-Ehm...- intervenni io. -Per caso state parlando di quella pericolosissima profezia in cui ci sono io, ma che gli dei vi hanno proibito di raccontarmi?
Nessuno rispose.
-Bene- borbottai. -Volevo solo controllare.
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-E senti, Percy...ehm, mi dispiace davvero tanto, ma questo collegamento empatico...be', non avevo scelta. Le nostre emozioni adesso sono legate. Se io muoio...
-Non dirmelo...morirò anch'io.
-Oh, be', forse no. Potresti vivere per anni in stato vegetativo.
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-Ti do un indizio. Che cosa ottieni spellando un ariete?
-Le mani sporche?
Sospirò. -Un vello.
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-Sapete che cosa fece a quei figli ingrati?- chiese soavemente Tantalo.
-Sapete come ripagò gli dei per la loro punizione crudele? Lì invito ad un banchetto nel suo palazzo, solo per dimostrare loro che non provava rancore. Nessuno notò l' assenza dei suoi figli. E quando servì la cena agli dei, miei cari, indovinate cosa c'era nello stufato?
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-Non slegarmi- mi spiegò -per nessun motivo, anche se ti supplico di farlo. Avrò voglia di buttarmi e di affogare.
-Stai cercando di tentarmi?
-Ah ah.
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Avevo voglia di togliere il cappuccio alla mia spada, ma non c'era niente contro cui battersi.
Come si combatte contro una canzone?
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Annabeth si imbatté in una chiazza di muschio viscido e scivolò col piede. Per fortuna, trovò un altro punto a cui appoggiarlo. Per sfortuna, quel punto era la mia faccia.
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-Percy?- esclamò Clarisse. -Ma non eri saltato in aria?
-Anch' io sono contento di vederti.
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-Le pecore hanno fame.
-Lo so! Solo che mangiano la gente!
Tyson sembrò dubbioso, ma fischiò.
-Qui, pecorelle! Ehm...c'è della gente buona da questa parte!
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Le famiglie sono un disastro. E le famiglie immortali sono un disastro eterno.
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"Mi hai portato un ratto?" chiese George.
-No...-risposi. -Ehm, non ne abbiamo trovati.
"E un porcellino d' India?"
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