La strada per Dublino

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La famiglia Pelham si riunì tutta verso fine settembre a Brighton, ma la permanenza di Robert Pelham fu breve e sfocata: era poco presente a Wallham, intratteneva pochi rapporti anche con la moglie (che già si disperava travolta dal dubbio di un tradimento) ed anche Harriet che era solita vedere spesso il padre lo perse di vista.
Ormai prossimi all'inverno, in una mattinata più soleggiata del solito, Robert Pelham si soffermó ad aspettare Harriet nel salone e le propose una cavalcata. La piccola Pelham era impaziente e molto entusiasta: divoró al volo un panino e corse a mettersi la tenuta da amazzone.
Padre e figlia cavalcarono per molto tempo senza rivolgersi la parola, Harriet fu la prima a spezzare il silenzio.
-Ultimamente vi vedo poco padre, siete impegnato?
-Ti manco?
-Quando non ci siete voi non ho con chi parlare.
-Tua madre è molto eccentrica e spesso frivola, ma è una donna loquace e ti vuole molto bene. Dovresti darle il giusto spazio, a volte sembri avere poca considerazione di lei, come se non la ritenessi al tuo livello.
Harriet si sentì avvampare e un barlume di vergogna fece brezza nel suo cuore.
-Lo so padre. E me ne vergogno immensamente, ma non riesco a passare il tempo a parlare degli scandali di Lord Grendstar e dei nuovi merletti della Boulard. Perdo la pazienza e sembro scostante, ma io pure le voglio un mondo di bene.
-Non devi farlo necessariamente piccola mia, nessuno ti obbligherà a fare qualcosa che non vuoi fare finché saró in vita.
-Ed io vi amo immensamente per questo.
Robert guardó la figlia con tenerezza. Il vento le aveva arrossato le guance e i capelli corvini le scendevano ondulati sul viso.
-Ti senti ancora con Decaro?
-Padre!
-Suvvia, con me non hai mai avuto segreti.
-Abbiamo una corrispondenza, ci sentiamo di frequente. Partirà a breve per le indie, sembra molto entusiasta all'idea.
-Edward Wilson non si fa sentire invece?
-Ancora con il signor Wilson?
-Non sono convinto di Decaro. Sembrate volergli bene, ma nulla a che vedere con la passione.
-Nella nostra epoca non è richiesta passione, una donna non è obbligata ad averla.
Robert Pelham le prese il volto tra le mani guardandola con severità.
-Una donna comune forse no, la mia piccola Harriet non rinuncerebbe alla passione per niente al mondo.
Harriet prese la sua mano e ne bació le dita; amava parlare con il padre. Era un uomo risoluto ed emancipato: l'aveva abituata a non trattenere la lingua, lo considerava uno spreco, segno di debolezza. Lui e la madre erano spesso in contrasto; il primo liquidava il tutto con la sua calma inattaccabile, la seconda urlava spazientita che di questo passo nessuna delle due figlie avrebbe mai trovato marito.
Con il tempo Harriet era diventata migliore amica del padre, mentre Constance si era convinta che la libertà che Robert Pelham concedeva non le avrebbe giovato.
-Devi mandare qualche lettera al signor Decaro?
-Oh sì, ma non ho ancora finito di scriverla. La invieró fra qualche giorno, quando andró a trovare Victoria.
-Lasciala a me, arriverà a destinazione più velocemente. Vedró Decaro fra pochi giorni.
-Partite per Londra Padre?
-Parto per le Indie figlia mia.
La faccia di Harriet si giró in direzione del padre, guardó il padre con fare interrogativo mentre lo sconforto le invadeva il petto.
-Per questo siete poco presente?
-Per questo. Partiró con la marina britannica, ma non per scopi militari, più per affari.
-Quanto vorrei partire con voi.
-E lo farai, al mio ritorno. Prima ho bisogno di sistemare le nuove terre e la tenuta.
-Ho la vostra parola?
-Non ne hai bisogno: per te smuoverei il mondo.
Il signor Pelham partì pochi giorni dopo e da quel giorno Harriet sembró morire di noia. La madre approfittava dell'assenza del marito per rimettere in riga la figlia minore e l'inverno di Brighton scoraggiava chiunque a uscire di casa, qualora fosse possibile non farlo.
Quando le lettere di Decaro cessarono di arrivare il pensiero di Wilson si ripresentó più forte di prima, ma l'orgoglio ebbe la meglio rendendolo un pensiero pieno di astio e rancore.
La curiosità peró, le fece sfuggire qualche domanda di troppo a Charlotte, che in una lettera le rispose:

"Siete cocciuta e testarda: gli avete negato ogni possibilità di redimersi ed ora soffrite per le vostre stesse scelte. Abbandonate l'orgoglio ed ascoltate quell'uomo, potrebbe dirvi qualcosa che non sapete."

