Basta Intrusioni

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Kendall

Ieri Mackenzie è stata più che chiara nel dire a me e agli altri che oggi starà con Logan da sola, ma non mi convince molto, quindi sono venuto in ospedale lo stesso. Sono arrivato prima di lei, dunque ne ho approfittato per stare un po' con Logan da solo. Sembra dello stesso umore di ieri, è solo un po' più tranquillo.
«Provo a camminare di nuovo.» detto questo, si alza in piedi con facilità. Io mi metto subito di fronte a lui con le braccia in avanti, ma lui non si appoggia. Inizialmente mi chiedo il perché, poi noto che si muove benissimo da solo. Si fa un giro di tutta la camera in modo fluido, anche se a passi un po' corti.
Ci vogliono una decina di minuti prima che si stanchi, e neanche a quel punto vuole sedersi.
«Sei stato bravissimo, ma ora siediti!» lui, inizialmente, sbuffa, ma mi da retta e torna sul letto.
«Com'è possibile che tu sia durato così tanto più di ieri?» gli chiedo. Magari ci è riuscito perché oggi è più rilassato, ma è comunque una differenza troppo grande.
«Beh... Io un'idea ce l'avrei...» dice un po' incerto, ma con un sorrisetto divertito. Gli faccio capire che vorrei una spiegazione con uno sguardo confuso.
«Ieri notte, quando tutti sono usciti dall'ospedale, mi sono esercitato un po'.» io lo guardo male. Se le cerca proprio le situazioni rischiose!
«"Un po'" quanto?» vedendo la mia espressione contrariata si intimorisce ed esita prima di rispondere.
«Non so... Qualche oretta...» sospiro. Per fortuna non si è fatto niente, ma deve stare attento! È proprio per questo suo atteggiamento se è finito in coma e sono sicuro che, come me, non vuole ripetere l'esperienza. Non lo rimprovero, sarebbe inutile anche perché non è successo nulla, ma continuo a guardarlo male.
«L'ho fatto solo per uscire da qui il prima possibile!» cerca di difendersi. Anche io vorrei vederlo già fuori da questo posto, ma, se farlo uscire in una settimana è difficile, farlo in ancora meno tempo è impossibile!
Decido di non rispondergli, anche per non farlo stancare con le mie paranoie. Cominciamo a parlare del più e del meno. Vorrei dirgli la verità adesso, ma visto che tra poco arriverà Mackenzie, non credo sia il caso, dato che lui dovrà essere meno a disagio possibile quando parleranno, in modo che possa essere sicuramente sincero, anche se, conoscendolo, sarà difficile.
Ad un certo punto, esco dalla camera per andare a prendergli dell'acqua, visto che quella che aveva è finita. Quella che distribuiscono alle macchinette costa molto meno di quella del bar, perciò decido di prenderla lì. La fila è un po' lunga, ma non in modo esagerato, per fortuna. La maggior parte delle persone non sono pazienti, ma medici o parenti di chi è ricoverato. Però, qualcuno con una flebo portatile e in sedia a rotelle c'è. Una signora anziana in carrozzella mi colpisce in particolare. Nonostante il luogo, nonostante la sua situazione e nonostante l'età, sorride. Mi ricorda un po' l'atteggiamento strano che aveva Logan ieri, solo che lui non è pienamente consapevole di quello che gli è successo. Ad un tratto, noto che non riesce a premere i numeri per scegliere il prodotto da prendere, sono troppo in alto e lei non ci arriva. Decido di aiutarla, così passo in testa alla fila e mi affianco a lei.
«Buongiorno signora, se vuole l'aiuto io. Cosa vuole prendere?» le chiedo con gentilezza ed ottenendo in cambio un enorme sorriso.
«Grazie, ragazzo. Il numero ventotto, per favore.» mi risponde con voce roca ma gioiosa. Io premo il numero che mi ha riferito e poi prendo il pacchetto di salatini caduto nel raccoglitore. Glielo porgo e, dopo un suo grazie sincero, la guardo allontanarsi sulla sua sedia a rotelle.
Mi ha colpito davvero molto, con la sua allegria. Mi ha ricordato quanto mi sia sembrato strano Logan ieri. Se ci penso bene, magari fanno entrambi così per sopportare di più l'attesa di uscire da qui.

