Capitolo 32

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Spazio a me:
Avevo già scritto e pubblicato i capitoli 32, 33 e 34. Ma li ho cancellati perché non ero soddisfatta e contenta di ciò che avevo realizzato. Voglio che questo mio piccolo capolavoro sia ben scritto e che segua una logica.
Detto ciò, buona lettura! 🐱

POV'S Faith
"Mia piccola camionista penso di starmi innamorando di te."
Il cuore mi si ferma e non ho il coraggio di aprire gli occhi.

Come una codarda aspetto che lui si addormenti o almeno che esca da questa stanza per avere un po' di tempo e riflettere su cosa fare e come agire.
So di aver detto che voglio provare a far funzionare questa relazione strana e malsana che abbiamo JJ ed io, ma non ero pronta a sentirmi dire queste parole.
Io non so veramente il significato della parola amore. E non so se sono e se sarò capace ad amare.

Lui si alza dal letto, lasciando un bacio sulla mia testa tra i capelli. Sento i suoi passi poco a poco allontanarsi e la porta aprirsi per poi chiudersi il più silenziosamente possibile.
Apro gli occhi, senza essere più capace a tenerli chiusi con la forza.
Come un'animale in gabbia cerco ogni via di fuga come primo istinto e l'unica che trovo sono le grandi finestre. Non penso sia la soluzione giusta almeno che io non voglia ammazzarmi o provare ad essere Spiderman.
Prendo un bel respiro e vado in cerca di JJ.

"Ehi." Lo chiamo e lui alza la testa dallo schermo del suo cellulare. Mi regala un tenero sorriso e mi invita a sedermi al suo fianco sul divano.
Lo raggiungo sperando e chiedendo a qualsiasi divinità che lui non dica niente riguardo alla sua confessione.

"Puzzi di alcol." Arriccio il naso, allontanandomi solo di poco per guardare il suo viso.
È presto per bere, soprattutto la roba forte che lui ingerisce.
Il suo sguardo non osa incrociare il mio e i muscoli del suo viso sono un po' contratti e se non lo avessi imparato a conoscere, direi che non vuole darmi spiegazioni.

"Bene, facciamo il gioco del silenzio allora." Concludo con il provare a parlare con lui, accoccolandomi al suo fianco in una posizione comoda.
Lo sento ridacchiare e dal movimento che fa con la mano, capisco che è tornato a trafficare con il suo telefono.

"Clarissa ci vuole a casa." Mi informa, mentre con la mano libera inizia ad accarezzare la mia schiena disegnando dei cerchi immaginari.
Emetto un verso di rifiuto per ciò che ha detto. Sarebbe stato più carino se dalla sua bocca fossero uscite altre parole.

"Pensi che facciano sul serio?"

"I nostri genitori?" Domanda ed io annuisco.
Direi una bugia se non avessi mai immaginato Stefan con un'altra donna al suo fianco, ma quell'idea l'ho sempre allontanata perché il petto iniziava a farmi male, perché realizzavo che non avrei più potuto riportare indietro la mia famiglia.
Ed ora vedendolo al fianco di Clarissa, questa piccola ferita inizia ad allargarsi.

"Non saprei dirti, Principessa. Non mi è mai importato della vita di mia madre fino a quando non ha iniziato ad interferire nelle nostre."

"Già."
Ma a me importa quella di mio padre, per quanto non riesco a perdonarlo, a me importa di lui.
Chiudo gli occhi per evitare di far fuoriuscire qualche lacrima, ma questo gesto non mi aiuta per niente. In mente mi vengono i ricordi di me, di mia mamma e di mio papà insieme. Ricordi che resteranno lì nel mio cuore senza più poterli rivivere o crearmi dei nuovi.

Mi alzo in piedi e senza voltarmi verso JJ, mi incammino verso l'uscita dell'appartamento.

"Principessa, dove vai?"

Ovunque.

"Faith!"
Sento la sua presenza dietro di me, la sua mano afferra il mio braccio. Resto immobile.
Non ho ne la voglia ne la forza di spiegargli che cosa ho, che cosa c'è che non va in me...di nuovo.

"Parlami, Faith."

Scuoto la testa lentamente in negazione, facendo aumentare la sua presa tirandomi verso di lui fino a sfiorare il suo petto con la mia schiena.

"Voglio stare da sola, JJ."
La mia voce esce un po' tremolante e molto bassa che a malapena io stessa riesco a sentirla.

Delicatamente come se fossi una bambola di porcellana, JJ mi fa girare verso di lui. Le sue mani con tocco leggero, prendono il mio viso facendo in modo che possa guardarmi dritto negli occhi e nei suoi vedo preoccupazione e tanto affetto.

"Lasciami aiutarti."

Per quanto mi dispiace vederlo così a causa mia, non voglio lasciare che mi aiuti a leccarmi le ferite.
Ho solo bisogno di stare da sola.

Scuoto, di nuovo, la testa. Questa volta con più forza, lasciando andare le lacrime che ho trattenuto.

"Ti prego, Principessa, lascia che ti aiuti."

"N-no. Lasciami andare, per favore."
Lo imploro con gli occhi, gli prego di lasciarmi sola e dopo aver lottato con il cuore e con la mente, le sue caldi mani mi lasciano andare. Cadono sui suoi fianchi, arreso ai suoi sentimenti.

Gli lascio un bacio umido a causa delle lacrime e senza più voltarmi, indosso le mie scarpe e corro via.
Corro via in un mondo che conosco bene.
Corro via in un mondo dove il dolore che provo, sbiadisce.

Never let me go.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora