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                                                                                                HOPE

Che noia. Non ci capisco quasi niente di quello che dicono quello stronzo e il preside, ma ad intuito stanno parlando di quanto malefica sono per aver picchiato un povero ragazzo indifeso che ovviamente non é venuto da me per attaccar briga.

<<Whiteness! Mi stai ascoltando?>> Sí, e non vedo l'ora di non doverlo piú fare.

<<Sí, signore.>>

<<Allora dimmi perché hai picchiato Lucas.>>   E perché? Tanto cosa cambia?

<<Sinceramente?>>

<<Al cento per cento.>> Va bene; l'ha voluto lui.

Mi volto verso Lucas che é seduto vicino a me: l'ho ridotto male. A occhio e croce non potrá mangiare niente di solido per un mese. Lo guardo dritto nei suoi occhi azzurri e comincio a parlare al preside senza voltarmi.

<<L'ho picchiato perché ne avevo abbastanza del suo comportamento sessista da stronzo egoista.>> Ho detto la veritá al cento per cento.

<<Basta, ne ho abbastanza! Fuori dal mio ufficio, tutti e due. E se non avrete fatto pace entro tre giorni, ve ne potrete andare con una sospensione di una settimana a testa.>>

Ma manco per idea che faccio pace con lui. Lucas é praticamente volato fuori e io l'ho "seguito", ma con piú calma.

Guardo che ora é "14:17, accidenti ho perso il bus! E scommetto che per aspettarmi l'ha perso anche Alex." io posso andare a casa a piedi, ma lui abita a venti chilometri da qui; gli presteró la mia moto.

Scendo le scale ed esco in giardino, ad una cinquantina di metri vedo Alex seduto su una panchina davanti al parcheggio. 

Quaranta metri, trenta metri, venti metri, dieci metri... <<Hope!>> e ora che c'é? Ovviamente senza neanche il bisogno di voltarmi capisco che Lucas ha bisogno di prendersi qualche pugno in piú; mi fermo e mi giro. Con il fiatone e con tutta la rabbia del mondo esita un secondo e poi fa partire il suo pugno chiuso e stretto verso la mia guancia; pugno che fermo subito. 

<<É tutto qui quello che sai fare?>> Non mi vá piú di tenere la bocca chiusa, vuole picchiarmi? Che lo faccia "per bene". Fa un passo verso di me, ci saranno circa dieci centimetri tra di noi calcolata anche la differenza di altezza, ma non indietreggio; vediamo cosa sa fare.

<<Io uno stronzo sessista?>> Dal suo tono capisco che porta molto rancore, ma allo stesso tempo si interessa verso di me. Questa volta non faccio in tempo a contrastare la sua mossa, eravamo troppo vicini. Sento un qualche osso della mia faccia, non rompersi, ma come ammacarsi.

Faccio due passi indietro e sputo sangue. Vedo con la coda dell'occhio Alex che si alza pronto a venire verso di noi, ma con la mano dietro la schiena gli faccio un cenno di restare lí dov'é, cenno che comprende...ma resta in piedi; a volte é fin troppo protettivo nei miei confronti.

Mi riavvicino verso Lucas <<Ora siamo pari non ti pare?>> Chiedo non perché sono debole, ma perché voglio chiudere questa storia.

<<No che non mi pare.>> In una frazione di secondo grazie al suo pugno nel mio stomaco mi trovo a terra sul fianco sinistro a tossire cercando di non vomitare. Vedo lui torreggiare su di me con uno sguardo cosÍ tanto soddisfatto.

<<Figlio di puttana.>> dico con la voce che mi resta. Lui senza dire una parola se ne va e sento subito dopo i passi veloci di Alex che corre verso di me.

Cerco di tirarmi sú; ripiombo a terra. Ho le lacrime agli occhi ma non mi viene da piangere.

<<Ehi, calma>> mi dice con voce dolce mentre si inginocchia per terra vicino a me.

Tossisco ancora <<S-sto bene...>> la mia voce é paragonabile al respiro affannoso di un cane con la bocca aperta.

<<No che non stai bene. Vuoi che chiami qualcuno?>> 

<<No, adesso mi alzo>>

<<Ti aiuto.>>

<<Non serve!>> mi aggrappo lo stesso al suo braccio. Ora sono in piedi.

<<Ci sei?>>

<<Sí.>> gli lascio il braccio.

E ricado per terra svenuta.

HOPE: La speranza incisa nel nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora