Capitolo 12
"Io provengo dal Distretto 12."
Queste parole mi rimbombano in testa, decine e decine di volte, finché non ne capisco il significato.
Cassie, che ho sempre considerato finta, ricca, piena di vestiti stravaganti e adulante di Capitol City, non é sempre stata così. Se lo é mai stata.
Sono rimasta sorpresa dalla sua dichiarazione, ma lei non ci fa molto caso, perché continua a raccontare, tra un singhiozzo e l'altro.
-Mia sorella si chiamava Hope. Come ti ho già detto, vestiva un po' stravagante, come qui a Capitol City, e perciò veniva emarginata. -
Hope, penso.
Speranza.
-Molte persone, vedendola così, arrivarono addirittura a pensare che fosse d'accordo con tutte le idee di Capitol City, pensavano che fosse persino adorante degli Hunger Games.
Invece non era così. Se tu l'avessi conosciuta... -
-Dov'é?- Chiedo, terrorizzata dalla risposta. -É morta- afferma Cassie con occhi spenti, quasi stesse ricordando gli ultimi attimi di vita di sua sorella.
-Oh... Mi dispiace -. Ride senza umorismo. -Non capisco davvero perché le persone si dispiacciano per qualcosa capitato agli altri, se non sono stati loro la causa di quel qualcosa.- Dice.
-Comunque, vuoi continuare ad ascoltare? Se ti annoi e resti solo per farmi un favore puoi benissimo torn...-
-No- Ribatto freddamente -Voglio ascoltare - dico, addolcendo la voce.
Mi sorride. -Eri davvero uguale a lei. Tranne per la pelle, intendo-
-Hope cercava di evitare gli insulti degli altri: c'era chi le diceva di essere la brutta versione di Capitol City, chi le dava della marionetta o della bambola. Lei, per fortuna, aveva imparato a non farci caso, fino a quel giorno...
Era la sera di Capodanno, una giornata più felice del solito, quindi andammo a passeggiare. All'improvviso, un Pacificatore, probabilmente ubriaco, mi disse che mia sorella era orribile e non sarebbe mai stata degna neanche del più insignificante animale di Capitol City. Io gli risposi per le rime, gli dissi qualcosa che al momento non ricordo, e lui cercò di picchiarmi. Mi aveva già tirato pugni e calci, quando sentii qualcuno che me lo toglieva di dosso e delle grida...
Era Hope che lo tirava per la maglia e cercava di piazzargli dei pugni in faccia. E ci era riuscita. Quando uscì del sangue dal naso del Pacificatore e lui cominciò a gridare e chiedere aiuto, cominciarono i veri guai per noi.
Qualche giorno dopo fummo portati a Capitol City, per un'udienza. Ci dissero che saremmo diventate delle senza-voce, cameriere di Capitol City.
Più che per me, ero preoccupata per Hope: ce l'avrebbe fatta a servire gli altri fino alla morte? Ne dubitavo.
Perciò, pregai per settimane il Presidente di lasciarla stare perché era una ragazzina e non sapeva che stava facendo, e lui mi disse di sì, a patto che diventassi colei che estrae le persone alla mietitura. Accettai, ovviamente. Avrei fatto di tutto per salvarla. Così, andai da lei in prigione, e ricevetti una sorpresa orrenda.
Le avevano già tagliato la lingua. -
Vedo che a stento trattiene le lacrime, quindi fa un respiro profondo e continua: -Le dissi del mio nuovo incarico, che l'avrei salvata anche se le avevano già tagliato la lingua, che saremmo tornate a passeggiare tranquillamente per Il Distretto 12, come avevamo sempre fatto. Lei ci credeva. E anch'io. I suoi occhi sembravano ringraziarmi del mio gesto, ed ero davvero orgogliosa di questo. Tutto andò bene, andavo a trovarla quando potevo. Almeno, fino al giorno in cui tutto finì.
Andai in prigione, e lei non c'era più. Mi dissero che l'avevano giustiziata in privato per ordine del Presidente, perché aveva offeso tutta Capitol City e raccontava a tutti pettegolezzi riguardo il Presidente.
Naturalmente, andai a chiedere spiegazioni, ma ricevetti solo un: "Provi ad andare in giro a dire quello che é successo, o anche a riunire la gente per scatenare qualcosa contro me, perché se lo farà, farà la stessa fine della sua adorabile sorellina"
Ho sempre creduto di odiare Snow, ma solo dopo che ha ucciso Hope ho capito cos'é il vero odio.
Piango per lei ogni notte, ricordando il suo sguardo pieno di speranza. Sono sempre piena di sensi di colpa, se non avessi risposto a quel Pacificatore, tutto questo non sarebbe successo, e adesso sono sola.-
-Non é vero - ribatto.
-Ci sono io per te- dico, abbracciandola.
Mi sento come se fosse mia sorella.
Hope era davvero fortunata.