Harriet lesse con una smorfia di dissenso e non rispose a quella parte della lettera, concentrandosi invece sulla descrizione di questo nuovo libro che parlava di una donna che uccideva il suo amato perché l'idea di amarlo la disgustava. Charlotte la ammonì:

"Se state cercando di dirmi che volete uccidere Edward Wilson sappiate che non avete la mia approvazione!"

L'ironia di Charlotte giovó a Harriet che continuó a provocarla deliberatamente in ogni lettera. La corrispondenza continuó con frequenza e costanza fino a marzo, quando Harriet decise di accompagnare la cugina e il marito a Dublino per partecipare a una fiera di cavalli.
Per l'occasione Edward Pelham aveva fatto recapitare alla moglie una lettera in cui si dichiarava ostile ad ogni tentativo di non far partire Harriet.
La signora Pelham andó su tutte le furie impossibilitata com'era a trattenere la figlia a Brighton.
-È inammissibile! Fino a Dublino per una fiera di cavalli, e con la cugina oltretutto!
-Ma madre, non è scandaloso. Molte donne ci vanno e sicuramente non sentiremo la sua mancanza.
Constance si stava arricciando una ciocca di capelli che non voleva prendere forma mentre un tè al limone fumava sul tavolo di cristallo.
-Oh no! È scandaloso che le abbia mandato mille sterline per rifornire le stalle, come se ne capisse qualcosa di cavalli quella impossibile ragaz..
-Ma madre, Harriet ha scelto gran parte dei cavalli che abbiamo.
-Constance stai zitta! Vuoi che impazzisca per caso? È un'attività maschile e lei non può farlo, ha scelto dei cavalli ma con tuo padre, cosa penserà di me la gente? Santo dio, Annie preparami qualcosa per il mal di testa o finiró per scoppiare.
Harriet sentiva la madre urlare dalla sua stanza, ma era troppo eccitata e indaffarata a preparare le valige per farci troppo caso. Si rifornì in eccesso di tenute da amazzone e cappellini, per ogni evenienza si portó appresso anche due abiti da sera e qualche gioiello. Non partì finché non ispezionó in lungo e largo le stalle e solo dopo aver scritto una lunghissima lettera al padre.

Edward Wilson cavalcava con foga verso la casa di Lord Worthon quel pomeriggio.
Aveva perso qualche chilo dalla partenza di Harriet, complici i troppi impegni. Wilson era uno dei pochi nobili che non disprezzava l'attività borghese: avrebbe potuto vivere di rendita considerata la sua posizione sociale, ma aveva deciso che l'eredità del padre poteva essere investita e fruttare anche il doppio. Vi erano periodi dell'anno in cui il lavoro si accumulava e l'inizio della primavera era uno di questi; le navi venivano lucidate e ristrutturare e i primi viaggi per l'America iniziavano a partire.
Wilson passava poco tempo nella sua tenuta dello Hampshire, a cui preferiva quella londinese; ma neanche a Londra riusciva a mantenere una regolarità nella sua vita.
La città già formicolava di diete: il signor Wilson aveva indossato un abito di Pouresan che aveva fatto impazzire tutta la nobiltà londinese, complice il fisico asciutto ma tonico che sembrava conferirgli solo più fascino e imponenza.
Mancava poco alla tenuta di Lord Worthon e una pioggerella leggera iniziava a bagnare il viso di Edward: sarebbero partiti dopo pochi giorni per Dublino. Worthon per i cavalli, Edward perché aveva saputo che Harriet sarebbe stata presente: e non sapeva se il fuoco che sentiva nel petto era per la mancanza di lei o per il suo orgoglio che ancora sanguinava su quella lettera.

NOTA:
Salve ragazzuole. So che mi state uccidendo mentalmente per l'aggiornamento in ritardo spaventevole, ma sono rintanata in Marocco e trovare una connessione, ma sopratutto il tempo per scrivere è divenuto complicato.
Ho avuto qualche attimo di pausa e sono riuscita a scrivere questo breve capitolo di passaggio, che sarà seguito a breve da un altro.
Vi chiedo di nuovo scusa e prometto di essere più presente appena farò ritorno in Italia.
Un bacio.

HarrietDove le storie prendono vita. Scoprilo ora