Capitolo 11

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Continuammo a stare così per qualche minuto: lui che mi accarezzava il braccio e continuava a fumare mentre io ero abbracciata a lui come un panda.
Alzai il viso verso di lui e con le mie dita iniziai ad accarezzargli il suo.

"Dio Gionata..."
"Cosa?"
Rimasi in silenzio inizialmente non sapendo cosa dire, o meglio, sapevo cosa dire ma mi vergognavo, in più i suoi occhi fissi suoi miei non aiutavano.
"Niente, lascia stare..."
Spostai lo sguardo verso il basso imbarazzata, ma lui mi prese il viso con la sua mano enorme e mi obbligò a ricambiare il suo sguardo.
"Dillo Gaia, per favore, ho bisogno di sentirmelo dire da te"
Sospirai e mettendo da parte l'orgoglio risposi:
"Penso che tu mi piaccia..."
Come se si fosse aspettato questa risposta, si fiondò sulle mie labbra, mantenendo la mano salda sotto il mio mento.
Io ovviamente ricambiai il bacio, che man mano diventò sempre più passionale. Le mie mani arrivarono al suo collo e in pochi secondi mi misi a cavalcioni sopra di lui. Le sue mani si infilarono sotto la mia felpa e continuavano ad accarezzarmi la schiena e i fianchi. Appena lo fece sentii un brivido, penso legato al freddo contatto delle sue mani, anche se non ne sono molto molto sicura.
Le sue mani diventarono salde sui miei fianchi e mi costrinse ad attaccarmi al suo corpo. Iniziai ad avere caldo e a sentire dei brividi lungo tutto il corpo. In quel momento lo desideravo più di ogni altra cosa, lo volevo mio, volevo renderlo la persona più importante al quale avrei concesso tutta me stessa per la prima volta.
Nonostante ciò, il mio cervello mi obbligò a riflettere e mi resi conto di star correndo troppo.
Mi staccai lentamente da lui:
"Gionata aspetta.."
"Dimmi"
"Non sta sera.."
Mi guardò con una faccia ironicamente rattristata , iniziò con le mani ad accarezzarmi il collo e riavvicinò il mio viso al suo.
"Va bene" rispose e ricominciò a baciarmi, per poi scendere con le labbra sul mio collo e lasciare qualche umido bacio. Io continuai ad accarezzargli i capelli e il collo, per poi prendergli il viso tra le mani e lasciargli un bacio a stampo.
Sulle labbra gli comparve un sorriso ebete ed io scoppiai a ridere, stringendolo a me.
"Hai fame?"
"Un pochino..."
"Allora andiamo..."
Mi spostai da sopra di lui per farlo alzare e rientrò in casa. Non feci in tempo a fare lo stesso che uscì di nuovo con le chiavi della macchina in mano. Chiuse il portone di casa e si avviò verso la macchina parcheggiata nel cortile.
Perplessa domandai:
"Dove andiamo?"
"A mangiare qualcosa.."
"Dove?"
"Cosa c'è di aperto alle 3 di notte?"
Guardai l'orologio al polso e notai che effettivamente erano già le 3. Cazzo, come era volato il tempo.
"Mc?"
Gionata annuì con un sorriso furbetto sulle labbra e io non potei trattenere una risata.
Con lui era tutto così semplice, voglio dire, essere se stessi risultava così normale, riusciva a metterti al tuo agio come nessuno, ed in più adoravo la facilità con cui passavamo da scherzare e comportarci come dei bambini, a fare discorsi seri, a baciarci sul balcone alle 3 di notte.
Nonostante un passato leggermente diverso, eravamo uguali praticamente sotto tutti i punti di vista comportamentali: avevamo gli stessi gusti, entrambi stronzi ma anche estremamente sensibili, testardi e scherzosi. Sembrava completarmi, tipo quando stai facendo un puzzle e ti manca l'ultimo pezzo, il pezzo che più di tutti ti da soddisfazione e lo completa. Ecco, in questo momento io sono il puzzle e Gionata sento potrebbe avere tutte le caratteristiche per essere il mio tassello mancante.
Arrivati al Mc Donald's ordinammo i corrispettivi panini e bevande, per poi sederci ad un tavolino. Era praticamente vuoto, se non per due ragazzi che sembravano in condizioni pessime. In seguito ne sarebbero arrivati altri sicuramente usciti dai vari locali, quindi era meglio approfittarne per la tranquillità.
Un cameriere sulla ventina stava pulendo il pavimento quando notò la nostra presenza e si avvicinò con un sorriso sorpreso.
"Ehi tu sei Sfera"
"Già" rispose Gionata con un sorriso, che io capii finto.
"Bella, possiamo farci una foto?"
"Si certo"
Si scattarono un selfie e poi il ragazzo se ne andò salutandoci con un altro sorriso.
La cosa mi lasciò qualche domanda in testa, così gli chiesi:
"Ti succede spesso?"
"Se" rispose quasi seccato.
"Beh non ne sei felice?"
"Si, se ci pensi si, ti da soddisfazione, ti fa sentire importante, ma dopo un po' diventa pesante, non poter girare da solo che sia e aver costantemente una massa di gente che ti chiede foto e autografi...cioè, sia chiaro, io amo i miei fans dal primo all'ultimo, ma diventa difficile per la mia vita privata mantenere appunto la  'privacy'...non so se capisci"
"No, non capisco, ma posso immaginare..."
"Ecco"

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