Fuoco e Pioggia.

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Nel messaggio, Victoria, chiedeva a Harriet di accostarsi vicino all'albergo e di attendere un suo messaggio. Il marito era tornato prima del previsto e lei gli aveva detto che Harriet aveva deciso di tornare a piedi accompagnata da Annie, la sua cameriera, per fare una passeggiata. Annie avrebbe aspettato che Victoria trovasse il modo di passarle un vestito da passeggiata e un pettine, poiché Harriet sembrava vestita più per un attacco in carrozza che per una passeggiata. Harriet si sarebbe cambiata e sarebbe entrata in compagnia di Annie, che l'avrebbe aspettata nei pressi del parco, in modo che Holfam non sospettasse nulla.
-Vostra cugina è un'ottima stratega, dovrebbe considerare la carriera militare.
-Mi servirá la vostra carrozza. Non ho dove cambiarmi.
-Non era comunque mia intenzione lasciarvi andare a piedi.
Harriet lo guardó sbuffando, lui si stava già sedendo sul sedile in pelle della lussuosa carrozza e non ci fece caso. Le porse la mano che lei afferró riluttante.
La mano di lui era grande, con lunghe dita affusolate e unghie estremamente curate, sul palmo aveva qualche callo tipico di chi gioca molto a scherma o tiene spesso le redini del cavallo, d'altronde quelli erano i passatempi preferiti dalla nobiltà.
-Tirate di scherma?
-Non spesso.
-Andate spesso a cavallo?
-Ho un allevamento di cavalli, ne compro molti, mi piace domarli e cavalcarli. Ma non vado spesso a cavallo, non quanto vorrei, il lavoro non me lo permette.
Harriet sistemó la gonna sul sedile chiedendosi di che genere di lavori stesse parlando, Edward sedeva dall'altra parte e osservava ogni movimento di lei. Era vestita con un semplice vestito azzurro, senza ricami, i capelli erano legati sulla nuca, ma qualche ciocca le ricadeva sul viso. Wilson guardava quella donna e sentiva una strana morsa al petto: era uomo di mondo, aveva conosciuto, desiderato e avuto molte donne, sapeva cosa doveva dire e come doveva muoversi; ma quando stava con Harriet si sentiva spaesato. Il carattere di lei lo infiammava, vuoi per rabbia o per passione, ma non riusciva mai a esserle indifferente. Lei era forte, indomabile, insolente ed arrogante, lo guardava con quegli occhi di ghiaccio e abbatteva ogni sua sicurezza.
Era lì perché ferito nell'orgoglio, voleva conquistarla per farle pagare quella lettera. Ma la verità è che nulla di tutto quello che faceva era recitato, si dimenticava spesso del motivo per cui si trovava a Dublino o perché tentava di conquistare quella ragazza, gli veniva spontaneo prendersi cura di lei e si muoveva quando lo faceva Harriet, come se fosse inevitabilmente attratto da quella donna.
A volte si sentiva ridicolo: aveva ferito i sentimenti di lei, perché lei non poteva fare lo stesso? Perché vendicarsi quando non ne aveva il diritto?
In quel momento vedendola davanti a sè, Edward pensó questo e si sentì debole. Il suo viso si fece cupo e volse lo sguardo al finestrino tentando di sbarazzarsi di quei pensieri.
Harriet notó il cambiamento d'umore ma decise di non parlare, anche perché non si sentiva mai molto lucida quando rimaneva sola con lui.
Passati quindici minuti, in cui il cielo si era fatto nuvoloso e una pioggia violenta aveva iniziato a battere sulla carrozza, arrivarono all'albergo.
Harriet fece per scendere a cercare Annie quando Edward la trattenne per il braccio.
-Non siate sciocca, siete riconoscibile. E nessuna persona con un po' di sale in zucca continuerebbe una passeggiata con questo tempo. Aspettate che lei si faccia viva e sentite cosa ha da dirvi.
Harriet rientró subito, lui aveva ragione.
Dopo qualche minuto Annie uscì dal portone dell'albergo con una coperta sulla testa.
Cercó con gli occhi Harriet, che subito si precipitò fuori facendole segno con la mano.
-Signorina, non potete rientrare ora. Dovete aspettare che il temporale finisca, io rimarró nelle mie stanze. Quando questo temporale passerà, mi farò trovare al parco. Vi prego fate attenzione e siate puntuale.
Pronunciando queste parole, Annie guardava dietro a Harriet verso la carrozza di Edward Wilson. Ancora non aveva digerito che ci fosse qualcosa fra i due: pensava che fosse Constance la sua favorita.
-E se dovesse durare tutta la notte?
-Non oltre le nove di sera quando il sole inizierà a tramontare, se non si fermerà entro quell'ora vi prenderò una carrozza a nolo e torneremo insieme con quella. Non posso venire con voi adesso, tenete il vostro pettine e il vestito.
Annie porse a Harriet una piccola borsa, che Harriet prese tremando. L'acqua si era fatta più violenta, e pur essendosi nascosta sotto a una sporgenza dell'albergo, l'aveva raggiunta e le stava bagnando la schiena.
-Perché non potete venire?
-Perché voi siete una cocciuta e vi cacciate nei guai sempre! Con Wilson poi, avete idea di come starà vostra sorella? Dovreste essere più discreta un giorno di questi vi rovinerete la reputazione!
Annie parlava spalancando i grandi occhi castani mentre il viso paffuto si faceva rosso di preoccupazione. Era così materna che Harriet non riuscì a trattenere il sorriso.
-Oh non sorridete voi! Non posso venire con voi perché sono l'unico tramite tra voi e vostra cugina e dovrei anche assicurarmi di trovarvi trasporto se le cose si mettono peggio. Non che mi piaccia sapervi con quel libertino, ma non c'è altra soluzione. Ora andate, stare qui è pericoloso e finirete per compromettervi.
Diede una spinta leggera a Harriet e rientró guardandosi insistentemente dietro, finché non vide la piccola dei Pelham rientrare nell'elegante carrozza di Wilson.
Harriet spiegó cosa era successo a Wilson.
-Mancano ben quattro ore alle nove mia cara. Questo compromesso mi piace.
Gli occhi di Edward si erano illuminati all'improvviso e Harriet si allarmó subito.
-Non provare nemmeno a.. ad...
Uno starnuto le impedì di finire la frase e Edward si avvicinò un poco.
-Non avvicinatevi, non mi fido ancora di voi.
-Siete bagnata? Fatemi vedere.
Harriet si spostó ulteriormente verso lo sportello della carrozza ma Edward la fermó tenendole il braccio.
Passó la mano sulla schiena di lei.
-Siete zuppa, dovete cambiarvi subito.
-Non davanti a voi.
-Harriet siate ragionevole, vi procurerete un malanno. Con questo tempo vi sarà difficile guarire da una febbre.
-Non davanti a voi.
Edward si guardó attorno: la sua carrozza era estremamente comoda, ma non così spaziosa da permettergli di girarsi e guardare altrove e lasciare che qualcuno si cambi con comodità.
-Usciró per un attimo, vi prego fate in fretta.
Harriet lo guardó aprire lo sportello, poi guardó fuori. Stava diluviando e la temperatura si era fatta fredda e pungente.
-Non uscite, neanche voi riuscireste a guarire la febbre se prendete freddo. So che è chiedervi troppo ma...
-Cercheró con estremo impegno di non farmi vedere da voi mentre vi spio.
Edward sorrise mostrando i denti bianchi e chiuse gli occhi voltandosi verso il finestrino della carrozza.
Doversi sforzare di non guardare sapendo che la donna che desiderava si stava spogliando proprio vicino a lui, fu un colpo basso al suo autocontrollo.
Harriet dal canto suo non gli toglieva gli occhi di dosso, timorosa di vederlo girarsi da un momento all'altro. Il freddo le rendeva le mani rigide e i movimenti difficili, ma si sforzo di sfilarsi il mantello e l'abito, poi realizzó un piccolo problema.
-Edward...
-Sì?
-Non posso slacciare il corsetto da sola.
Edward sorrise suo malgrado e Harriet si maledisse per avergli detto una cosa simile.
-No lasciate perdere, lo lascerò su di me.
-Non siate sciocca, non ha senso cambiarvi l'abito lasciando il vostro intimo bagnato.
Harriet avvampó e gli diede le spalle, mentre lui si spostava sul suo sedile e iniziava a slacciare con facilità i lacci del suo corsetto.
-Sembra che lo abbiate fatto molte volte.
-Quando necessario.
Harriet si scoprì infastidita, ma non riuscì a mettere a fuoco l'emozione perché le mani di lui continuavano a sfiorare la leggera sottoveste e procurarle piccoli brividi sulla schiena.
Edward era accaldato, cercava di mantenersi calmo ma quella situazione lo mandava fuori di testa. Mentre sfilava il corsetto, si rese conto che la vita di lei era naturalmente stretta, dalla curva elegante che scendeva con armonia fino a quella dei fianchi. Non riuscì a trattenersi oltre e fece passare la mano sulla sua schiena, rubando a lei un sospiro di piacere.
-Edward cosa state facendo...
-Harriet, vi prego.
Sussuró quelle parole sul lobo di lei, come una supplica, mentre con l'altra mano attirava il suo corpo a lui.
La mente della piccola Harriet corse alla casetta del bosco e quasi allarmata si dimenó con forza.
-Pensate di poter giocare con me?
Edward era ancora agitato e accaldato per l'estrema vicinanza di lei, la guardò con rabbia.
-Cosa diamine avete da dire adesso?
-Oh lo avete già fatto, mi avete già tentata e già mi sono abbandonata a voi. Vi siete preso gioco di me e mi avete umiliata.
-Siete solo una stupida e non conoscete gli uomini.
Edward si fece minaccioso, ma l'ostinazione negli occhi di Harriet non lasciava via di scampo.
-Sapete perché l'ho fatto, signorina Pelham?
-Ditemelo. Non lo so.
Harriet voleva sembrare sicura ma la sua voce tremó un poco, tradendola.
-L'ho fatto perché vi ho desiderata dal primo momento che vi ho vista...
Edward mise le mani sullo sportello vicino a Harriet e si avvicinò pericolosamente a lei, che ora lo guardava con estrema attenzione e quasi ipnotizzata dai suoi occhi.
-Perché il vostro carattere mi manda in bestia, perché non ho mai incontrato una donna così forte, indomabile, perché non ho mai desiderato qualcosa con la stessa forza con cui ho desiderato voi...
I due erano a pochi centimetri l'uno dall'altro, Harriet sentiva il fiato caldo di lui sulle labbra, lui era inebriato dal profumo di lei.
-Perché vi ho sempre voluta per me, ogni istante da quando vi conosco. Quando ho assaggiato queste labbra...
Edward sentiva di poter morire, mentre passava il pollice sulle labbra rosee di lei.
-Quando vi ho avuta tra le braccia, mentre mi baciavate, mi stringevate a voi... mi siete stata negata così violentemente dalla voce di vostro padre che mi è sembrato di impazzire.
Harriet prese il viso di lui tra le mani e lo bació. Sì dimenticó di ogni cosa, di chi fosse lei, di chi fosse lui, di ogni cosa passata. Lo bació e lui la prese tra le braccia, le accarezzò i capelli, torturó la sua schiena con leggeri tocchi, mentre Harriet ansimava presa dal desiderio.
Gli slacció la camicia e bació il torace ampio di lui, posó la sua lingua sul suo collo, gli mordicchió il lobo.
Lo conquistava con baci inesperti ma audaci, si muoveva su di lui con sinuosità. Edward non riusciva più a trattenersi, l'erezione gli stava quasi dolendo.
-Harriet respirate, tesoro mio piano...
Le prese la nuca e l'attiró a sè, la bació con passione poi la distese sul sedile e si abbassó fino alle sue gambe, risalendo con la mano fino alle sue cosce mentre le spostava la veste.
Harriet, che tutto era fuorché incosciente, si allarmó e lo fermó.
-No, questo no.
Edward la guardò divertito.
-Questo cosa?
Mentre le parlava continuava ad accarezzarle la pelle lattea, facendole venire brividi di piacere su tutta la schiena.
-Lo sapete bene. Non voglio che vi prendiate la mia...
-La vostra?
Le labbra di lui mormorano quelle parole mentre erano posate sul ginocchio di Harriet. Lei sentiva il bisogno di qualcosa, era come se avesse bisogno di colmare un vuoto e non sapesse come.
-Vi prego Edward...
-Non mi prenderò la vostra purezza, lasciate solo che vi dia piacere.. fidatevi di me...
Harriet lo guardó con circospezione e non tolse le mani, lui senza fatica le spostó e risalì con le labbra fino all'interno coscia di lei. Quando Harriet vide dove si stava dirigendo, si sentì avvampare e morire dalla vergogna.
-No, non fatelo vi prego.
-Avete un odore così buono, lasciate che vi assaggi...
A queste parole Harriet, che del rapporto fra uomo e donna conosceva solo quello che la madre le aveva detto (perché si sa, è assolutamente scandaloso che venga detto troppo a una vergine) non immaginava neanche lontanamente che qualcuno potesse posare la bocca... lì.
Cercó di chiudere le gambe ma Edward le tenne bloccate, mentre maneggiava con le mutande per spostarle.
Lei aveva un odore invitante, la sua pelle odorava di lavanda e vaniglia e non aveva mai posato le mani su una carne tanto morbida e bianca. Harriet lo sentiva avvicinarsi alla sua intimità e si coprì la faccia con entrambi le mani.
-Guardatemi Harriet. Siete bella, non avete nulla di cui vergognarvi...
Le mani di lui spostarono il leggero pelo sul pube di lei, Edward soffió sulla sua intimità strappandole un ansimo di piacere. Poi posó la lingua sulle sue labbra, era bagnata a calda.
Edward non si era mai sentito così, l'erezione gli pulsava e lui riusciva a malapena a trattenersi dal farla sua. Ma in quel momento sentiva il bisogno di farla godere, per lui, voleva sentirla sussurrare il suo nome mentre lui le torturava le carni.
Harriet tremava, travolta dal piacere, stringeva la testa di lui fra le cosce mentre uno strano calore iniziava a bruciarle il basso ventre.
-Edward...
Lui continuó a muovere la lingua attorno al turgido clitoride, beandosi della voce supplicante di lei mentre pronunciava il suo nome.
Si fermó per guardarle il viso e la situazione peggioro: le labbra di lei erano gonfie e rosse, sembravano supplicarlo di baciarle, il viso era arrossato e gli occhi di lei lucidi.
-Vi prego non fermatevi.. Edward io...
Lui la guardò, voleva sentirla parlare.
-Cosa volete Harriet?
-Edward...
-Ditemi cosa volete ed io lo farò..
Lui era su di lei, le bació le labbra perché non riusciva a fare altrimenti e le spostó i capelli.
-Ditemelo Harriet.
-Io voglio che finiate... quello che stavate facendo...
Edward sorrise divertito.
-Volete sapere cosa arriva dopo?
Harriet lo guardò con gli occhi grandi, imbarazzata annuì: si sentiva priva di volontà in quel momento.
Edward l'accontentó, con la lingua esperta succhió, leccó e bació il clitoride, mentre con un dito entrava ed usciva dentro di lei. Harriet fu travolta da spasimi e inizió a tremare da capo a piedi, sussurró il nome di Edward mentre si abbandonava all'orgasmo.

Un'ora più tardi Harriet era vestita e pettinata, ancora sconvolta tra le braccia di Edward. La carrozza si stava muovendo verso il parco, facendo traballare i due.
-Si chiama orgasmo, mia piccola colomba.
-Orgasmo. Anche voi uomini provate una cosa simile?
Harriet lo guardó curiosa, lui rise prendendosi gioco di lei.
-Oh sì mia cara, anche noi uomini.
-E come fate... intendo...
Edward la guardò con ardore e le prese la mano, la portó sui propri pantaloni.
-Sentite?
Harriet sentì un grosso rigonfiamento e arrossì.
-Voi, mettete tutto questo all'interno di... insomma solo così provate piacere? Mi sembra un po' troppo grande come fa ad entrare? È sempre così duro, non è fastidioso?
Edward era stranito: Harriet ne parlava liberamente, era curiosa, voleva capire. Lo guardava con quegli occhi grandi e non capiva l'effetto che aveva su di lui in quel momento.
-No signorina, non è l'unico modo per provare piacere. Una donna può darci piacere in molti modi. Può entrare, basta solo sapere come farlo entrare, la donna deve essere pronta ad accoglierci. E no, non è sempre duro, è così ora perché vi desidero.
Harriet distolse lo sguardo. Lui l'aveva vista nuda, aveva toccato il suo corpo. A volte le capitava di sentire le matrone del ton parlare di donne sporche che si lasciavano toccare dagli uomini. Ricordó un paio di episodi in cui qualche signore aveva allungato troppo le mani e lei allora sì, si sentì sporca come dicevano le matrone. Ma con Edward non si era sentita sporca, neanche per un minuto. Era come se il suo corpo fosse stato creato per essere toccato da lui.
-Quindi ora abbiamo seppellito l'ascia.
-Voi l'avete fatto?
-Sono venuto qui per vendicarmi di voi Harriet.
Lei si staccó da lui e lo guardó con accusa.
-Quella lettera che mi avete lasciato, non sono mai riuscito a digerirla. La vostra lontananza non mi ha aiutato, ho deciso di trovarvi e giocare con voi e i vostri sentimenti. Poi vi ho vista alla fiera, al ballo di Worthon e mi sono sentito così stupido.
Edward guardava fuori, mentre la pioggia iniziava a scemare lentamente.
-Non voglio tormentarmi di più Harriet. Sono arrivato alla conclusione che non vi cambierei, che non vi vorrei diversa. Che non riesco a starvi lontana, che non sopporto di vedervi con altri.
Harriet si riavvicinó a lui.
-Perchè mi avete provocata così tanto dall'inizio?
-Perché la signora Bourghes tesseva le vostri lodi alla mia entrata. E mi incuriosivate.
-Non avete risposto alla mia domanda.
-Perché solitamente non mi attirano donne così impossibili.
Harriet tirò un piccolo colpo al braccio di Edward che la prese tra le braccia ridendo.
-Ora andate, la vostra cameriera è là fuori.
Avvicinò il viso a quello di lei e la bació con trasporto e violenza. Quando si staccò da lei Harriet era rossa in viso e respirava a fatica.
-Ricordate questo bacio quando sarete nella vostra camera. Pensatemi, pensatemi sempre.

Quando Annie accompagnó Harriet da Victoria e Holfam, la cugina comprese subito che era successo qualcosa.
Cercó di trovare il modo e il tempo di parlare in privato con la cugina, ma la compagnia impedì loro di farlo e subito dopo il marito insistette per cenare insieme.
Harriet era rilassata, di buon umore, sorrideva spesso e non contestava nemmeno i commenti maschilisti di Holfam.
Qualche tempo dopo, Victoria entró emozionata nelle stanze di Harriet e la costrinse a raccontarle tutto.
Harriet tralasció i dettagli troppo fisici, si limitò a dirle che si erano baciati e che lui le aveva spiegato molte cose.
-Vi ama Harriet?
-Non siate sciocca.
-Harriet io... non appoggio tutto questo.
Harriet alzó il sopracciglio e la cugina incroció le braccia.
-Non potete divenire amanti, siete di nobile famiglia entrambi. Rovinerà il vostro nome e voi non potrete fare nulla. L'attrazione è inutile se non segue il matrimonio, finirete nel suo letto e nulla più.
-Vi correggo: sono io a decidere come e quando si rovinerà il mio nome. E al massimo sarà lui a finire nel mio letto: sono una Pelham, non faccio niente che non sia io stessa a volere, non è un uomo a portarmi a letto. Ah, e comunque non andrò a letto con Edward Wilson, conosco i miei limiti.
Victoria andó a dormire rassicurata da Harriet quella sera.
Quest'ultima invece non riusciva a credere totalmente alle proprie parole: quella notte si addormentò ricordando le braccia di lui attorno al proprio corpo, il bacio di fuoco con cui le aveva marchiato le labbra.
Chiuse gli occhi mentre tutto il suo corpo bruciava al ricordo di lui.
Così faceva Edward nelle proprie stanze, frustrato e nervoso mentre beveva il suo bicchiere di brandy. Bruciava di desiderio da quando l'aveva vista vicino al ponte coperta dal suo mantello scuro. Aveva bisogno di farla sua, di sentire la sua carne sotto la propria.
-Per gli inferi! Quando mai mi sono ridotto così per una donna?

CIAO BELLISSIMEEEE
So che mi state odiando moltissimo perché ho completamente abbandonato questa storia. Sto cercando di sistemarla e continuarla, ma ho bisogno di qualche capitolo per riprendere la mano. Voi come state? Come state passando queste vacanze?

HarrietDove le storie prendono vita. Scoprilo ora