Litigi.

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10.

Madison's pov.

Adam aveva praticamente costretto Sam a tornare a casa da sola. Mi aveva trascinata in macchina e aveva insistito per accompagnarmi a casa.

Non mi parlò per tutto il tragitto così lo guardai e decisi di chiedergli cosa aveva.

M: Perché non mi parli? Che hai?

Lui strinse il volante con le mani e continuò a guardare la strada, in silenzio.

I miei occhi caddero sulle nocche, bianche per la stretta e leggermente livide. Notai che aveva del sangue fresco sulla mano destro e gliela presi.

M: Perché hai del sangue? Ti sei fatto male?

Guardai la sua mano e poi guardai lui che continuava a guidare senza rivolgermi lo sguardo e la parola.

Non capivo il problema. Per un nano secondo, mi ripassi a mente quella giornata e mi chiesi se avevo detto o fatto qualcosa di sbagliato ma niente, non mi sembrava di essere in torto.

Così mi alterai ed alzai un poco la voce.

M: Adam dimmi che hai! - lo guardai ancora sperando in una risposta.

Lui fermò la macchina al lato della strada, all'improvviso, e mi guardò.

A: Ho preso a pugni quel coglione, contenta?

Lo guardai per un secondo non capendo a chi si riferisse. Prima di fare domande, riparlò.

A: Ti ha regalato il suo libro, fa il ragazzo intelligente quando è soltanto una palla al piede! - sputò tutta la sua rabbia e tornò a guardare la strada.

Dopo quelle parole, capii a chi si riferiva. Aveva preso a pugni Zayn. Lo aveva picchiato perché mi aveva regalato il suo libro preferito o forse, semplicemente perché era geloso.

Odiavo la violenza, odiavo le cose fatte per cattiveria, odiavo la gente violenta. Adam non lo era mai stato, almeno non che io sapevo.

M: Hai picchiato Zayn?! - lo guardai con gli occhi spalancati. Ero arrabbiata, delusa, triste, sorpresa... Non sapevo come avrei reagito ma sapere che il mio ragazzo era così violento, con Zayn poi, mi faceva star male.

Lui mi guardò senza dire niente, con l'aria dura, di chi non provava rimorso e compassione.

Lo guardai a mia volta e gli fece capire con il mio sguardo, tutto quello che provavo in quel momento.

M: Tu hai picchiato un mio amico soltanto perché è stato gentile con me, Adam! - alzai di più la voce.

Era tardo pomeriggio. La strada era trafficata e le macchine passavano numerose sfrecciando con le luci accese, illuminando il quartiere.

A: Da quando quello è tuo amico?

M: Zayn - evidenziai il suo nome - è mio amico da adesso, ok? È un problema per te? - lo guardai arrabbiata.

A: Ti sta troppo addosso quello lì.

M: È un mio compagno di classe, cavolo! Stiamo facendo un lavoro insieme!

Ero stufa della sua inutile, credo, gelosia. Lui aveva un mucchio di amiche femmine ma mai e poi mai mi ero sognata di fargli scenate del genere. Non so cosa aveva contro Zayn, ma la cosa non mi andava giù.

A: Ok, l'ho capito questo, ma non vedi come ti guarda?! Ti guarda come se fossi la cosa più preziosa del mondo! - alzò la voce anche lui e diede un forte colpo con la mano al volante, facendo suonare il clacson. Una signora che passava di lì con il suo cane al guinzaglio, sobbalzò e guardò verso l'auto.

Avevo davvero perso la pazienza e decisi di tirare fuori il lato del mio carattere che non avevo ancora visto.

M: Vuol dire che mi guarda in un modo in cui tu non hai mai fatto in tutto questo tempo, Adam! - urlai guardandolo e poi scesi dalla macchina sbattendo la portiera.

Sentii la sua voce che mi chiamava, urlava il mio nome dicendo di tornare in auto, ma continuai a camminare attraversando la strada e dirigendomi a piedi verso casa.

Questa volta, più di una persona aveva posto l'attenzione verso di noi e mi vergognavo a morte. Sentivo delle voci che dicevano 'ma cosa è successo?', 'oddio, quelli litigano di brutto', e me le lasciai tutte alle spalle. Odiavo essere al centro dell'attenzione, odiavo quella situazione.

Continuai a camminare ed arrivai a casa. Salii al piano superiore evitando mia madre che mi chiamò e mi chiusi in camera buttandomi sul letto a pancia in giù. Non mi veniva da piangere, ero solo molto arrabbiata e volevo urlarlo al mondo ma respirai e cercai di calmarmi.

Il mio telefono aveva già squillato due volte da quel momento; aveva già provato a chiamarmi e tirar fuori le sue solite scuse da cane bastonato, ma non avevo nessuna intenzione di ascoltarle così evitai di rispondere anche per la terza e quarta volta che mi chiamò.

Gli avevo detto una cosa brutta ma, come si dice, quando si è arrabbiati si sputa in faccia tutta la verità, no? Beh, io mi sentivo esattamente in quel modo: lui non mi aveva mai guardata come se fossi la cosa più preziosa al mondo, se non le prime settimane che ci mettemmo insieme. Non lo aveva mai detto prima, a parte a Samantha, o forse cercavo di ignorare quel mio stato d'animo perché a lui ci tenevo, alla fine, ma ultimamente mi sentivo davvero come se fossi una sconosciuta per lui e per la sua famiglia. Finalmente avevo avuto il coraggio di dirglielo e di ammetterlo a me stessa. Non so come sarebbe finita, avevo solo intenzione di andare da Zayn e vedere come stava, ma ormai era sera ed era tardi, così decisi di scrivergli un messaggio sperando di non essere ignorata.

Zayn era a tavola con la sua famiglia. Stavano mangiando cibo italiano, rigorosamente pollo. Le sue origini e la sua religione non permettevano di mangiare carne di maiale. Le sorelle, nate in Inghilterra proprio come Zayn, si erano occidentalizzate ormai, a parte il rispettare comunque le feste ed alcuni culti di famiglia, ma suo padre ci teneva molto alle sue origini cercava di non far perdere determinati valori ai figli.

Il telefono di Zayn vibrò nella sua tasca. Il ragazzo lo prese e lesse 'Madison' nel display.

Restò per un po' immobile con lo sguardo sullo schermo. Immaginava che avesse saputo del pugno. Non rispose subito, ma rimise il cellulare nella tasca dei jeans.

T: Puoi rispondere se vuoi - disse sua mamma mentre tagliava il pollo.

Z: È Madison, rispondo dopo.

Y: Come ti trovi con questa Madison?

Zayn guardò il papà sorridendo e rispose tranquillamente, come se le avesse chiesto la cosa più facile del mondo.

Z: Bene, è simpatica.

W: E carina! - aggiunse sua sorella mentre il resto della famiglia ridacchiò con lei.

Zayn rise leggermente e la guardò. Waliyha tornò a mangiare, capendo che aveva centrato il punto.

Il moro non aveva parlato di lei, a parte quando Maddie era andata la prima volta da lui per il progetto. L'aveva descritta semplicemente come una compagna di classe ma mai aveva accennato al fatto che era interessato alla sua persona o che le aveva regalato il suo libro preferito. Era sempre stato molto riservato su queste cose, anche se, le sorelle spesso si accorgevano di tutto senza neanche chiedere, specie Doniyha.

Finì velocemente il pollo, posò il suo piatto e le posate sporche nel lavabo e andò in sala.

Lesse il messaggio che aveva ricevuto: 'ho saputo cosa ha fatto Adam. Mi dispiace...'. Come immaginava.

Sorrise debolmente leggendo le sue parole e non esitò a rispondere: 'non devi dispiacerti tu, non c'entri ma tranquilla, sto bene.'.

Il messaggio non ricevette risposta. Era stato troppo freddo? O sembrato troppo duro? Voleva chiamarla per spiegarle tutto a voce ma decise di lasciar perdere. Non amava le conversazioni telefoniche; l'avrebbe vista l'indomani e le avrebbe parlato a quattro occhi.

In quel momento, finalmente era sicuro che Maddie teneva a lui e che lo considerava almeno un amico. Si sentiva bene per la prima volta da quando si era trasferito a Manchester.

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