Il giorno del funerale arrivò e fu straziante per tutti. Ovunque guardasse Adele vedeva persone scosse dal pianto, che stringevano, in mano, fazzoletti stropicciati, completamente inzuppi; lei, invece, era austera e impassibile, stretta nel suo lungo abito nero. Nessuna emozione trapelava dal suo viso. Nessuna lacrima lungo le gote ormai ossute e prive di colore.
I genitori di Jack si erano offerti di occuparsi di Noah, lo avrebbero accompagnato alla funzione per poi portarlo a cena fuori per distrarlo un po'; così Adele riuscì ad arrivare in obitorio molto presto, avrebbe voluto organizzare una veglia durante la notte ma il personale sanitario non aveva il permesso di lasciare aperta la camera mortuaria anche di notte.
Entrò nella piccola stanza, l'odore dei fiori freschi le sfiorò le narici, poi si bloccò all'istante. La visione del fratello disteso in una bara color mogano, la fece rabbrividire; sembrava stesse dormendo. Avrebbe dato qualunque cosa per riportarlo in vita.
Per non svenire si appoggiò al feretro, prese un profondo respiro e accarezzò l'interno in raso bianco, si fermò all'altezza delle mani, erano così fredde e rigide che faticò a sistemare, fra le dita, il rosario che la nonna le aveva regalato.
Si avvicinò al viso, era gelido e impassibile, gli passò una mano fra i capelli e lo baciò in fronte. I graffi e le escoriazioni non si erano rimarginati ma avevano assunto un colore violaceo. Nonostante tutto era ancora così bello. Non era più il piccolo Benny di un tempo, ma un ragazzo audace e forte, strappato alla vita nel fiore dei suoi anni.
Faceva male vederlo inerme, quando invece era la persona più vivace e attaccata alla vita che Adele avesse mai conosciuto.
Avrebbe voluto urlare, piangere e scuoterlo fino a farlo risvegliare. Al contrario si lasciò cadere su una sedia e iniziò a fissare il vuoto. Esternamente era composta e impassibile, in realtà dentro urlava e lottava con tutta sé stessa contro il tormento che le logorava l'anima.
Poco dopo arrivò anche il resto dei suoi famigliari. Presero posto accanto a lei senza parlare. Ciascuno chiuso nel proprio dolore. Soltanto Serena le strinse la mano accennando un sorriso.
Il via vai di conoscenti ed amici, giunti per porgere il loro ultimo saluto, durò fino a quando il parroco avvertì Adele che la funzione stava per iniziare.
Lentamente la stanza si vuotò, e tornò il silenzio. Adele rimase sola con il fratellino un'ultima volta, avrebbe voluto digli così tante cose ma gli sussurrò semplicemente vicini all'orecchio la promessa che un giorno si sarebbero riabbracciati su nuovo.
Raggiunse il resto della famiglia all'esterno dell'ospedale, attendendo che i funzionari dell'impresa funebre sistemassero le ultime incombenze. Dopo qualche minuto erano tutti raccolti in una lenta processione che accompagnò il carro funebre fino in chiesa.
Il sacerdote, che conosceva Ben sin da quando era un bambino, celebrò il rito con compassione e rese la funzione un vero inno alla sua vita.
La chiesa era gremita di gente, il fatto che l'amore e il buon cuore di suo fratello avesse toccato così tante persone fu motivo di orgoglio per Adele.
Alla fine della cerimonia salutò e congedò quanti avevano partecipato, ringraziandoli per essere stati accanto a loro in un memento tanto difficile. Sembrava un robot con la voce registrata che riavvolgeva il nastro del messaggio e lo riproponeva ad ogni nuova persona che si trovava davanti.
Non sorrise e non pianse, ma lentamente seppellì una parte del suo cuore insieme al suo adorato fratello.
Adele riuscì a riabbracciare il piccolo Noah soltanto la sera tardi, a casa dove vide per la prima volta in tutto il giorno suo marito; non aveva preso parte al funerale.
Dopo aver portato a letto Noah, Adele scese in salotto dove l'attendeva suo marito; frugò nella borsa si avvicinò e gli porse una cartellina. La conservava in borsa da diversi giorni ormai.
«Domani mattina te ne andrai da questa casa. Non mi interessa dove o con chi, potresti benissimo farti ospitare da quella che ha lasciato il suo reggiseno nella nostra auto.» Jack fece una smorfia, «Nella cartellina ci sono i documenti per la richiesta di annullamento del nostro matrimonio. Devi firmarli dove trovi le crocette. Questo non modificherà in nessun modo il tuo rapporto con Noah se lo desidererai. Appena riuscirò a trovare un altro appartamento sarò io stessa a lasciare questa casa e tu potrai farci quello che riterrai più opportuno.» Terminò la frasi tirando un sospiro. Aveva detto tutto senza prendere fiato.
Salì le scale e sparì in camera da letto senza dargli il tempo di rispondere.
Era stanca, distrutta da uno dei dolori più grandi che avrebbe provato in tutta la sua vita. Con il cuore diviso a metà tra rabbia e dolore si sedette sulla poltroncina vicino alla finestra della camera, oppressa dal peso del fallimento del suo matrimonio e dalla perdita di un pezzo del suo cuore, fissò il vuoto senza riuscire ancora a piangere.
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Il Meglio di Me
General FictionHo dato il meglio di me ma ho fallito. E Dio solo sa quanto io abbia tentato, ma ora sono stanca. Ho provato fino alla fine a fare ciò che era giusto, per gli altri. Ma non ce la faccio più. Ora devo fare il meglio per me. Avviso copyright: È severa...