Capitolo 8

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Lo guardo negli occhi; sono molto più belli di quanto ricordassi. Il suo stesso volto mi sembra più bello, come se in quei pochi giorni di distanza l'uno dall'altro avessero triplicato i suoi atteggiamenti maliziosi ed il suo modo di fare misterioso.

Il solo guardarlo mi fa venire voglia di... dargli un calcio nelle palle per urlargli contro tutta la frustrazione e la rabbia che ho accumulato in questi giorni.

Gli poggio le mani sul petto e lo spingo lontano da me, facendolo indietreggiare di un paio di passi.

"Mi sei mancato" dice. Che cazzo significa? Che gli è mancato uno sconosciuto a cui ordinare qualsiasi cosa, un servo, diventato tale solo a causa di una scommessa? Perché se è così ha davvero sbagliato persona. Non ho più intenzione di eseguire i suoi ordini. La penitenza, per quanto mi riguarda, si è conclusa nel momento in cui si è rialzato la zip.

-Stammi lontano, stupido moccioso!- gli grido contro, attirando lo sguardo dei passanti. Se al momento non so come comportarmi, ci metto meno di pochi secondi a decidere. Per questo motivo gli do le spalle e mi dirigo verso la macchina. Non lo sto guardando, ma so che Eren mi sta seguendo come un cagnolino. Sento i suoi passi lenti dietro di me. Senza dire nulla, mi incammino verso la mia Alfa Romeo nera.

È quando sono a pochi metri da essa e prendo dalla tasca le chiavi che qualcuno me le strappa di mano prima che io possa reagire. Il moccioso mi si piazza davanti, muovendo le chiavi davanti al mio viso con fare canzonatorio, tenendole per il gancio.

-Devi stare più attento, sai?- mi dice. -Qualche malintenzionato potrebbe rubarti la tua bella macchina in un batter d'occhio-

Gli rivolgo uno sguardo di fuoco e mi allungo per riprenderle, ma Eren alza il braccio verso l'alto ed è a quel punto che la mia rabbia sembra triplicare. Odio quando qualcuno mette in evidenza la mia statura. Mi metto in punta di piedi, ma è quando lui scoppia a ridere che mi rendo conto di quanto io stia sembrando ridicolo in questo momento.
-Ridammi subito le chiavi! Come faccio a tornare a lavoro se non posso guidare?- grido, infuriato.

-È semplice, Levi. Non guidi tu- spiega Eren, prendendo il posto del guidatore.

-No! Tu non guiderai mai e poi mai la mia bambina!- sbotto. -E poi chi mi assicura che tu abbia la patente? Quanti anni avrai? Diciassette?-

-In realtà ho ventitré anni,- mi rivela, come se stesse parlando del segreto più importante del mondo. -Comunque... 'bambina'? Sul serio?- continua poi, scoppiando a ridere.

Non aggiungo altro. Le mie guance si infiammano e mi sbrigo a prendere posto accanto a lui.

***

-Eren,- lo chiamo. Stavo guardando fuori dal finestrino con il volto appoggiato su una mano, quando mi sono accorto che non ha svoltato dove avrebbe dovuto. -Hai sbagliato strada.-

Lui mi lancia una rapida occhiata, prima di riportare gli occhi sulla strada.
-Cosa intendi?-

-Dovevi svoltare a destra. Dove stiamo andando? Io devo tornare a lavoro, cazzo.-

-Ah, intendi quello!- esclama, come se si fosse appena risvegliato. -Non devi preoccuparti: ho chiamato Hanji dicendole che ti sentivi poco bene e che saresti rimasto con me oggi.-

-Cosa hai fatto?- sbarro gli occhi, sconvolto. -Sai quanto mi toglieranno dallo stipendio per questo? Perderò almeno trecento dollari! Non arriverò a fine mese per colpa tua, razza di imbecille.-

-Tranquillo! Stasera ti farò guadagnare il doppio di quello che prendi in sei mesi- mi rivela con un sorriso malizioso sulle labbra.

Sembra così sicuro di sé, così deciso. Così diverso dagli altri.

-No,- mi impongo.

-Cosa?-

-Non verrò con te. Non finché non sarai sincero e mi dirai cosa vuoi esattamente da me.-

-Non ci sono problemi,- esclama lui. -Da dove vuoi che inizi?-

Aggrotto le sopracciglia un istante, riflettendoci su. -Perché proprio io?-

-Che vuoi dire?- domanda. -Vuoi sapere perché ho scelto te per quella scommessa?-

Annuisco.

-Beh, vedi, Levi, quella non era la mia prima volta nel casinò. Non avevo mai giocato, certo, ma c'ero stato diverse volte e... ti avevo notato. Eri un tipo divertente, particolare. Ogni volta che perdevi – cosa che comunque non accadeva spesso – iniziavi ad irritarti, i tuoi occhi si riducevano a due fessure e costringevi letteralmente i giocator a puntare di nuovo. Adoravo quello sguardo. Infatti quando ho giocato contro di te non riuscivo a credere a quanto fosse bello da vicino e così ho pensato alla scommessa. Non so perché, ma adoro le espressioni che fai-, spiega con dolcezza accarezzandomi una guancia con il dorso della mano. Lo allontano bruscamente e un sorriso compare sulle labbra di Eren.

-Sai,- continua dopo qualche istante. -Anche lo sguardo che stai facendo ora... non è niente male.-

Deglutisco a quelle parole, ma non ho tempo di perdermi in stupidate del genere

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Deglutisco a quelle parole, ma non ho tempo di perdermi in stupidate del genere. Ho tante altre domande da fargli.

-Dove stiamo andando?-

-Si chiama MGM Grand. È il più ricco casinò di Les Vegas, sai, anche se i loro banchi fanno schifo ed è davvero facile vincere... però, sai, c'è un piccolo problema.-

-Ovvero?-

-Gli agenti della sicurezza sono tipi tosti. Molti li chiamano "Titan". E il loro capo... diciamo che non scherza; siamo già stati scoperti una volta, e ha minacciato di chiamare gli sbirri se solo ci avviciniamo un'altra volta all'edificio.-

-Allora perché ci andate- sibilo, scocciato. -Se volete tanto farvi catturare perché non vi consegnate alla polizia direttamente?-

-Semplice, perché noi non vogliamo finire dietro alle sbarre. Anche le persone più importanti come loro ogni tanto si prendono delle vacanze... e quelle rare occasioni non ce le lasciamo sfuggire.-

-Scusa, ma non avrà messo qualcuno a controllare?-

-Certo, infatti è questo che aspettiamo.-

Giuro che non lo sto capendo.

-Non farti troppe domande, adesso, Levi. Ti sarà tutto più chiaro quando saremo lì.-

A quanto pare non ho altra scelta. Dovrò passare la nottata con il branco di mocciosi.

Credo prorpio di dover restare con quei mocciosi per un'altra sera, non che questo mi faccia piacere naturalmente.

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