Quella sera non scese per cenare, e questo, con suo grande stupore, non scatenò l'ira della mamma. Era Margaret Johnson, una donna dai saldi principi morali, inflessibile e non ammetteva contraddizioni da parte dei figli. Aveva sempre fatto quello che le dicevano i genitori prima, e il marito poi, anche se in casa era lei a "portare i pantaloni"; non tollerava che i suoi figli le disobbedissero e li aveva cresciuti in modo tale che a nessuno dei tre venisse mai in mente di farlo. Per questo Adele rimase davvero sbalordita dal suo comportamento, era rigida e distaccata come al solito ma tollerava la sua arroganza. Caleb Johonson, invece, sembrava essere costantemente preoccupato, era un uomo buono, adorava allo stesso modo ciascuno dei suoi figli. Un'anima pura, candida, era sempre pronto ad aiutare e non c'era nulla che non avrebbe fatto per Adele o i suoi fratelli. Era l'esatto opposto di Margaret, permissivo e indulgente, cercava sempre di mediare per conto dei suoi figli. Tentò di parlare con Adele dopo cena. Le aveva bussato con insistenza alla porta della camera ma lei preferì non rispondere; così credendola addormentata era tornato incucina amareggiato.Sapeva che suo padre era soltanto preoccupato ma se avesse parlato con lui sarebbe di nuovo scoppiata a piangere. Avrebbe dovuto rivelargli che non voleva stare in quella città un minuto di più, che si sentiva persa e che sarebbe voluta tornare a casa immediatamente. Ma visto che si erano trasferiti perché la nonna non stava bene, decise di trattenere per sé le sue angosce e adattarsi a quella nuova vita.
Il giorno successivo trascorse lento quasi volesse tormentarla, facendole assaporare ogni secondo della giornata.
Si era affacciata in cucina solo in tarda mattinata perché presa dai morsi della fame. Non mangiava nulla dalla sera della partenza. Cercando di non far rumore, prese dalla dispensa qualche biscotto e tornò di corsa in camera temendo di incontrare qualcuno.
Non scese per il pranzo e, nonostante le suppliche dei fratelli, non si presentò nemmeno a cena. Per i successivi tre giorni mangiò quello che riusciva a prendere dalla cucina nelle sue incursioni notturne.
Respinse qualsiasi tentativo dei fratelli, o del padre di farla ragionare con un secco "lasciatemi in pace".
Il sabato mattina aprì gli occhi e trovò sua madre davanti al letto. Se ne stava lì ritta, in silenzio, era così inquietante che Adele sobbalzò cadendo quasi dal letto.
«Alzati. Non è così che ci si comporta.» Esordì decisa.
Si girò verso la finestra e aprì le serrande facendo irrompere il sole nella stanza così velocemente che la ragazza fu costretta a strizzare gli occhi.
Adele la scrutava torva cercando di capire se fosse andata lì per rimproverarla o per darle conforto. Sapeva che sua madre disapprovava il suo comportamento, perché troppo infantile, e non era una donna di molte parole, ma sebbene avesse usato sempre vie traverse, le era stata accanto tutte le volte che ne aveva avuto bisogno; probabilmente, anche questa volta, in qualche strano modo, aveva deciso di aiutarla.
Non voleva però darle immediatamente soddisfazione così si mise seduta sul letto a gambe incrociate e abbracciò il cuscino.
«E cosa dovrei fare allora secondo te. Non conosco nessuno e anche volendo non saprei dove andare.»
«Puoi cominciare uscendo a passeggiare con me.» Rispose la mamma rovistando nell'armadio. «Da queste parti è davvero piacevole camminare in riva al mare in primavera, l'aria è ancora fresca ma al sole si sta bene perfino senza giacchino.»
Posò i vestiti sul comodino, la esortò a vestirsi, si sedette ai piedi del letto e iniziò a raccontarle della prima volta che aveva visitato la città per conoscere sua nonna.
Fissando un punto nel vuoto tornò indietro con la memoria, cercando di far riemergere ogni piccolo particolare di quel ricordo.
Suo padre le aveva chiesto di sposarla qualche giorno prima, dopo aver ottenuto il permesso da suo nonno. Aveva organizzato un pic-nic nella maniera più romantica possibile.
STAI LEGGENDO
Il Meglio di Me
General FictionHo dato il meglio di me ma ho fallito. E Dio solo sa quanto io abbia tentato, ma ora sono stanca. Ho provato fino alla fine a fare ciò che era giusto, per gli altri. Ma non ce la faccio più. Ora devo fare il meglio per me. Avviso copyright: È severa...