-Avete intenzione di fuggirmi per sempre?
Edward era visibilmente spazientito, la rabbia che gli imporporava il viso aveva il retrogusto amaro della resa. La sua voce era rude, quasi simile al ringhio.
-Proprio voi che avete fatto il possibile perché vi stessi lontana?
-Cosa andate dicendo Harriet, neanche voi credete alle vostre parole.
-Mi avete insultata, avete usato il mio orgoglio come si usa uno straccio, mi avete umiliata e vi siete preso gioco di me.
Edward si avvicinò pericolosamente, la piccola Pelham si ritrovò a indietreggiare.
-Vi ho toccata nell'orgoglio quando signorina? Quando non sono caduto ai vostri piedi come uno di quei damerini che tanto vi ammirano? Quando vi ho allontanata da me perché vostro padre era a pochi metri da noi cercando di non macchiare la vostra reputazione o quando...
-Cercando di non macchiare la mia reputazione? È per questo che avete raccontato a vostra madre di quel che è successo nella casetta del bosco? Per la mia reputazione?
Harriet aveva perso il controllo, poche cose la fomentavano come le menzogne mal raccontate. Il viso candido si era fatto paonazzo e gli occhi erano diventati di un cupo color turchese.
Edward sembrava sorpreso, completamente disorientato dalle sue parole.
-Credete che io abbia raccontato a qualcuno del nostro bacio?
-Oh lo avete fatto Wilson, lo avete fatto. La mia mancata presa di posizione quando mi avete baciata, perché credetemi vi ho ricambiato solo perché ero stremata e poco lucida, mi è stata rinfacciata a casa vostra, da vostra madre e senza lasciar spazio a dubbi.
Vi credevo capace di tutto, di tutto, ma non di questo.
-Mia madre vi ha fatto intendere di sapere quello che è successo?
Edward cercó di trattenere la risata, sorpreso dall'infantilità della madre e da quella situazione così complessa che si era creata con il sovrapporsi di fraintendimenti e menzogne. Gli sembrò tutto terribilmente grottesco e comico, per cui pur sforzandosi il suo petto continuó a sussultare al ritmo della sua risata calda.
Harriet notó la faccia divertita di lui, che contribuì ad aumentare una rabbia già prorompente; si giró e corse velocemente verso la serra senza mai voltarsi.
La mano di Edward la afferró trascinandola in un piccolo angolo, decorato da orchidee azzurre e illuminato da piccole lanterne dai ghirigori arabeschi.
-Non ho raccontato a mia madre nulla di compromettente.
-Oh non cercate di prendervi gioco di me Edward. Non ci riuscirete e non ho intenzione di ascoltarvi poiché...
-State zitta solo per un minuto e lasciatemi spiegare.
Harriet alzó il mento con arroganza e incroció le braccia.
-Dopo essere tornato a Holdbrige quel pomeriggio ero molto affranto. La marchesa ha notato il mio cipiglio e mi ha chiesto spiegazioni: tutto quello che le ho detto è che vi ho insultata e che mi sentivo infantile ad aver perso il controllo con una ragazzina come voi. Ora, sono sicuro che mia madre avrà rigirato molto bene queste parole, ma non può avervi menzionato il nostro bacio.
Mentre pronunciava quest'ultima frase, gli occhi color miele si erano posati sulle labbra rosee di Harriet, come se stesse ricordando il momento preciso in cui le aveva assaggiate.
-Dovrebbe significare qualcosa?
-Dovrebbe.
-Non significa nulla.
Harriet fece per andare ma la mano grande di lui si strinse ulteriormente sul polso esile.
-Non significa nulla? Eppure ancora tremate di rabbia, mi guardate ancora allo stesso modo.
-Perchè vi detesto Edward. Ed è meglio che mi lasciate andare.
Lui la trascinó con violenza a sè, fino a farla sbattere contro il proprio petto. Lei cercó di dimenarsi, rendendogli difficile tenerla ferma. Avvicinó il proprio viso a quello di lei.
-Oh non pensateci, tenete quelle labbra lontane da me. Non vi bacerò mai.
-L'avete già fatto.
-Se mi fosse piaciuto vi sarei venuta a cercare.
Edward fu punto sul vivo e corrucciò le sopracciglia. La sua pazienza si era esaurita.
-Constance è più docile, non mi sorprende che abbia più successo di voi. Chi vorrebbe starci con una ragazza tanto isterica?
Harriet aprì la bocca mentre la gelosia le faceva tremare le mani, cercó di dire qualcosa ma tutte le parole le si incastrarono in gola. Alla fine chiuse le labbra, guardo per terra. Alzó lo sguardo per incrociare quello di Edward e gli sorrise.
-Molti gentiluomini lo vorrebbero, solo che questa ragazzina isterica li rifiuta e loro, poveri, devono far finta di non desiderarla per conservare un minimo di dignità.
Edward suo malgrado sorrise, riconoscendosi nella sua descrizione.
-Mi arrendo signorina Pelham, mi arrendo.
-Ora lasciatemi andare.
-Non prima di sapere cosa posso fare per rientrare nelle vostre grazie.
Harriet lo guardò con sospetto: era meno arrabbiata con lui. Ma un po' di rabbia ancora c'era.
-Perché mai dovreste rientrare nelle mie grazie? Non ci siete mai stato.
-Perché voi mi piacete e se non foste così orgogliosa ammettereste di provare lo stesso.
-Non parlatemi di orgoglio, non voi. Ora lasciatemi, non voglio stare un attimo di più qui. Sono stata lontana troppo tempo dalla sala da ballo, voi pure: la gente parlerà. E se qualcuno dovesse vederci così io sarei compromessa.
-Mi state dando solo ottimi motivi per tenervi qui: poi sareste obbligata a sposarmi.
-Solitamente non sono le donne a rallegrarsi di situazioni del genere? Comunque no, non sarei obbligata a fare nulla.
-Pensateci bene Harriet, potreste chiedermi ogni cosa in questo momento.
Edward pronunciava tutto con grande enfasi, rendendo stranamente appetibile la sua proposta. Harriet lo guardò, le era terribilmente vicino e non riusciva a pensare con chiarezza.
-Lasciatemi il braccio e vi dirò cosa potreste fare.
Edward le lasció il braccio, ma rimase comunque a pochi centimetri da lei: non voleva nè riusciva a starle lontano, sentiva di volerla accanto, specialmente dopo esserle stato lontano così a lungo.
Osservava ogni suo gesto, Harriet aveva pensato per qualche minuto e poi aveva spalancato gli occhi celesti guardandolo con eloquenza.
-Ho trovato cosa potreste fare!
-Vi ascolto.
-Oh non qui, domani, vediamoci vicino al ponte di Drekhna. Vi aspetterò per l'ora del tè: non fate tardi.
Edward fu colto alla sprovvista e la guardò con fare interrogativo, lei non si scompose e dopo avergli rivolto il più dolce sorriso che lui avesse mai visto, ritornó sui suoi passi e andò a cercare la cugina.
Wilson passó il resto della serata a chiedersi cosa avesse in mente quella ragazza, senza mai arrivare a una conclusione.
Rimase in disparte per gran parte del tempo, in compagnia di Bersey che lo aveva raggiunto quel pomeriggio stesso.
Worthon si divertì molto con Harriet, era conquistato da lei e attratto dalla sua personalità frizzante, Edward non volle mostrare il suo fastidio all'estrema vicinanza dei due. Per cui a metà serata semplicemente si congedó e andó nelle proprie stanze, si cambió d'abito, si riempì un bicchiere di brandy e si addormentó con la musica del quartetto d'archi di sottofondo.
Harriet fu delusa nel vederlo andare via così presto, ma un po' se lo aspettava considerato che aveva continuato a ignorarlo per tutta sera.
Aveva bisogno di tornare a casa, farsi un bagno e pensare lucidamente a quello che era successo quella sera.
STAI LEGGENDO
Harriet
Historical Fiction(Versione revisionata e definitiva de "La Passione della Ribelle") 1835 Lymington- Robert Pelham acquista una villa in stile rinascimentale nei pressi di Lymington; desideroso di passare un'estate in famiglia lontano dalla stagione londinese. Verso...