Magnifica Scoperta

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Logan

È tutta la mattina che ho mal di testa. Sono sveglioda almeno un'ora ma non mi sono ancora alzato dal letto. Probabilmente glialtri pensano che dormo ancora. Non sono venuti a svegliarmi. Non li ho nemmenosentiti passare, quindi o non si sono alzati nemmeno loro, o si sono mossipiano per non disturbarmi.
Decido di alzarmi, ma faccio troppo velocemente e il dolore alla testa aumentaall'improvviso.
Riprovo più lentamente e finalmente riesco a mettermi in piedi.
Cammino cautamente, mi vesto e vado in cucina per fare colazione. C'è Kendallche appena mi vede mi viene incontro.
«Hey, come stai? Tutto bene?» sembra preoccupato. Certo, la mia faccia stancapreoccuperebbe chiunque.
«Sì, tutto bene, mi fa solo un po' male la testa.» gli dico, ma lui continua aguardarmi preoccupato.
«James e Carlos dove sono?» cambio discorso.
«Sono andati in spiaggia. Volevano svegliarti ma gli ho detto che era meglio seti aspettavo così avresti dormito di più. Dopo ieri sera, direi che ne avevibisogno.» è dolcissimo quando si preoccupa così, anche se non ce ne èbisogno.
Se Carlos e James sono usciti, deve essere tardi.
«Ma che ore sono?» lo vedo trattenere una risata.
«Sono le tre.» sgrano gli occhi e lui si mette a ridere.
«Non è divertente, ho dormito tantissimo ma mi fa ancora male la testa!» facciol'offeso e lui torna serio.
«Scusa, ma avresti dovuto vedere la tua faccia!» più parla più faccio finta dioffendermi. È divertente vedere come reagisce.
«Dai, non fare quella faccia!» mi dice. Vede che non cambio e espressione ecapisco dal suo sguardo che sta pensando. Chissà cosa si inventerà per farmismettere di guardarlo male.
Dopo un po' mi si avvicina. Molto. Forse troppo. Le sue mani vanno attorno aimiei fianchi e lui si ferma. Forse aspetta una mia reazione. Tutto questo mimette ansia e non riesco a dire o fare niente, perciò rimango immobile.
Dopo un po', visto che non reagisco, Kendall comincia a muovere le manifacendomi il solletico. I miei soliti film mentali. Li odio.
Nonostante la delusione, non riesco a smettere di ridere. Mi fa il solleticoovunque. Sui fianchi, sulla pancia, sul collo. Mi fa addirittura male la panciaper le risate, quindi cerco di allontanarlo ma provando a spingerlo inciampoandandogli addosso. A causa dell spinta, lui cade all'indietro con me sopra. Èabbastanza imbarazzante. Come ieri sera. A pensare alla festa, mi viene inmente il sogno che ho fatto questa notte. In realtà non ricordo molto, solo cheKen mi ha baciato. Un bacio breve, a stampo, ma molto importante per me: è ilprimo che sogno.
«Ti ricordi cosa ti ho detto ieri? Riguardo ai tuoi capelli e ai tuoi occhi?»arrossisco al pensiero. Mi era piaciuto tantissimo sentirmi dire quelle cose dalui.
«S-sì, mi ri-ricordo.» devo assicurarmi di non soffrire di balbuzie.Ultimamente mi capita troppo spesso di balbettare.
«Anche la tua risata è bella. Dovresti ridere di più.» mi dicesorridendo.
Il mio viso diventa sempre più rosso.
Perché non si alza? Perché rimane qui? A volte non riesco proprio a capirlo.Certo, nemmeno io devo essere una persona facile da comprendere. Forse a voltesono stancante con tutti i problemi che mi faccio. Forse rompo anche a lui. Ilmio sguardo si incupisce di nuovo ma non faccio finta di offendermi come prima.Tutte le volte che mi ha accontenta e sta ad ascoltarmi. Quando cerca di farmisorridere. Io non ho mai fatto niente del genere per lui, non perché nonvoglio, ma perché non mi viene. Lui invece è sempre spontaneo. O almeno fasembrare ogni suo gesto naturale.
«Hey, tutto a posto?» mi chiede vedendo che mi sono rattristato.
«Sì, sì, tutto a posto è solo che continua a farmi male la testa.» gli dicousando la scusa del mal di testa, che effettivamente ho.
«Dobbiamo andare in spiaggia.» dico alzandomi. Vado direttamente alla portasenza girarmi o aiutare Kendall ad alzarsi. Esco di casa e lo aspetto davantial cancello. Quando viene, vedo che ha in mano le chiavi della propria auto. Soche sarebbe meglio andare in macchina, anche perché non sto benissimo, mavoglio vedere fino a che punto può assecondarmi e allo stesso tempopreoccuparsi per me. Farà parte delle indagini di cui ho parlato con Jamie eLos. Proprio mentre sta per aprire il veicolo, lo fermo.
«Non mi va di andare in macchina. Che ne dici fare una passeggiata? Tanto laspiaggia è vicinissima!» lui mi guarda combattuto.
«A me va bene, ma te la senti? Non hai detto che ti fa male la testa?» chiede.
«Non è niente di ché, e poi dovrebbe farmi bene un po' d'aria fresca, no?» inrealtà fa molto caldo e non è per niente fresco, ma fortunatamente lui non cifa troppo caso e alla fine cede.
Cammino molto piano, il caldo mi rallenta. Ken mi sta attaccato e cerca di stareal mio passo.
Fin'ora, non saprei se i risultati delle mie indagini sono positivi. È vero chesi preoccupa e mi da retta, ma potrebbe perfettamente essere una cosaamichevole. E non so ancora se ieri gli altri hanno scoperto qualcosa, loro nonmi hanno detto niente. Glielo chiederò oggi. C'è anche qualcos'altro che devofare ma non riesco a ricordare cosa. Era sicuramente importante. Magari Ken siricorda.
«Oggi devo fare una cosa importante, solo che non ricordo cosa. A te viene inmente niente?» chiedo. Mi guarda per qualche secondo poi sembra venirmi inmente qualcosa.
«Beh... forse non te lo ricordi perché non vuoi più farlo ma devi parlare conMackenzie. Per la storia della pausa.» sgrano gli occhi. Come ho fatto adimenticare una cosa del genere?!
L'ansia comincia ad impossessarsi di me e mi fa aumentare il mal di testa. Chele dirò? Non sono neanche sicuro di volerle dire qualcosa!
Faccio una smorfia di dolore e Kendall si preoccupa subito.
«Che succede?» chiede allarmato. Non riesco a rispondergli, mi limito a sedermisul bordo del marciapiede nella speranza che il dolore se ne vada.
«Logan dimmi qualcosa ti prego!» il tono di Kendall è quasi implorante. Nonvoglio farlo preoccupare ancora di più.
«Non è niente, Kendall, davvero, stai tranquillo.» non sono molto rassicurantecon la mia voce bassissima e le mani attorno alla testa.
«Come posso stare tranquillo? Mentre ti sedevi sembrava che stessi svenendo, mihai fatto prendere un infarto!» abbasso lo sguardo mortificato. Non volevofarlo arrabbiare.
«S-scusa.» riesco a dire.
Restiamo in silenzio per qualche secondo poi parla lui.
«Resta qui io vado a prendere la macchina.»
«Ma non...» provo a dire, ma lui si è già allontanato. Prometto a me stesso chequando tornerà, io sarò più calmo e non lo farò preoccupare.
Ci mette pochissimo, talmente poco che spero non gli arrivi una multa pereccesso di velocità.
Non mi da il tempo di alzarmi che è già vicino a me per aiutarmi a sedermi inauto. Comincia a comportarsi da "mamma iper protettiva". Scommetto chese glielo dicessi si vergognerebbe da morire.
«Stai meglio?» mi chiede. Io ne approfitto per prenderlo in giro.
«Sì, mammina.» lui fa una faccia stranita e poi si mette a ridere leggermente.
«Mammina, fai sul serio?» dice mentre va al posto del guidatore.
«Certo!» affermo.
«Ti manca solo un grembiulino e un kit del pronto soccorso a portata di mano!»continuo.
«Se proprio vuoi, non ci metto niente ad andare a comprarli!» scherza mentreaccende la macchina e parte.
«No, per carità! Altrimenti mi tocca chiamarti mamma a vita!» ci mettiamoentrambi a ridere all'idea.
Dopo cinque minuti arriviamo in spiaggia. Ci dirigiamo (Kendall che mi staattaccato) verso il bar di ieri e vediamo James, Carlos e Mackenzie seduti adun tavolo. La scena è abbastanza drammatica a prima vista: Carlos ha la testatra le mani e Mackenzie strilla al telefono. L'unico apparentemente tranquilloè James che scuote Los per la spalla nella speranza di consolarlo, anche se conscarsi risultati.
Le urla di Mack sono incomprensibili e non mi danno la possibilità di capirecosa stia succedendo. Capisco solo che qui la situazione è molto più gravedella mia. Guardo preoccupato i camerieri dietro il bancone del bar ma nonsembra che la faccenda gli interessi molto. Forse non ci butteranno fuori,almeno per ora.
Ci avviciniamo ancora ai ragazzi e incuriositi gli chiediamo cosa sia successo.Per tutta risposta, James prende il telefono dalle mani della ragazza per poipassarlo a me. Vedo il nome di Alexa sullo schermo e questo mi fa capire perchéi più preoccupati siano suo marito e la sorella. Spingo il pulsante delvivavoce e poi parlo.
«Alexa? Sono Logan, va tutto bene?» chiedo con una leggera preoccupazione chemi hanno trasmesso gli altri.
«Sì tutto bene solo che devo dirvi una cosa.» lei sembra essere abbastanzacalma nonostante che il tutto sia partito da lei.
«Ecco... Questa mattina ho fatto il test... E... E sono incinta!» Kendall ed iosgraniamo gli occhi nello stesso momento. Mackenzie non riesco a trattenerel'ennesimo grido emozionato. Dalla sua espressione molto rendo conto che inrealtà è contenta.
«Lex ma è una notizia fantastica!» esclama Kendall allegro.
«Sì, ma... Ancora non ho capito cosa ne pensa Carlos.» il tono di Alexa si fapiù serio e indeciso. Il mio sguardo passa a Carlos che sembra non recepire piùnessuno stimolo. Solo alla frase di Alexa si decide ad alzarsi. Mi strappa iltelefono dalle mani, toglie il vivavoce e avvicina l'apparecchio all'orecchio.
«Alexa, amore, non devi nemmeno chiedertelo! Sono felicissimo, sarà bellissimoavere un figlio!» noi altri ci guardiamo tra di noi e ci allontaniamo uscendodal bar. È il caso di lasciarli parlare da soli.
Con tutto quel che è successo, mi sono completamente scordato del mio mal ditesta e ora che ci ripenso mi accorgo con gioia che non ho più dolore.
«Ma voi ce li vedete Carlos e Alexa che fanno i genitori?» chiede a un trattoil più alto. Noi sorridiamo leggermente.
«Alexa sicuramente sì. È per Carlos che sono più insicuro.» guardo Kendallincuriosito.
«Beh, lo conosci. Non vorrei che si ritrovasse il figlio chiuso nell'armadio!»risponde lui facendoci ridere.
«Magari, invece, avere un figlio lo aiuterà ad essere più responsabile!»replico.
Quando arriviamo in un punto imprecisato della distesa di sabbia, decidiamo difarci un bagno. Mentre prendiamo i costumi dalle borse che Jamie e Los avevanogià portato in spiaggia, io mi allontano un po' con il castano. Vogliochiedergli se ha scoperto qualcosa a proposito di Kendall.
«Senti, per caso con Carlos hai scoperto qualcosa riguardo... Ecco... Kendall?»mi imbarazzo un po' a parlarne. Fino a pochi giorni fa nessuno sapeva di cosaprovo e devo ancora farci l'abitudine a condividere questo segreto conqualcuno.
«Gli abbiamo chiesto se gli piace qualcuno, ma ha negato.» abbasso leggermentelo sguardo. Non ha detto neanche che effettivamente qualcuno gli piace. Le miepossibilità sono praticamente nulle.
«Però io non lo prenderei alla leggera.» continua lui.
«Come fai a dirlo?» chiedo.
«Quando ha negato, si è girato verso la spiaggia, dove stavi tu. Poi, allafesta, continuava a dirci che era meglio tornare alla pista da ballo, dovestavate tu e Mackenzie. Noi dicevamo di no ma non ci ha dato retta ed è tornatoda te. E poi quando sei scomparso dopo aver litigato con Mack, è andato acercarti senza dirci niente.» effettivamente, se le cose sono messe così,sembra tutto positivo. Però quella dello sguardo verso di me potrebbe essere uncaso e il resto semplici gesti d'amicizia. Forse sono io che sono troppopessimista, ma non posso dare nulla per scontato.
«Non so, James. Tu che ne pensi?» lo guardo pieno di dubbi.
«Penso che qualcuno che aspetterebbe anche tutto il giorno che qualcun'altro sisvegli perché preoccupato, provi molto più che semplice amicizia per quellapersona.» afferma sicuro. Vorrei avere almeno metà della sua certezza. Però mivengono in mente tutte le consolazioni, gli aiuti, le preoccupazioni e lepremure di Kendall verso di me. Magari qualcosa che va oltre l'amicizia c'èdavvero. Non sarà amore, però... forse vale la pena farsi qualche illusionepositiva.
Il nostro discorso si interrompe quando Kendall e Mack ci chiamano per andare afare il bagno.
Mackenzie sembra essersi completamente scordata della discussione di ieri.Parlarle ora della nostra relazione mi sembra un po' crudele. Dopo un notiziacosì bella da sua sorella, non voglio certo rovinarle l'umore. Però Kendallcontinua a guardarmi come se non aspettasse altro che vedermi parlare indisparte con lei. Lui è sicuro che sia la cosa giusta prenderci una pausa.Direi che anche questa è una cosa positiva!
Credo che le parlerò dopo, quando sarà più tranquilla e meno gasata.
Quando finiamo il bagno e torniamo in spiaggia, Carlos sta ancora parlando altelefono. Solo quando si accorge di noi si rende conto che sta parlando conAlexa da molto. Saluta la moglie e poi si dirige verso di noi.
«Ci devo ancora fare l'abitudine!» è la prima cosa che ci dice.
«Tranquillo, quando avrà diciotto anni e se ne andrà di casa ti mancherà pocoper abituartici!» ironizza James.
Decidiamo di festeggiare tutti e cinque insieme. Torniamo a casa mia con lamacchina di Kendall.
Ormai si è fatta sera e visto che nessuno di noi ha voglia di cucinare,decidiamo di ordinare la cena. Mentre mangio penso a cosa dire a Mackenzie. Nonvoglio che ci rimanga troppo male, anche perché se si arrabbia è probabile chenon mi vorrà più in futuro. Potrei cambiare idea (conoscendomi è probabile) emagari vorrò cambiare idea e tornare con lei. Mi sto dando dando l'egoista dasolo. No, non devo pensare a come sembrerò. Lo devo fare e basta, ormai hodeciso.
A fine cena Carlos è ancora entusiasta. Lo siamo anche noi per lui e abbiamodeciso che Alexa verrà a stare qui. Los vuole stare il più possibile con lei enoi non possiamo certo
impedirglielo, anzi vogliamo vederla tanto anche noi,
soprattutto sua sorella.
Finalmente mi decido e dico a Mackenzie se può venire con me in camera mia. Dalsuo sguardo sembra che si aspetti chissà che. Non sa quanto rimarrà male.
Entriamo e subito vado a sedermi sul letto chiedendole di venirmi vicino.
«Senti Mack, lo so che forse non capirai perché, ma ti devo parlare dellanostra relazione. Ti prego di farmi meno domande possibile!» lei sbatte varievolte le palpebre. L'ho decisamente colta di sorpresa.
«Ma... Non capisco, di cosa dovremmo parlare? Va tutto bene, no?» io abbassoleggermente lo sguardo. Non è un buon inizio.
«E invece dobbiamo parlare. Anzi, io devo parlare, perché il problema è mio,tu, purtroppo, sei solo... Una vittima, diciamo così.» non credo di esseremolto bravo a consolare le persone. È Kendall quello bravo in queste cose.Molto bravo.
«Logan, ma perché parli così?» devo dirglielo e basta. Come quando si toglie uncerotto e per sentire meno dolore lo si stacca dalla pelle con un colpo secco.
«Ok, Mackenzie, io credo che lo abbia notato anche tu, ma non andiamo piùd'accordo! Siamo in divergenza su tutto, a te non stanno bene i miei ritmi eviceversa, quindi l'unica cosa che possiamo fare è...» le sue urla mi bloccano.
«Non dirlo, non osare aggiungere una sola parola!» mi blocco per qualchesecondo, ma poi continuo a parlare.
«Mackenzie, io voglio fare una pausa. Ne ho bisogno anzi ne abbiamo bisogno! Telo giuro è solo una pausa! Quando entrambi ci saremo riadattati, se lo vorremoancora, torneremo insieme ma ora fermarci!» noi n so nemmeno io cosa stodicendo. Mi sembra di buttare parole a caso senza un senso logico. Ma il voltorosso e bagnato di Mackenzie mi fa capire che sono stato anche troppo chiaro.
«Perché dici questo? Non ti riconosco più! Sai una cosa? Se tu ora sei così nonvoglio stare con te! Anzi sono felice che tu abbia preso questa decisione, perquanto sia assurda e insensata! Anzi, è proprio una stronzata, ma va bene!»sbraita spalancando la porta che va a sbattere contro il muro. Non potevaandare peggio!
Cerco di raggiungerla, ma quando arrivo all'ingresso lei è già andata via.Fortunatamente casa sua è vicina e non dovrebbe accaderle niente.
Vado in sala da pranzo, ma i ragazzi non ci sono. Controllo in altre partidella casa, ma niente. Forse sono andati nella sala hobby. Quando vado acontrollare, lì trovo proprio lì a sfidarsi in alcuni dei giochi adisposizione. Kendall mi guarda come a chiedermi come è andata e per rispostasquoto leggermente la testa. Lui sospira dispiaciuto. Gli altri due mi guardanoincuriositi, non sapendo di cosa io abbia parlato con Mackenzie. Non ce lafaccio a spiegarglielo ora. Voglio solo andare a dormire e svegliarmi domattinasenza fare sogni, perché sono sicuro che quelli che farò saranno incubi. In silenzio,torno in camera mia e dopo essermi messo il pigiama, mi infilo sotto lecoperte. Sento dei passi e poco dopo qualcuno bussa alla porta.
«Chi è?» chiedo svogliatamente. Non ho voglia di parlare o di vedere qualcuno.
«Sono Kendall, posso entrare?» mi risponde. Gli do il permesso di entrare,anche se vorrei rimanere solo.
Lui si siede sul bordo del letto senza dire niente. Il silenzio dura molto,forse si aspetta che sia io a dire qualcosa. Sono sul punto di raccontarglicome è andata, quando è finalmente lui a parlare.
«Mi dispiace che sia andata male. Mi sento anche un po' in colpa.» lo guardomettendomi a sedere.
«Ma che dici? Tu non hai fatto proprio niente!»
«Beh, un po' ti ho incoraggiato.»
«Ma la decisione è stata mia! È, vero, tu mi hai dato dei consigli, ma non tidevi mica sentire in colpa!» cerco di convincerlo, ma ogni tentativo sembrainutile.
«E, anche fosse, perché ti devi sentire in colpa? Io non sono pentito di quelche ho fatto! Mi dispiace che Mackenzie abbia reagito male, ma per il resto ètutto ok!» sembra ancora un po' dubbioso, ma non replica, quindi chiudiamol'argomento tornando in silenzio. È vero che non sono pentito, ma è anche veroche sono un po' triste. Gli incubi sono assicurati. Sarebbe bello se Kenrimanesse qui con me. L'ultima volta, non ho avuto incubi proprio perchéabbiamo dormito insieme. Ma mi vergogno a chiederglielo di nuovo, non vorreisembrargli infantile.
«Vuoi che ti lasci dormire?» mi chiede. Io nego senza pensarci. Non voglio piùstare da solo, ma con lui.
«Puoi rimanere ancora un po'?» gli chiedo sdragliandomi. Vedo che anche luivuole stendersi, quindi mi sposto in modo che stia comodo. Il silenzio, perl'ennesima volta, torna a dominare nella stanza. Non è un silenzio imbarazzato,solo che non abbiamo nulla di cui parlare o, addirittura, non vogliamo direniente.
Lo osservo attentamente senza farmi notare (per fortuna ha gli occhi chiusi).Ogni tanto cambia posizione tirando su l'unica coperta leggera che ci copre.Ora è sdraiato a pancia in su e posso vedere bene il lento movimento del suopetto mentre respira. Vorrei poggiarvi la gesta, ascoltare i battiti del suo esentirmi protetto tra le sue braccia. Ma non posso. Sarebbe troppo. Perciò miavvicino semplicemente sfiorando la sua spalla con la testa. A quel leggerocontatto, Kendall apre gli occhi e mi guarda. Io arrossisco leggermente per lasituazione. Chissà che ne pensa lui. Come risposta alla mia domanda inespressa,ottengo un abbraccio. Per poter abbracciarmi, Kendall si sdraia su un fianco ecosì posso percepire benissimo il suo odore stando vicino al suo collo. È caldoe rassicurante.
Con timidezza, poggio la punta delle dita sul suo petto. Comincia a nonimportarmi di come potrebbe interpretare questi gesti affettuosi. Finchécontinuerà ad accettarli, finché non se ne andrà lasciandomi solo, me nefregherò. Ho bisogno di questi contatti con lui, perché sono la cosa più vicinaa dei gesti d'amore che io possa avere. E giuro che continuerò a lottare peraverli, perché senza di questi non posso vivere.    

Stormy Weather || KoganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora