questo stampo' un bacio a fior di labbra sulla bocca umida e tremante di Charles che, a quel contatto, gemette leggermente.

-A domani, piccolo- Erik uscì da quella casa silenziosamente e scomparve esattamente come al parco, come un inquieto fantasma notturno.

Ebbene eccoci qua, nei primi due capitoli non mi sono fatta sentire , ma da qui sarò sempre presente a chiedervi trepidante della storia e di cosa ne pensate.
Non fatevi scrupoli a segnalarmi eventuali errori e vi ringrazio se mai leggerete questa storia (è la mia primissima !!!)

Alla prossima✨✨✨

Qualcosa di assurdoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora