Jen pov's
Mi risveglio in una stanza completamente buia, senza uno spiraglio di luce. Dopo poco vedo la porta della stanza aprirsi, io richiudo gli occhi e faccio finta di dormire. Un'ondata di luce entra e poi sparisce quando la porta viene richiusa.
<alzati tu!> dice un uomo, per poi sollevarmi da terra e sbattermi contro il muro. Un dolore alla schiena mi fa piegare in due. Io vado a terra. L'uomo inizia a darmi calci nello stomaco, gambe, e schiena. Mi solleva ,nuovamente da terra, per i capelli.
Mi riabbatte a terra. E poi se ne va. Quei minuti interminabili in cui sono stata maltrattata sono mi sono sembrati ore.
Mi rannicchio in un angolo coprendomi la faccia con le mani, e cercando di prendere sonno.
Come chiudo occhio le immagini di quei momenti bellissimi passati insieme a Luca si susseguono nella mia mente. L'immagine di quando a Natale ci siamo baciati in riva al lago. Di quando sull'aereo,non di quante ore o giorni, prima di adesso, ci siamo baciati sull'aereo, e fu quando ci siamo addormentati l'uno appoggiata all'altro. Un sorriso da ebete si fa spazio sul mio volto, calde, salette lacrime rigano il mio volto. Mi addormento con miriadi di finendo che frullano nella mi mente.
È passato uno, due, tre giorni non so. Ho perdo il conto, so solo che mi maltrattano ogni giorno, sono piena di lividi e ho una voglia abnorme di rivedere mia madre ma sopratutto di vedere quel rompipalle e stressante del mio coinquilino.
La porta si apre e come sempre entra un uomo. Mi punta la grossa torcia,nera addosso per poi riagganciarla alla cintura. Ok, mi sono rotta di stare qua, oggi scappo.
L'uomo mi si avvicina, gli do una ginocchiata lì foce non batte il sole. L'uomo cade a terra io gli rubo la torcia per dargliela in testa con un colpo secco. Prendo le chiavi che teneva alla cintura per poi uscire dalla porta e chiuderlo dentro. Vago per i corridoi di quel posto, poi vedo una porta di legno che apro con le chiavi. Una forte luce mi abbaglia, sollevò lo sguardo e con mia grande velocità vedo il sole, le nuvole e il cielo. Poco più avanti c'è una stradina sterrata che io seguo fino ad arrivare in un paese. Continuo a camminare sinché non vedo una fermata degli autobus. Mi avvicino alla biglietteria
<mi scusi signora mi può dire qual'è l'autobus per Arles?>
<certo signorina, guardi e questo qua.>Me ne indica uno
<mi può dare un biglietto?>
<tenga, due euro e cinquanta> mi porge il biglietto
Io frigo un po' nelle tasche della mia felpa Gino a trovare della moneta. La porgo alla donna per poi prendere il biglietto e salire sull'autobus. Faccio vedere il biglietto al conduttore del bus e mi siedo. Aspetto fino alla fermata di Arles per poi scendere. Inizio a camminare fino a quando non intravedo il maneggio della mia prozia, in quel momento mi inizia a girare la testa. Per paura che non riesca ad arrivare al maneggio iniziò a correre. Ho il fiatone, i giramenti di testa continuano, il maneggio mi sembra continui ad essere lontano centinai e centinai di metri, iniziò a rallentare il passo fino a camminare. Tutto d'un tratto mi sembra di sprofondare nel suolo. Cammino fino ad arrivare alla casa della prozia, cerco di premere il campanello ,i giramenti di testa non aiutano dopo vari tentativi vani riesco a centrarlo, la porta si apre mostrando la sagoma sfocata ,a causa dei giramenti di testa, di Luca. A cui svengo direttamente tra le braccia.
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Il mio coinquilino stressante
RomantikJenny è una ragazza di diciannove anni E per un errore si ritroverà a condividere un appartamento con un ragazzo per non tralasciare il fatto che dove dormirà sarà il dormitorio maschile.