<Capitano!> gridò Jane mentre il suo superiore veniva colpito da un colpo vagante di cannone. Solo allora si accorse della gravità della situazione, tutto intorno a lei vi erano centinaia di soldati e miliziani che gridavano e facevano fuoco sull'infinita ondata di robot Faro che a loro volta rispondevano con dosi ancora più massicce di proiettili.
<Dobbiamo salvarlo!> gridò di nuovo, lanciandosi al suo soccorso ma fu trattenuta da un suo compagno. <Ormai è troppo tardi...> le disse, indicando verso il loro superiore, sul cui corpo si era posato un robot di classe ACA3 Scarab, intento a convertire la carcassa in carburante. Vedendo come la macchina divorasse il cadavere, Jane si bloccò per il terrore ma presto sentì una profonda collera crescerle dentro, più grande di quella che aveva provato negli ultimi mesi, un odio spropositato verso quelle macchine che le avevano portato via il suo mondo e la sua famiglia. Così afferrò stretta la sua railgun, puntandola verso la macchina insettoide che nel frattempo si era voltata verso di lei e senza pensarci due volte premette il grilletto. Subito il proiettile di metallo venne sparato a grande velocità emettendo un forte bagliore luminoso che quasi la accecò. Appena l'oggetto colpì la macchina la fece sbalzare di qualche metro creando un buco fumante sulla sua corazza e mettendola completamente fuori uso. Una macchina in meno ma come l'esercito aveva già appreso a sue spese per ognuna che viene distrutta altre dieci ne prendono il suo posto e altri dieci uomini muoiono, uno sciame infinito e inarrestabile.
<Si! Ecco cosa vi meritate bastardi!> esultò allora Jane seguita dai suoi compagni ancora tremanti e provati dalla fatica ma si zittirono tutti dopo che un enorme boato riempì l'aria. A circa mezzo chilometro di distanza un palazzo stava venendo ridotto a brandelli da numerosi e giganteschi tentacoli meccanici che si arrampicavano come edera, stritolando e spaccando i numerosi piani. Ci vollero pochi minuti perché tutto ciò cessasse, poi dalle macerie comparve un titano BOR7 Horus scortato da migliaia di ACA3 Scarab e FSP5 Khopesh pronti alla scontro e da altri che venivano prodotti dalle fonderie del colosso.
<Horus in vista, preparatevi!> si sentì urlare tra la folla mentre i soldati si riposizionavano e i carri armati puntavano le loro gigantesche armi contro il nuovo bersaglio. Lei invece rimase ferma, era il primo Horus che vedeva di persona, di solito solo i soldati migliori e squadre d'élite specializzate venivano mandate ad affrontavano quelle macchine, mentre il massimo di istruzione che aveva ricevuto nei sei mesi che aveva passato nell'esercito è stato un veloce corso sulle armi da fuoco e sul funzionamento dei robot Faro per poi essere spedita in missioni minori sulle isole dell'atlantico. Restò immobile per parecchio tempo finché un missile sparato da un Khopesh in lontananza le sfiorò la faccia, riportandola alla realtà.
Davanti a lei si era avvicinato un gruppo di Scarab, erano in cinque, tutti girati nella sua direzione e pronti a fare fuoco. Dopo neanche un momento si trovò sommersa da un'ondata di proiettili incendiari. Mentre cadeva a terra si sentì afferrare per un braccio e trascinata via, era un suo compagno, l'aveva messa al sicuro e aveva tirato una granata in mezzo alle macchine. <Qui fuori è un inferno, dov'è quel maledetto supporto aereo?!> lo sentì gridare mentre veniva nuovamente presa e portata al sicuro e tutto si faceva nero.
Fu risvegliata dal rumore di numerosi caccia che sfrecciavano sullo sciame in avanzamento mentre scaricavano tutto il loro arsenale sul colosso, senza però riuscire a scalfire la sua corazza. <Finalmente ti sei ripresa!> si senti gridare addosso <La situazione sta volgendo al peggio e ci farebbero comodo delle braccia in più, quindi muovi il culo e vieni a dare una mano!>. Ci volle un po' prima che la vista di Jane ritornasse e quando lo fece si trovò davanti un uomo imponente e calvo tutto sporco di polvere e pieno di cicatrici. <I bombardamenti non stanno avendo nessun effetto signore!> gridò un soldato nella loro direzione <Merda! Se quel bestione esce vivo da questa città non ci impiegherà molto a mettere a ferro e fuoco l'intero stato di New York!>. Anche se poteva sembrare esagerato, quell'uomo aveva ragione: con tutto il metallo che avrebbe recuperato e senza nessuno a fermarlo sarebbe stato in grado di replicare abbastanza robot da divorare tutte le forme di vita del paese in poche settimane.
