Capitolo 3

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BAU TEAM

Dopo quasi tre ore di macchina, Prentiss parcheggiò il suv in dotazione dall'FBI accanto al marciapiede di quel quartiere eccentrico, ma quantomeno accogliente. Lei era abituata a grattacieli, condomini grigi con finestre rettangolari e, nella migliore delle ipotesi, case indipendenti con giardino. Georgetown invece era un tripudio di colori. Quelle che avrebbero dovuto essere case a schiera tutte identiche, erano in realtà completamente diverse tra di loro. A partire dalle scale d'ingresso, i muri dai colori più classici fino al blu e al verde, le porte e le finestre dagli stili del tutto originali, per finire con i tetti dalle forme più curiose; alcuni addirittura contigui con due case, ma realizzati per apparire diversificati tra loro. La cosa positiva era che c'erano molte strade a traffico limitato, questo rendeva la presenza delle macchine quasi inesistente e la tranquillità era garantita.

-Carino come posto.- fu il commento di Spencer una volta sceso dall'autovettura.

-Sei serio?- Emily lo guardò scioccata.

-Malgrado la diversità delle costruzioni, nel complesso sembra di stare in mezzo a un dipinto. Lo sapevi che è una comunità non incorporata del Kent County? Non è molto conosciuta, sebbene sia una grossa attrazione per i turisti. Tuttavia, si preferisce parlare del Maryland in generale, come una delle prime tra le tredici colonie che si ribellarono al governo britannico, dando inizio all'indipendenza delle colonie dell'America del Nord, guadagnandosi così il nome di Old Line State, ovvero: lo Stato della vecchia prima linea.-

Emily si voltò a guardarlo con un sopracciglio alzato, sapeva che era una cosa intrinseca al ragazzo comportarsi così e sotto un certo punto di vista lo trovava divertente. Perciò sorrise.

-Secchione.- Reid sorrise a sua volta, abbassando la testa come fosse un ragazzino.

-Avanti genio, qual è il nostro numero?- domandò con un sospiro rassegnato la collega.

-Il 5.- rispose Spencer, facendo subito vagare lo sguardo di porta in porta.

-lo trovarono alcuni metri più avanti, sul lato destro. Una scala da sette gradini bianchissimi curvava verso destra, portando ad una porta azzurro cielo sormontata da una struttura in pietra bianca con tanto di arco e tettuccio sulla sommità. La facciata dell'abitazione non era tutta dritta, ma a sinistra sporgeva in avanti, come i piedi di una torre. Sopra la porta vi era una finestra soltanto, di fianco si affacciavano ben quattro finestre: due al primo piano e due al pian terreno. Il tetto era lavorato con una ringhiera in pietra bianca a circondare la parte obliqua di tegole su cui poi faceva capolino il camino.

-Però, carino!- commentò Emily col naso rivolto verso il cielo, senza mettere troppo entusiasmo nelle parole.

-Chissà perché non mi sarei aspettato niente di diverso.-

-Che vuoi dire?-

-Dopo la morte della moglie, Hotch lasciava i figli dalla cognata. Dopo un trauma del genere, vivere in un ambiente come questo può favorire un'elaborazione e una guarigione più veloce della psiche. Guada la porta, dai segni sui lati si nota chiaramente che è da un bel po' che nessuno ci dà una bella mano di vernice.-

-Intendi che non è stata più riverniciata da quando Jack e Serena erano piccoli?-

-E' probabile, ma ovviamente sono solo ipotesi. Quello di cui sono sicuro è che il colore azzurro non è stato scelto a caso. Dalle incrostazioni oserei dire che questa porta in precedenza doveva essere rossa.- spiegò il dottore. Adesso era il momento della verità.

Emily suonò il campanello un paio di volte. Non dovettero attendere molto, una donna sula cinquantina aprì loro con un bel sorriso in volto. Spencer non poté fare a meno di notare che dal funerale della sorella non era cambiata poi molto. Aveva gli stesso lineamenti di Haley, gli occhi chiari e i capelli biondi. L'unica differenza era che lei li portava mossi, non lisci.

Hotch invisible to his DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora