Il ballo (Revisionato)

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-Vi diró anche che la marchesa fa il bagno non una, ma ben due volte a settimana! Si mormora che sia piuttosto in voga in Francia, la marchesa è sempre così attenta alle mode di Parigi, si circonda solo di sarti francesi e, signora Pelham, avete notato che ultimamente ha preso anche a parlare  con l'accento francese?
-Oh sì mia cara, trovo che alla marchesa si addica molto vero Constance? Parlatemi del signor Wilson piuttosto, sbaglio o non è ancora arrivato?
-È piuttosto scortese arrivare in ritardo a un evento in casa propria ma sapete, anche il signor Wilson è piuttosto eccentrico, un buon partito sicuramente: quindicimila sterline l'anno e ha dei vasti possedimenti anche nel nuovo continente. Ma badate bene a lui, parlo sopratutto a voi care ragazze, ha una condotta riprovevole ed ha fama di essere un libertino.
-Signora Bourghes, come potete essere così crudele? Il signor Wilson è assolutamente rispettabile!
La voce di Constance era bassa e più acuta del solito, Harriet ne fu subito irritata e si giró a guardare la sorella con indolenza.
-Mia dolce Constance: non importa quante donne disonora un uomo, rimarrà sempre rispettabile. È a parti inverse che non funziona.
-Solo perché vivete nell'epoca in cui il valore di una donna si misura dal sangue con cui macchia le lenzuola e non dalle vere altre virtù. Insomma signora Bourghes, mi duole risultarvi scortese ma ne siete complice anche voi: parlate di sterline, buoni partiti e ci consigliate di stare attente, come se fossimo merce in vendita e non esseri umani con un cuore e una testa.
-
La voce di Harriet era bassa ma chiara, la signora Bourghes si agitò visibilmente a quelle parole, rimprovero e indignazione si dipinsero prima sul suo volto poi su quello della madre.
-Harriet come potete dire simili sciocchezze, i libri vi hanno dato alla testa bambina mia- fu il commento della signora Bourghes.
-Almeno io ho il buon senso di aprirne uno a differenza vostra.
-Harriet ora basta! Perdonatela signora Bourghes, non sa di cosa parla. Deve essere agitata, sapete, ancora non si è abituata al clima di Lymington.

La donna avrebbe finto comprensione e mantenuto un atteggiamento gentile fino a qualche tempo più tardi, quando, ormai lontana da signora e signorine Pelham, avrebbe parlato a gran voce dell'insolenza e della maleducazione della giovane Harriet, definendola volgare, arrogante e senza pudore.

Il signor Wilson ebbe la fortuna (o la condanna) di entrare nell'esatto momento in cui la signora Bourghes, ormai al secondo bicchiere di punch, si accingeva a ripetere nuovamente la sua opinione sulla giovane Pelham.
Edward Wilson e la marchesa entravano con passo leggero facendo piombare il silenzio nel grande salotto, ma la voce squillante e instabile di Caterina Bourghes non dava segno di volersi fermare.
-Di che sta parlando?
-Della signorina Pelham. Harriet, la giovane, non ha fatto altro che far parlare di sè da quando è arrivata a Lymington. A quanto ho compreso ha una lingua tagliente come un rasoio, deve aver indispettito la signora Bourghes.
-Ho sentito dire che il padre è piuttosto permissivo con la figlia.
-Lo è per certo e la piccola dei Pelham ne è consapevole: a differenza di Constance la maggiore, è piuttosto indolente quando si tratta di rispettare regole e consuetudini, spesso è volutamente sgradevole. C'è chi la trova affascinante e arguta e chi irrispettosa e inadeguata.
-Lasciamo la famiglia Pelham per ultima, voglio conoscere la ragazzina.
-E così ha attirato la tua attenzione.
-Le donne irriverenti mi attirano quanto un numero di circo: molto intrattenimento ma nessuna attrazione suppongo.-
La marchesa sorrideva tra sé e sé: sapeva benissimo che il figlio era curioso, abituato ad avere a che fare con donne accomodanti e docili, sentir parlare di uno spirito di fuoco come quello di Harriet Pelham aveva fatto comparire una strana luce nei suoi occhi.
La marchesa e il figlio salutarono e diedero il benvenuto a tutti gli ospiti, lasciando volutamente la famiglia Pelham per ultima.
Pauline Wilson ebbe conferma dei suoi dubbi quando il figlio posò lo sguardo sulle signorine Pelham: se la maggiore non gli provocò reazioni, alla vista di Harriet il suo corpo si irrigidì.
La madre aveva volutamente omesso la descrizione fisica delle due ragazze, così, quando Wilson si ritrovò a contemplare un viso di porcellana incorniciato da riccioli neri come la tenebra, occhi cristallini ed allungati su tratti che sembravano scolpiti sul marmo, la sua curiosità mista alla sorpresa divennero evidenti.
-Edward caro, lascia che ti presenti la signora Marie Pelham e le figlie, Constance e Harriet Pelham.
La signora Pelham si affrettò ad inchinarsi con grazia seguita da Constance, Harriet sembrava completamente indifferente e si inchinò appena stando volutamente dietro alla madre.
-È un vero onore conoscervi signor Wilson, abbiamo tanto sentito parlare di voi.
-L'onore è mio signora Pelham.
Constance fece un passo in avanti con voluta timidezza.
-Questa caro, è Constance Pelham la figlia maggiore.
-Lieto di far la vostra conoscenza signorina, vi trovate bene qui nello Hampshire?
-È un piacere conoscervi, vi ringrazio per l'invito. Oh, lo Hampshire mi piace moltissimo, Lymington è davvero graziosa e la sua gente molto cordiale!
Edward sorrise: Constance era graziosa, aveva dei tratti docili e fanciulleschi e dei grandi boccoli dorati che le incorniciavano il viso; lo guardava con vivo interesse e impostava il tono della voce in modo palese quando si rivolgeva a lui.

Spostò infine lo sguardo verso Harriet e non aspettó presentazioni.
-Voi invece siete la signorina Harriet, ho molto sentito parlare di voi.
-Potrei dire lo stesso, la vostra rendita è sulla lingua di ogni ragazza in cerca di marito.
-Suppongo anche sulla vostra.
-Dei vostri denari non me ne faccio nulla.
Gli occhi color miele di Edward sfidavano con zelo quelli adirati di Harriet. La signora Pelham ormai esasperata si apprestava a intervenire un'ulteriore volta per rimediare ai danni della figlia.
-Signor Wilson, io vi pregherei...
-Signorina Pelham, vorrei chiedervi il primo ballo.
La marchesa guardava il figlio con circospezione, quell'entusiasmo improvviso la allarmava.
Constance e la Signora Pelham erano visibilmente sorprese: la prima sperava di cuore in un rifiuto che rovinasse Harriet agli occhi dei Wilson, la signora Pelham già pensava a come avrebbe annunciato il loro fidanzamento.
-Con grande piacere signor Wilson.

Harriet posò le dita affusolate sul braccio muscoloso di Edward. Ammise interiormente che fosse un bell'uomo: aveva una figura imponente senza essere troppo robusta, la mandibola era definita e squadrata, il naso dritto. Nel suo viso spiccavano gli occhi di un caldo color miele e le labbra dalla curva sensuale; trovò gradevoli anche i capelli leggermente lunghi, schiariti dal sole e la pelle abbronzata. Dovette sforzarsi di non guardarlo più del dovuto.
Man mano che si spostavano verso il centro della grande sala, iniziava a chiedersi perché si fosse comportata così: l'aveva volutamente provocata eppure aveva accettato subito di ballare con lui, per una mente fredda e razionale come la sua era del tutto insensato.
I due si fermarono a metà sala e la mano ferma del signor Wilson diede il via all'orchestra: un waltzer. Si avvicinarono e sul viso del signor Wilson comparve un ghigno compiaciuto.
-Siete così acida di natura o riservate il vostro sdegno solo a determinate persone?
-Devo recitarvi la parte della ragazza docile?
-Dovete smetterla di fare la bambina isterica con me, la vostra presunzione riservatela ad altri.
Harriet sentì la rabbia montare e tentò di allontanarsi da lui, ma una mano solida la teneva ancorata e gli occhi di Edward la guardavano con rimprovero.
-Non vi consiglio di farlo: avete accettato di ballare con me, andarvene ora sarebbe molto scortese.
-Mi parlate voi di scortesia? È comico.
-Abbassate la spada: abbiamo iniziato male, ma non vi sono nemico. Vi piace stare qui?
Harriet lo guardò con diffidenza, si muoveva con grazia decisa e la teneva tra le braccia con una sicurezza quasi fastidiosa. Molte persone si erano girate a guardarli, qualche signora con invidia, altre con sorpresa. I signori invece sembravano conquistati dai movimenti aggraziati di Harriet: se il carattere scoraggiava molti animi, la bellezza magnetica di lei e l'eleganza dell'abito color panna attiravano sguardi di ammirazione e desiderio.
-Non mi piace Lymington, non vedo l'ora che finisca l'estate per ritornare a Brighton.
-E negarmi il piacere di provocarvi? Siete crudele.
-Voi sfacciato, vi illudete se pensate di poter influenzare il mio umore.
-Eppure sembravate arrabbiata quando vi dimenavate qualche minuto fa.
-Più che arrabbiata pentita, accettare di ballare con voi è stato un errore.
-Per voi, io non sono pentito. Ho tra le braccia una donna intelligente, incredibilmente bella anche se terribilmente insopportabile, ma su questo possiamo sorvolare. Da qui ho anche una bella visuale oltretutto.-
Harriet che si era calmata alle prime parole, aveva poi spostato lo sguardo sul viso di lui e, quando aveva notato dove fossero posati i suoi occhi iniziò a maledirsi per aver indossato un abito così scollato e arrossì di tutto punto.
-Siete spregevole.
-Non sono cieco. Mi concedete anche il secondo ballo?
-Ve lo concedo.

Robert Pelham osservava la scena divertito: era una schermaglia d'amore palese, palpabile e chiara a tutti. Si augurava di vedere la figlia uscirne vincitrice, non avrebbe sopportato di vederla soffrire.

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