Capitolo 22

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Passai la domenica a casa a studiare per il prossimo esame che mi aspettava da lì a un mese.
Arrivò presto la sera e decisi di prepararmi qualcosa da mangiare, fin quando non suonò il campanello. Non aspettavo nessuno, quindi controllai il citofono e con grande sorpresa era Gionata.
Gli aprii subito la porta e corsi davanti al primo specchio che trovai per sistemarmi: capelli legati in un'orribile coda, una semplice t-shirt bianca un po' troppo stretta e dei semplici shorts di una tuta. Non ebbi abbastanza tempo per sistemarmi quindi mi arresi già in partenza e neanche ci provai.
Lo accolsi in casa con un enorme sorriso.
"Ehi, come mai sei già qui?"
"Pensavo di tornare domani sera, ma poi ho deciso che domani lo avrei trascorso tutto con te"
Finii di cucinare la pasta che stavo preparando e la servii su due piatti.
Riuscì a rendere una serata noiosissima di studio, una serata fantastica.
Finito di cenare e dopo aver parlato del più e del meno, ci mettemmo sul divano decidendo di guardare tranquillamente un film.
Mi accasciai sotto il suo braccio che mi accarezzava il fianco, appoggiando le mie mani sul suo petto. Avrei pagato oro per trascorrere tutta la vita così.
Tralasciando le battute poco adatte di Gionata riguardo al film, entrambi ci addormentammo distesi e abbracciati.

La mattina seguente la trascorsi in aula all'università e a mezzogiorno Gionata mi aspettava in centro per pranzare.
Indossai le cuffiette e decisi di incamminarmi con una sigaretta alla mano.
Raggiunsi il posto e trovai Gionata a parlare con alcuni ragazzi che gli chiesero delle foto. Non mi misi in mezzo e mi feci da parte, aspettando che si accorgesse di me.
Arrivò a darmi uno sguardo che io ricambiai con un sorriso, e mi fece cenno di raggiungerlo.
Mi avvolse le spalle con un braccio e mi lasciò un bacio a stampo sulle labbra, proprio come si salutano le coppiette. Ma noi non lo eravamo. O forse sì? Cioè stavamo insieme? Non ne avevamo ancora parlato, però insomma..
Comunque rimasi sorpresa da questo suo gesto, e deduco dalle facce anche i ragazzini che iniziarono a chiedermi come mi chiamavo e addirittura qualche foto. La cosa mi sembrò alquanto bizzarra ma accettai comunque ridendo della situazione.
Dopo che se ne andarono, finalmente ci sedemmo ad un tavolo.
"Non mi era mai successo che qualcuno mi chiedesse una foto.."
"C'è una prima volta per tutto no?"
Sbuffai ridendo per il suo solito e, anche se non esplicito ma ovvio, riferimento.
Ordinato il pranzo, iniziammo a parlare
"Allora, com'è andata sta mattina?"
"Solita e noiosissima mattinata sui libri, avrei voglia di staccare e andare da qualche parte"
"La prossima settimana parto per Londra, vieni con me"
Alzai lo sguardo verso di lui e mi si illuminarono gli occhi.
"Davvero?"
"Ci sei mai stata?"
"Sisi, se è per quello, ma ci tornerei volentieri, amo Londra"
"Parto mercoledì e torno domenica"
"Devo organizzarmi a lavoro ma non penso ci siano problemi, chiederò a Marco di aiutarmi"
Mentre imboccava una forchettata della sua pasta mi chiese:
"Chi è Marco?"
"Un mio amico che lavora con me"
Gionata annuì semplicemente con la testa, continuando a mangiare con lo sguardo fisso sul piatto.
"Perché me lo chiedi?"
Chiesi io con un sorrisetto sulle labbra, avendo già capito il motivo.
"Per sapere...e com'è ?
" beh, molto carino e gay"
Alzò lo sguardo in segno di sollievo e io mi misi a ridere
"Dai che scherzavo, quindi sul serio vieni con me ?"
"Se mi vuoi si"
"Certo che ti voglio"
"Bene, tanto anche se dicevi il contrario sarei venuta lo stesso"
Dissi scherzando.
Gionata scosse la testa in segno di negazione e si mise a ridere.
"Cosa?"
"Niente"
"Dai dimmi"
"Sei così..."
Lo intimai a continuare con lo sguardo
"Bella"
Mi si sciolse il cuore a sentire quelle parole.
Allungai la mano sopra la sua che era appoggiata sopra il tavolo e gliela strinsi.
Gli concessi uno dei miei sorrisi più sinceri e imbarazzati.
Tornai in me e gli dissi che avrei preso al più presto i biglietti e prenotato l'alloggio che subito dopo mi riferì.
Ero felicissima, non potevo ancora crederci.
Uscimmo dal ristorante e lo colsi alla sprovvista afferrandolo per le guance e baciandolo, ma subito dopo ricambiò.
"Mh, questo per cos'era ?"
"Per tutto quello che stai facendo per me"
"Piccola, non sto facendo niente "
"Invece si, mi fai stare bene"
Mi accarezzò dolcemente la guancia e ci ribaciammo.

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