<Notizie sul progetto Zero Dawn?> chiese speranzosa Jane ma fu ricambiata con un'occhiata gelida. <Ah, quindi tu sei una di quelli che credono in quella stronza? Bhe, voglio dirti una cosa: Zero Dawn non sarà mai completato perché non esiste, tutti i finanziamenti se li saranno già mangiati nella costruzione di bunker sotterranei. Hai mai sentito parlare dell'Odissea? Quella nave spaziale mezza relitto ferma in orbita dal 57? Alcune mie conoscenze mi hanno fatto sapere che sta vendendo completata proprio in questo momento, "fonderemo una colonia su un altro pianeta" si certo, ve lo dico io, quelli se la vogliono svignare mentre noi siamo qui a morire come cani, spero possano bruciare all'inferno! Comunque spero che questo discorso ti sia stato d'aiuto Jane, ora muoviti!>
La battaglia continuava a imperversare e a ogni minuto che passava si faceva più dura per l'esercito. Lo sciame Faro era immenso e feroce, ad aggravare il fatto alcuni robot, chi arrivato dall'Atlantico, chi staccatosi dal gruppo principale, iniziarono ad aggirare la città chiudendo le forze armate in una morsa. Verso sera la situazione era sul punto più critico, i soldati avevano già perso 10 km di terreno e non potevano indietreggiare ancora a causa dello sciame che ormai li aveva completamente circondati, altri tre titani di classe Horus, attirati dallo scontro, si erano aggregati alla massa, portando con se i loro minion, infine ogni tipo di supporto aereo era stato abbattuto prima di poter arrecare danni consistenti. New York era ormai spacciata.
<Capitano! Lo sciame ha fatto breccia tra i nostri uomini, ci stanno decimando tra i ranghi, quali sono gli ordini?> <Sei ancora tu ragazzina? Non avrei mai pensato che saresti durata così tanto. Fai ciò che vuoi, prova a scappare, potresti essere abbastanza fortunata da sopravvivere per 10 metri. Ormai siamo tutti morti, nulla ha più importanza ora...>. A sentire quelle parole Jane fu presa da una profondo disturbo misto a paura che però mutò presto in qualcos'altro, come quella mattina una profonda ira nacque in lei, forse ancora più forte della precedente, così prese per le spalle l'uomo e lo scaraventò contro il muro <Quindi è così che tratti il sacrificio di migliaia di persone?> gli gridò in faccia con gli occhi iniettati di sangue <Loro sono tutti quanti morti per una sola cosa, la stessa ragione che abbiamo noi due di trovarci qui, perché altri possano essere in grado di vivere. Ho lasciato la mia famiglia e mi sono arruolata per poterle dare un futuro, o almeno la speranza che tutto questo un giorno posso essere soltanto un ricordo e lei ora mi sta dicendo di arrendermi e di lasciare che quegli orrori ci dissolvino in carburante? Finché sarò capace di impugnare un'arma io continuerò a combattere, a differenza di qualcuno!> <Tu mi stupisci davvero con la tua determinazione ma a meno che tu non abbia un asso nella manica non andremo lontani> <Forse io non avrò un asso nella manica ma conosco un posto dove ne hanno uno: a 2000 miglia da qui c'è una base militare ancora in piedi, hanno un silos con un LGM-30 minuteman funzionante, se ce lo sparassero addosso ogni cosa nel raggio di 8 miglia verrebbe fritto all'istante, ci porteremmo all'inferno decine di migliaia di robot e un paio di Horus, ne varrebbe la pena> <Vuoi farci atterrare una nucleare sopra la testa?! Mi piace ma come li contattiamo?>. In risposta a quella domanda Jane tirò fuori dalla cintura un apparecchio di comunicazione che le era stato fornito in caso di emergenza e lo porse al suo nuovo capitano. <Quindi ne sei sicura?> <Si> <Bhe, se così stanno le cose ci si vede lassù> <Ci conto>. Così l'uomo azionò l'apparecchio e comunicò il piano alla base, dopo mezz'ora di New York non ne rimase quasi nulla così come lo sciame che la occupava che tuttavia fu solo rallentato.
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Test di Scrittura One-Shot
Kısa HikayeUna raccolta di storie one-shot di diversi generi create per esercitarsi sulla scrittura e per passare il tempo. Ogni commento e critica è ben accetta. Buona lettura!