Quando torno nella camera 394, trovo Mackenzie e Logan che discutono.
«Avevi detto che doveva essere solo una pausa! Direi che ora può bastare!» gli dice lei proprio appena entro io. La ragazza, inizialmente non si accorge della mia presenza, ma appena mi vede la reazione non è certamente positiva.
«Kendall, ti conviene andare via prima che faccia finire in ospedale anche te!» è la prima volta che mi fa provare un minimo di paura. Sembra un'indemoniata e non sarebbe poi così strano se provasse davvero a farmi male.
«Non prendertela anche con lui!» Logan interviene subito in mia difesa, facendomi spuntare un piccolo sorriso.
«Io me la prendo con chi mi pare! Anzi, Schmidt io e te dobbiamo fare quattro chiacchiere!» senza dare tempo né a Logan né a me ribattere, mi afferra per un braccio e mi porta in corridoio. Non so perché, ma probabilmente non vuole che Logan ci senta.
«Devi smetterla di metterti tra me e Logan, hai capito o devo dirtelo un'altra volta?!» almeno è stata diretta.
«Mi dispiace per te, ma penso proprio che me lo dovrai ripetere all'infinito, fino a che non ti sarai stancata!» anche io parlo senza mezzi termini, fregandomene di quello che potrebbe pensare.
Mi osserva per un po', assottigliando gli occhi. Sembra lo sguardo che le avevo lanciato il giorno in cui i genitori di Logie avevano deciso di lasciarlo morire.
«Guarda che non sono cieca, sai? So perfettamente cosa hai in mente. Non sono neanche dispiaciuta nel dirti che, indovina un po', lui non è gay! Figuriamoci, poi, se potrebbe mai fare... Certi pensieri su di te!» per un attimo mi lascia senza parole, non perché crede d'avermi dato la notizia del secolo, ma per come disprezza ciò che Logan è in realtà.
«Toglimi una curiosità: se invece avessi torto, se Logan fosse omosessuale, smetterebbe di piacerti?» le chiedo con un tocco di sarcasmo. Lei mi guarda con una faccia che mi fa presagire una risposta negativa.
«Certo che no! Insomma, sarebbe del tutto fuori norma, nonché inutile!» risponde.
«E se fosse bisessuale? A quel punto gli piacerebbero sia i ragazzi che le ragazze, quindi cosa potrebbe impedirti di essere innamorata di lui?» voglio capire fino a che punto arriva la sua superficialità.
«Schmidt, ma sei scemo?! Cioè, io con uno che... Ah, non riesco neanche a pensarlo!» non so davvero quanto possa essere salda la mia forza di volontà, perché adesso uno schiaffo glielo darei senza troppe cerimonie. Ma, nonostante il ribrezzo che mi fa questa ragazza, ho trovato il modo di togliermela dai piedi.
«E se ti dicessi che, incredibile ma vero, sei tu a sbagliarti? Sai cosa ho trovato a casa di Logan, nella sala hobby? Lettere. Tantissime lettere indirizzate a me, ma mai spedite! C'erano anche degli album fotografici ed uno conteneva solo e soltanto foto mie!» finisco di parlare e mi godo per un attimo il suo sguardo frastornato.
«Beh, ora non rispondi?» la provoco.
Lei indietreggia stendendo le braccia in avanti, come per proteggersi.
«Stai mentendo, queste sono solo bugie, hai inventato tutto tu!» replica, chiudendo gli occhi.
«E invece è vero. Se vuoi te lo posso anche dimostrare. Vieni a casa di Logan questo pomeriggio e vedrai che...» non riesco a finire la frase perché lei mi dà uno schiaffo in pieno viso.
«NON DIRE PIÙ COSE DEL GENERE! MAI, MAI PIÙ!» vorrei ribattere, ma qualcosa dietro di lei attira la mia attenzione. È Logan.
«Smettetela, adesso.» ci ordina, mantenendo un tono di voce basso, al contrario di noi che ci eravamo messi ad urlare. Mackenzie si gira con uno scatto e lo guarda a bocca aperta.
«Tu... Tu sei...» nonostante ci provi, non riesce a finire la frase. Anzi, non riesce nemmeno a rimanere qui con noi. Prima indietreggia leggermente, spostando di continuo lo sguardo da Logan a me, poi comincia a correre e se ne va.
Io mi avvicino a Logan, preoccupato sia perché ha lasciato la sua stanza, sia perché potrebbe aver sentito cose che non doveva sentire, almeno non ora e non in questo modo.
«Mi dispiace, Ken. Ti ha fatto male?» mi stupisce che pensi subito allo schiaffo. Pensavo che la sua priorità fosse saperne di più su quello di cui stavamo parlando, soprattutto perché, di sicuro, ha capito che era lui il motivo della discussione.
«No, tranquillo. Anzi, a me dispiace. Non è giusto aver parlato di te alle tue spalle.» lui alza le spalle con noncuranza, facendomi capire che non gli importa.
«Tranquillo, non è certo colpa tua. Comunque, devo ammettere di essere curioso. Che vi siete detti per arrivare ad urlare?» quindi non ha sentito niente, a parte l'ultimo urlo disperato di Mackenzie.
Non voglio dirgli niente di specifico, perché arriverei a rivelargli i miei sentimenti e farlo ora non sarebbe bello.
«Ma in realtà niente di che. Lei è convinta che io centri qualcosa nel tuo rifiuto per lei.» anche io faccio spallucce, ma stavolta lui si interessa alla cosa.
«Beh, in effetti, tu mi hai aiutato a capire che lasciarla era la cosa migliore, ma lei non dovrebbe attaccarti così, del resto, probabilmente, l'avrei fatto comunque.» ha ragione, ma questo Mackenzie non lo accetterebbe mai.
«Sì, è vero. Comunque, ora va in camera tua, che io devo tornare a casa.» lui annuisce e poi mi saluta.

Faccio un pranzo veloce, non ho tanta fame. Dopo, vadoin camera a fare una dormita. La giornata mi ha stancato molto ed è solo ametà.
Vengo svegliato da Alexa che mi dice che è venuta Mackenzie. Vuole parlare conme.
Io sbuffo, rimanendo qualche altro secondo sdraiato. Voglio risolvere le cosecon lei, però adesso sono davvero distrutto.
Tuttavia, scendo e la raggiungo in salotto. Ovviamente, non mi saluta.
«Dove sono?» so perfettamente a cosa si riferisce: vuole vedere le lettere e lefoto.
Io non le rispondo, semplicemente mi dirigono verso la sala hobby e lei capisceche deve seguirmi.
Scendiamo le scale che portano nella grande stanza e io vado subito verso icassetti in cui avevo trovato tutto. Ne tiro fuori le cose che vuole vedere laragazza e gliele porgo.
Le esamina attentamente. Legge ogni singola parola come se fosse quellafondamentale.
Io aspetto senza far uscire una parola dalla mia bocca. Quando finisce dileggere e guardare foto, la vedo completamente impassibile. Ha lo sguardo fissosu di me, ma non sembra che mi veda davvero.
Io, dopo un po', comincio a sentirmi in soggezione, ma non muovo neanche unmuscolo.
«Bene.» quando finalmente parla e si muove, io mi rilasso, uscendo dall'apneain cui ero entrato.
«Perfetto. Davvero.» anche la sua voce è inespressiva. Non riesco a capirequale sia l'emozione che prevale in lei.
Si dirige verso le scale. Quando arriva alla porta e poggia la mano sullamaniglia, si gira verso di me.
«Dì a Logan che... Anzi, no, lascia perdere.» e se ne va. Non credo chelo cercherà ancora. Ha capito che, ormai, lei non centra più niente con Logan.Ora è distrutta, ma prima o poi si riprenderà.    

Stormy Weather || KoganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora