14. Vegas

11 1 0
                                    

- “Sai già come aprirla la cassaforte?”
Eravamo tutti e cinque da Mark a studiare un piano definitivo per il furto al diamante ma quella domanda restava ancora senza risposta.
- “No...”
- “Beh, ci ho pensato e mi è venuto in mente un tizio che ho conosciuto a Las Vegas che una volta mi ha detto di avere quell'arnese che calcola le combinazioni” disse lui.
- “Che?”
_ “Si è una tastierina che si attacca a quella vera e legge il codice. Come in “Ocean's twelve”
- “Ma che cazzo dici... com'è possibile?”
- “Ti dico di si! Questo tizio le fornisce a certa gente e funzionano. Certo non ci svaligi un casinò ma una cassaforte piccola si...”
- “Beh, facciamocela mandare e vediamo”
- “Lui non manda niente in giro...”
Aveva detto qualcosa che io non avevo capito. O meglio, non volevo capire. Guardai le ragazze, i loro volti si allargarono in un sorriso.
- “No! Che cazzo no! Io non ci vado fino a Las Vegas!”

***

Arrivammo dopo quasi sei ore di macchina. Ai nostri genitori dicemmo semplicemente la verità: saremmo andati un week end a Las Vegas, una notte e due giorni. Mark aveva contattato il “tizio delle cassaforti” come lo chiamava lui e ci aveva dato appuntamento alle undici di sera poco fuori città. Avevamo la macchina di Cloe e io mi limitai a starmene seduto sui sedili posteriori a guardare il deserto del Nevada continuando a pensare che quella sarebbe stata solo una perdita di tempo. Ci fermammo davanti al famoso Ceasar's Palace verso le sei del pomeriggio.
- “Che succede?” chiesi vedendo che non avanzavamo.
- “Siamo arrivati”
- “Come? Hai... hai prenotato qui?”
- “Oh andiamo... é solo per una notte..."
- "Abbiamo una suite con quattro stanze. Come in “The Hangover””
- “Cazzo Mark smettila di citare film! Questo non è un film! Quanto ci costa questa follia?”
- “Quattromila a notte... ma siamo cinque quindi fai tu i conti”
- “Tu... tu lo sapevi?” chiesi a Nicki scioccato.
- “Nooo... l'ho scoperto adesso”. Si misero tutti a ridere. Ovviamente io non mi ero interessato, fidandomi di loro e pensando di dover solo pernottare una notte a Las Vegas, non mi immaginavo una cosa così in grande. Mi addolcì quando vidi la suite. Era veramente enorme ed elegantissima. Ciascuna camera da letto aveva il proprio bagno privato e vi era un ampio spazio comune contornato da vetrate che davano sulla città ormai illuminata. Andammo a cena in un ristorante poco lontano. Appena finito io e Mark avevamo il compito di vedere il tizio delle cassaforti mentre le ragazze sarebbero andate in un casinò a divertirsi.
- “Trattate bene la mia macchina” disse Cloe porgendomi le chiavi.
- “Oh si, se Mark ha intenzione di fare come in “The Hangover” forse non troverete nemmeno più noi due domani mattina.”
Sentendo questa frase a Nicki venne in mente un'ulteriore raccomandazione: “E niente spogliarelliste! Se vengo a sapere che siete andati in qualche posto squallido... ve lo taglio!”

Arrivammo con dieci minuti di anticipo ma c'era già una losca figura all'angolo del negozio di ciambelle. Aveva i capelli lunghi e scuri raccolti in una coda, un pizzetto e indossava un giubbotto di pelle nero come quelli delle boyband anni novanta e un paio di jeans. In una mano teneva una sigaretta che si portava freneticamente alla bocca ogni pochi secondi e nell'altra una valigetta. Faceva avanti e indietro sul marciapiede.
- “E' lui?”
- “Mi sembra di si”
- “Come si chiama?”
- “Trevor”
- “Mh, si ci sta. Ha un aspetto da Trevor in effetti”
Mark si mise a ridere. Scendemmo dall'auto e ci avvicinammo. Appena vide Mark, il suo volto si illuminò.
- “Hei bello! Porca puttana eccoti!” Lo abbracciò.
- “Hei Trevor...” rispose Mark un po' in imbarazzo.
- “Chi è questo?” Chiese lui indicandomi nervosamente ma senza smettere di sorridere.
- “Un mio amico, mi ha accompagnato. Tranquillo”
Il fatto che dovesse tranquillizzarlo mi inquietava.
- “Ti piacciono i biondi?” gli chiese.
- “Eh? No no! Hei! Non quel tipo di amico! Un amico e basta cazzo!”
- “Oh la vuoi un po' di roba? Mi è arrivata ieri del...”
- “Noi siamo qui per l'apri cassaforte!” intervenni io. Questo voleva spacciare. “Ce l'hai vero? Ci siamo fatti sei ore di macchina per quel coso”
- “Si si certo. Però stai calmo... ho degli amici a cui piacciono molto i biondi come te”
Ma porca puttana.
- “Dai Trevor è solo stanco. Comunque parlando di affari, quanto vorresti per... per l'aggeggio?”
- “Niente!” disse sorridendo entusiasta “Trevor non vuole niente”
Bene, ora parla di se in terza persona.
- “Sul serio? Dai cento dollari te li diamo...”
- “No no grazie, è un favore Mark. Però se ricapiti a Las Vegas me lo riporti?!”
Rimasi allibito. Era pazzo.
- “Oh si... si certo!”
Trevor ci aprì la valigetta. Dentro c'era una tastierina numerica con degli agganci e un foglio di istruzioni. E quella roba mi avrebbe permesso di rubare un diamante da milioni di dollari?! Ero sempre più perplesso. Mark prese la valigetta e insistette per offrire a Trevor una ciambella da Mr. Donuts. Fino a una settimana prima non avrei mai pensato di trovarmi a Las Vegas da Mr.Donuts con un tizio del genere seduto davanti. Continuava a guardarmi in maniera strana, come se mi stesse studiando e io non vedevo l'ora di andarmene.
- “Come hai detto che ti chiami?”
- “Non l'ho detto”
- “Ma sei di qua? Perchè cazzo, sei proprio un fighetto”
Mark sghignazzò cercando di trattenere una risata. A mezzanotte circa le nostre strade si divisero e noi due tornammo nella via principale a fare un giro. Continuavo ad essere preoccupato per la tastiera, se non funzionava eravamo fottuti. Cercai di distrarmi e godermi la visita senza pensare all'affidabilità di Trevor che, per quanto mi riguardava, valutavo meno di zero.
Las Vegas sarebbe visibile anche da Marte probabilmente, ha un inquinamento luminoso senza eguali. Ma la cosa assolutamente fighissima è che riproduce in miniatura tutte le più famose città del mondo: Venezia, Parigi, Roma... Arrivammo in hotel alle due quando le ragazze mandarono un messaggio scrivendo che erano rientrate anche loro. Ero distrutto. Se volevano fare l'after erano liberi di farlo ma io sarei crollato nella mia camera da ottocento dollari a notte a testa. Quando arrivammo alla suite sentii subito un certo euforismo.
- “Ragazziiii! Abbiamo una sorpresa!”
- “Anche noi...” dissi esausto sollevando la valigetta senza il minimo vigore.
- “Oh bene l'avete presa, funziona?”
- “Bella domanda” risposi “Voi che avete?”
- “Ottantacinque mila”
- “Ottantacinque mila cosa?”
- “Dollari”
Io e Mark ci guardammo a bocca aperta.
- “Li avete vinti al casinò?”
Annuirono. “E come diavolo avete fatto?”
- “Nicki sa contare le carte” disse Sam.
- “Tu sei... un genio. Cazzo, io sto con un genio” Non sentii più la stanchezza. Festeggiamo tirando fuori bibite e alcolici dal mini bar per almeno un'altra ora. Infine ci arrendemmo, Nicki mi prese per mano e mi trascinò nella nostra camera.
- “Non fate troppo rumore voi due!” Ci urlò Sam dall'altro lato della suite. Chiusi la porta e quando mi voltai vidi delle mazzette di dollari ai piedi del letto. Banconote nuove. Nicki ne prese una e tolse la fascetta bianca che le legava insieme. Sorridemmo. Con un po' di forza le lanciò in aria verso il soffitto e le osservammo ricadere lentamente. La spinsi sul letto e iniziammo a baciarci su una distesa di soldi.

The Bling Ring 2.2 - Make it twoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora