Sorpresa

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Kendall

Non ho chiuso occhio stanotte, eppure appena vedo unfilo di luce filtrare dalla finestra fino a raggiungere il mio letto, mi alzosaltando come un grillo!
Mi vesto velocemente, prendendo le prime cose che mi capitano sotto agli occhi- una maglietta bianca a maniche corte, una camicia verdastra che lascio apertae un paio di jeans neri -. Metto le scarpe, poi scendo in cucina e mi preparoun panino con salame e formaggio che mangerò più tardi in macchina o inospedale.
Quando sto per uscire, mi rendo conto che Jamie, Los e Lex sono ancora nelleloro camere. Non voglio svegliarli, ma allo stesso tempo voglio arrivare inospedale il prima possibile, così decido di lasciargli un foglietto in cuispiego che sono uscito e che mi devono raggiungermi appena posso. Lo lascio sultavolo della colazione e poi esco.
In viaggio, mi viene fame e nonostante l'ora finisco subito il mio panino.Forse è una fame nervosa, credo non sia così strano.
Appena arrivo mi dirigo verso la 394, trovandola vuota. Basta questo a mandarminel panico. Dico a me stesso di calmarmi, quindi mi dirigo verso il puntoinformazioni, che non è molto lontano. Ci trovo una signora piuttosto in carne,con i capelli neri, ricci e abbondanti tenuti lontani dal viso con una fasciaper capelli. Al contrario dei medici o delle infermiere, non indossa un camice,ma solo dei vestiti da ufficio.
«Mi scusi, può dirmi dove trovare Logan Henderson?» chiedo cercando dinascondere l'ansia. La donna sposta lo sguardo dal computer a me. Mi guarda perun secondo, vedendomi probabilmente come una scocciatura aggiunta alle altre.Dopo avermi esaminato, prende una cartella da dentro un cassetto e, aprendola,scorre il dito su una lista di nomi.
«Logan... Logan Henderson... Ah sì!» fa una piccola pausa per pensare alleindicazioni da darmi.
«Sta su questo piano. Reparto operazioni, terza porta da sinistra.» ci sonostato in quella zona, è dove hanno operato Logan. La stanza non è la stessa diieri, però. La ringrazio e poi mi dirigo velocemente nel luogo che mi haindicato.
La sala d'attesa è tetra come ieri, solo che stavolta non ci faccio troppocaso. Vedo Margaret uscire proprio dalla stanza che mi ha indicato la signoradi prima. Appena mi vede, mi fa un grande sorriso e mi si avvicina.
«Ciao, Kendall! Sei arrivato prestissimo!» mi dice mantenendo il sorriso. E'rassicurante vederla così allegra, ma sono ancora dubbioso riguardo alcambiamento di collocazione di Logie.
«Ciao, ehm... Perché Logan è qui?» le chiedo sperando che non ci sianocomplicazioni.
«Tranquillo, ora è in una stanza in cui si mettono i pazienti che aspettano lafine dell'anestesia. Ormai la sua è finita, ma ha continuato a dormire senzasvegliarsi. Non per motivi preoccupanti, la sua mente era solo troppo stanca.»finalmente mi tranquillizzo.
Provo a chiamare James, ma dopo qualche squillo parte la segreteria telefonica.Guardo l'ora e noto che sono le sette meno dieci, è normale che dormino ancora.
«I genitori sono stati avvisati?» le chiedo.
«Non ancora, potresti chiamarli tu? Devo sistemare un po' di cose, mi farestiun gran favore!» annuisco e compongo il numero. Non vedo l'ora di sentireil padre o la madre esultare di gioia.
«Pronto?» è il papà, Jeffrey, lo riconosco dalla voce maschile stanca.Gli dico che Logan potrebbe svegliarsi da un momento all'altro e, comeimmaginavo, lui chiama subito la moglie. Anche se non parlano direttamente conme, li sento gridare felici. Sorrido e riattacco, tanto non credo gli importidi un mio saluto.
Nel frattempo, Margaret è tornata da Logan. So che è un diritto riservato aigenitori, ma vorrei tanto essere io il primo a salutarlo. Più che altro persapere da subito cosa pensa di quel che gli ho detto ieri.
Aspetto che Presley, Pamela e Jeffrey arrivino, ma ci stanno mettendo davverotanto. Dopo tre quarti d'ora di attesa, provo a chiamarli. Mi dicono chestavano arrivando con la macchina ma che sono rimasti bloccati nel traffico dimacchine di persone che si alzano molto presto per andare a lavorare.
Sbuffo e poi chiamo Carlos. Grazie a chissà quale miracolo, risponde. Anche luireagisce in maniera molto entusiasta alle notizie che gli do e mi dice checercherà di raggiungermi con gli altri il prima possibile. Spero non rimanganobloccati anche loro.
In preda alla noia e all'attesa, cammino avanti e indietro, giocando a nontoccare i bordi delle mattonelle bianche sul pavimento. Man mano che passano iminuti, mi stufo anche di quello e smetto. Approfitto del silenzio attorno a meper pensare a cosa dire a Logie. Con calma lo saluto, se ha bisogno dispiegazioni, su qualsiasi cosa abbia dubbi, gliele darò e poi, se non saràtroppo stressato, cercherò di capire cosa pensa di quel che gli ho detto ieri.E' un buon piano.
Cerco di pensare il meno possibile all'eventualità che possa non ricordarealcuni momenti. Per quel caso, non mi preparo nemmeno un discorso.
«Kendall, manca poco, dove sono tutti quanti?» mi chiede Margaret affacciandosidalla porta. Sembra che vada molto di fretta, forse manca poco. Solo perquesto, comincio ad agitarmi.
«I genitori e Presley sono bloccati nel traffico e gli altri dovrebbero essereappena usciti.» lei mi guarda un attimo, poi si gira rivolgendo lo sguardoall'interno della stanza, poi torna di nuovo a me.
«Beh, allora vieni tu!» sarò davvero il primo come speravo. Insieme a Margaret,ovviamente lei deve assisterlo al risveglio.
Con passo lento entro nella camera. E' un po' più piccola della 394 e non cisono tutti i macchinari di prima. Niente elettrocardiogramma preoccupanti oflebo. Solo Logan con la testa fasciata per coprire l'incisionedell'operazione, nel suo letto dalle lenzuola candide e due sedie, una alla suadestra ed una alla sua sinistra.
Né io né Margaret ci sediamo. Restiamo entrambi alzati ai piedi del letto.
«Ah, quasi dimenticavo!» esclama ad un certo punto l'infermiera. Credo cheanche lei sia emozionata, di solito non si dimentica mai niente. La vedodirigersi verso la finestra e chiuderne la tenda.
«Non apre gli occhi da tanto tempo, bisogna mantenere un'illuminazione pocoalta per farlo riabituare e assicurarsi che non si accechi.» mi spiega mentrespegne anche le luci del soffitto.
D'un tratto, vedo l'ombra di un movimento su quel letto. Non riesco a capire sesia solo la mia immaginazione o la realtà. Mi sembra così anormale che stia persvegliarsi. Eppure, anche Margaret sembra averlo visto muoversi.
«Ci siamo.» annuncia.
Mi sposto dal lato lato sinistro di Logan e gli prendo la mano, senzastringerla troppo, così mi accorgerei se la muovesse. Effettivamente, sento lesue sue dita piegarsi intorno alle mie. Sorrido, mentre il mio cuore comincia abattere fortissimo. Piccoli suoni provengono da lui, mentre gira leggermente latesta verso di me, come se avesse percepito la mia presenza. Stringe lepalpebre, creando un'espressione spaventata. Sembra quasi che abbia paura disvegliarsi, per qualche oscuro motivo.
«Puoi aprire gli occhi, Logie, io sono qui.» dico per rassicurarlo. Lui pianopiano si rilassa, fino ad aprire gli occhi, facendomi sussultare. Li sbatte unpo' di volte, per abituarsi alla luce, nonostante sia poca. Infine li spalanca completamente,piantandoli nei miei. Sono sempre gli stessi. Sempre quegli occhioni marroniche intenerirebbero chiunque. I miei, invece, si sono fatti lucidi. Credo chefra non molto ne usciranno delle lacrime.
«L... Logan...» ho parlato talmente piano che non so nemmeno se mi hasentito.
«Kendall?» la sua voce è po' roca, a causa del lungo periodo di tempo in cuinon l'ha usata. Le lacrime cominciano a scivolarmi sulle guance, fino a caderesulla coperta leggera.
Lui mi guarda confuso, poi pone l'attenzione sulla stanza in cui ci troviamo,soffermandosi per qualche secondo su Margaret, che gli sorride commossa.
«Cosa... Cosa è successo?» deglutisco a quella domanda. Credo che abbiascordato qualcosa.
«Sei stato al mare, su una barca. Te lo ricordi?» gli chiede la ragazza. Laringrazio mentalmente, io non avrei saputo cosa dire, avrei rischiato disconvolgerlo troppo.
«Sì... Ricordo che c'era una tempesta e... E io sono caduto dalle scale. Mapoi... Niente.» sospiro. Ha perso i ricordi del suo periodo in coma, dunque nonricorda cosa gli ho detto ieri. Pazienza, posso ripeterglielo, ma in un altromomento, adesso si è già sforzato troppo.
«Esatto. Quando sei caduto, hai battuto la testa molto forte, perdendo unanotevole quantità di sangue e non hai potuto respirare per un po', per questosei entrato in stato di coma. Adesso ti sei svegliato perché siamo riusciti adoperarti.» sembra che si sia spaventato da tutte quelle informazionispiacevoli. Si porta una mano alla testa, credo che stia cominciando a farglimale. Quando si accorge di non toccare i capelli, ma la fascia che gli hannomesso dopo l'operazione, si impaurisce ancora di più .
«Tranquillo, ora stai bene, hai solo bisogno di riposarti.» uso un tono il piùrassicurante rassicurante possibile. Lui mi guarda e sembra rilassarsi. Ora checi faccio caso, ho sempre avuto questo "potere" su di lui: mi bastaparlargli per calmarlo. A volte devono essere chiacchierate lunghe, mentre avolte bastano poche parole e lui si rilassa. Questo dimostra quanto io siastupido! Non me ne sono mai accorto, anche se, a ragionarci un po', è evidente.
«Vado a controllare se gli altri sono arrivati.» dice Margaret, col tono di chinon vuole fare da terzo in comodo. Come al solito, mi ritrovo ad esserle gratoper la sua capacità di valutare le situazioni, ma devo dire che è ancheinquietante, a volte! Riesce a capire tutto da una sola semplice frase! La vedomolto meglio come psicologa che come infermiera, in effetti.
«Non ricordi proprio niente?» chiedo a Logan appena siamo soli. Lui scuoteleggermente la testa, senza pensare al mal di testa che gli lancia un'altrafitta, che per fortuna passa subito.
«Perché, è successo qualcosa di importante?» chiede con voce innocente. Ioscuoto la testa a mia volta e cala il silenzio. Lui sembra un po' deluso, ma ènormale, con una domanda come la mia è ovvio che ci si aspetti qualcosa diimportante.
Lo sento lamentarsi all'improvviso, ancora per i dolori alla testa. Il gesto diaccarezzarla mi viene spontaneo, senza pensarci. Logan, invece, ne sembrastupito. Mi guarda con i suoi occhi improvvisamente diventati curiosi. Ioricambio il suo sguardo, fermando ogni muscolo del mio corpo, tranne il cuoreche sta battendo all'impazzata. Anche lui si è immobilizzato, ma non sembranervoso come me. Magari dipende dal fatto che io non vedevo i suoi occhi datanto, mentre per lui è come se fosse passato solo qualche minuto dall'ultimavolta.
«Ora esco, ti lascio dormire ancora. Spero di poter ripassare più tardi.»pronuncio in fretta queste parole e senza dargli tempo neanche di pensare aduna risposta mi alzo ed esco.
In sala d'attesa trovo tutti gli altri a festeggiare. Anche Mackenzie, cheprobabilmente è stata chiamata dalla sorella. Potrei scommettere che, seavessero dello champagne a portata di mano, farebbero un brindisi. Il loroumore è completamente diverso dal mio. Loro sono al settimo cielo, mentre io...Non so, credo mi si possa definire "demoralizzato". E' strano, perchémi aspettavo di fare i salti di gioia. Sono contento, mi sembra quasi unmiracolo che Logan sia sveglio, ma mi aspettavo altro, ecco. Nella mia mente,mi immaginavo già una quantità infinita di baci e parole da innamoratismielati. Ma è inutile farne un dramma, mi basterà ripetergli quello che gli hodetto prima che si svegliasse, tanto conosco già la risposta, saràsemplicissimo.
Appena si accorgono della mia presenza, tutti mi vengono addosso quasiinvestendomi. Sono completamente su di giri, mi riempiono di domande. Io provoa rispondergli, più che altro per calmarli e riavere un po' di spazio vitale.
«Tranquilli, sta bene, davvero benissimo! Ma quando l'ho lasciato era stanco,ora dorme.» alle mie parole si sgonfiano di tutto l'entusiasmo.
«Ah... Ma tra poco si sveglierà, vero?» chiede Pamela con voce un po' smorta.Probabilmente voleva essere la prima a vederlo sveglio, ma sono sicuro cheappena si parleranno, si dimenticherà completamente di questo desiderio perconcentrarsi completamente sulla gioia di riavere suo figlio.
«Certo, dobbiamo solo aspettare che si riprenda.»
Tornano a parlare tra di loro, tranne James e Carlos che mi prendono da parte.
«Beh, come è andata?» mi chiede il più basso, chiaramente curioso.
Non so se dirgli della perdita di memoria. Del resto, per loro due non è nientedi rilevante e non voglio che si preoccupino per me. Ma, alla fine, sono mieiamici ed è normale se vogliono aiutarmi. Privarli della possibilità di farlomentendo, sarebbe ingiusto.
«Direi bene. Era un po' confuso e stanco, ma appena si sarà fatto una belladormita si riprenderà alla grande. L'unica cosa non positivissima è che nonricorda niente di quello che gli è successo mentre era in coma, lui credeva diessersi svegliato pochi momenti dopo dell'incidente. Non ricorda la miadichiarazione.» l'ultima frase la dico con una punta d'amarezza, facendostupire Carlos che non sapeva nulla riguardo a quello che ero riuscito a dire aLogan.
«Non credo che dovresti pensare troppo a questo. Quando sei uscito da quellastanza, prima, ero convinto di vederti raggiante, invece sembrava che avessiappena fatto visita ad un morto! Ma lui non è morto. E' vivo e appena gliripeterai le parole di ieri, si sistemerà ogni cosa!» Jamie ha ragione. Stofacendo l'egoista, non è giusto pensare solo alle cose brutte in un momentocome questo. Lui è vivo, a soli pochi metri di distanza da me. Solo per questodovrei mettermi a ringraziare chissà quale Santo.
Faccio un sorriso, largo e sincero.    

Stormy Weather || KoganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora