Capitolo 6

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Oggi era il giorno tanto atteso per l'ADB.

Il Capo, aveva già spiegato e illustrato tutto il piano a Luke e Mike.

<<Avete capito?>> la voce dell'uomo risuonò nella grande camera in cui si trovavano.

<<Certo Capo.>> dissero annuendo.

<<Bene, stasera tocca a voi ragazzi. Stasera prenderemo quel bastardo di Bieber!>> disse il Capo sbattendo un pugno sul tavolo di legno posto li vicino.

Erano arrivati a destinazione con molti minuti di anticipo, scesero dal suv nero e si diressero davanti al capannone bianco.

<<Mike, chi sono quelli?>> chiese Luke indicando con il manico della pistola due uomini muscolosi, mentre si nascondevano dietro a delle macchine.

<<Scagnozzi di Bieber!>> sussurrò Mike avvicinandosi sempre di più ai due.

Pochi minuti dopo un camion nero pece accostò davanti al capannone.

<<Eccolo. Andiamo.>> disse Mike, guardando Luke e facendo un cenno della mano.

Arrivarono dietro al camion.

<<La roba? C'è tutta?>> chiese un uomo alto e molto muscoloso.

<<Si, è tutta roba buona ragazzi. Credetemi. Comunque, i miei soldi?>> chiese lui, avanzando.

<<Seguici.>> dissero in coro gli altri.

<<Mike, è ora.>> disse Luke alzandosi.

<<Andiamo. Buona fortuna amico.>> disse Mike, battendo una mano sulla spalla del suo amico.

I due si alzarono e tirarono fuori il cellulare.

<<Capo, stiamo per attaccare.>> disse Mike avvicinandosi da dietro sempre di più ai tre.

<<D'accordo ragazzi. Mi raccomando.>> disse il Capo.

Mike chiuse la chiamata e mise via il cellulare.

Luke avanzò fino ad arrivare dietro ad uno dei tre uomini, il più lontano dei due, gli tappò la bocca e il naso con un fazzoletto, estrasse un coltellino e glielo conficco nella gola.

Mike intanto era andato avanti, aveva tirato fuori dalla tasca il coltellino e aveva trafitto il petto dell'uomo.

Entrambi, avanzando, tirarono fuori le loro pistole e spararono all'ultimo uomo, che in pochi secondi si ritrovò steso a terra in una pozza di sangue.

Loro non sbagliavano mai, nessun errore era concesso.

E questo era stato un'altro successo da aggiungere alla lista.

<<Capo, li abbiamo fermati.>>

***

<<Cosa?>> disse Justin, parlano al telefono.

<<Cosa significa sono tutti morti?>> continuò lui.

<<Non è possibile. Cosa? Hanno preso tutto?>> urlò lui.

<<D'accordo, ciao Ryan.>> disse chiudendo la telefonata.

Justin sospirò frustato, si mise le mani nei capelli e tirò le punte.

Continuò così per almeno due buoni minuti.

Svetlana si era svegliata da poco, aveva sentito sentito solo la fine della chiamata.

La ragazza si alzò con il busto e si appoggiò alla spalliera del letto.

<<Buon giorno.>> disse Justin, guardandola di sfuggita.

<<Buon giorno.>> disse lei esitando.

<<Dormito bene?>> disse lui sogghignando.

La ragazza arrossii e abbassò lo sguardo, senza rispondere.

Un gemito di dolore sfuggì dalla sua bocca appena appoggiò il piede a terra.

Le gambe le facevano molto male, per non parlare del male alla testa che la perseguitava.

Justin non si preoccupò minimamente per la povera ragazza ormai per terra.

<<Tornatene in camera. Non uscire finché non te lo dirò io. Mi hai capito?>> disse lui, continuando a non guardarla.

<<Certo, spiegami come cazzo faccio! Che coglione.>> borbottò lei, cercando per l'ennesima volta ad alzarsi.

<<Cosa hai detto?>> disse lui girandosi completamente verso di lei e guardandola in modo truce.

<<Niente.>> disse Svetlana alzandosi.

Justin continuò ad avanzare verso di lei .

<<Sarebbe un vero peccato rovinare il tuo bel faccino.>> disse lui tracciando con un dito la guancia pallida della ragazza.

Justin prese il suo solito coltellino dalla tasca e lo mise sulla guancia della ragazza, le fece un taglio e poi passò all'altra guancia, incidendo anche quella.

Svetlana serrò gli occhi e si morse il labbro.

<<Hai delle bellissime labbra, sai?>> disse lui avventandosi su di esse.

***

Dopo quel bacio così bello, quanto maledetto, l'aveva letteralmente sbattuta fuori da quella camera.

<<Indossalo. Ora.>> disse Justin, entrando in camera con un vestito da cameriera, color porpora.

<<Mai.>> disse lei, tenendo lo sguardo basso.

<<Ho detto, indossalo ora. Muoviti. Io ti aspetterò qua.>> disse sedendosi sulla piccola poltrona di fianco al letto.

Svetlana sbuffò, prese il vestito e andò in bagno.

<<Hai finito?>> urlò lui, per farsi sentire.

<<Eccomi.>> disse entrando in camera.

Justin strabuzzò gli occhi alla vista della mora. Aveva delle gambe perfette, per non parlare di tutto il suo corpo.

<<Vieni qua.>> disse lui battendo la mano sulla coscia, incitandola a sedersi.

Svetlana avanzò e si sedette in braccio a lui.

<<Sai, dovremmo parlare. Ieri sera, alcuni miei uomini sono morti. Ti ricordi, vagamente, della spedizione della Russia?>> disse Justin, con un ghigno malato sul volto.

Svetlana strabuzzò gli occhi, e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.

Cose gli avrebbe detto adesso?

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