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Jungkook's POV

Un rumore mi fece sobbalzare e spalancare gli occhi. Oddio mi avevano scoperto. Che cosa era stato quel rumore? Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, ma dovevo mantenere il sangue freddo e i nervi saldi. Cosa faccio? Ah si la pistola; la presi e iniziai a voltarmi lentamente, sicuro di avere il nemico alle spalle. Ho quasi completato il giro completo su me stesso quando una risata ruppe il silenzio, alzai lo sguardo e puntai la pistola.
Sollievo. Era solo lui, il ragazzo di ieri. Me ne ero completamente scordato. Ma perché abbassavo la guardia? Non ero nelle condizioni di tirare un sospiro di sollievo, non lo conoscevo, così gli puntai di nuovo la pistola:"Come ti chiami?"
Il ragazzo sembrò perdere l'allegria del minuto precedente per lasciare spazio alla paura di essere sparato:"Jimin, sono Jimin, la prego non mi spari, non ho cattive intenzioni o cose così, mi sono solo svegliato qui e la sua reazione allo spavento mi ha fatto ridere. Ma scusi non riderò mai più, lo giuro". Intanto si era messo in ginocchio e aveva congiunto le mani in posizione di preghiera.
Non gli avrei mai sparato. Probabilmente non lo avrei fatto neanche se brandisse davanti a me la più potente delle armi e mi minacciasse con essa. Sembra così innocuo, ora sì che posso sentirmi sollevato: non mi farà del male e io ho salvato un anima così innocente.
Abbassai di nuovo le braccia e poggiai la pistola dove l'avevo presa. A quel rumore il ragazzo, Jimin, che prima aveva chiuso gli occhi, li riaprì e sembrò riprendere un po' di colore.
"Alzati, non ti sparerò. Sono stato io a portarti qui, puoi darmi del "tu", quanti anni credi che io abbia? Sono Jungkook, comunque. Ah e non smettere di ridere, mi piace la tua risata". Jimin sembrò un attimo confuso dalle mie parole, ma dopo poco si alzò lentamente dal pavimento, mi sorrise e mi tese la mano. Era così piccola.
"Piacere. E grazie per avermi portato qui con te." Strinsi la sua mano e gli dissi:"Piacere mio. Ti ho trovato semi-morto accanto ad un relitto, avevi perso i sensi", preferii non raccontargli subito i dettagli del nostro primo incontro come la mia fuga e la gente armata che mi inseguiva ecco. Jimin era confuso:"Come mai avevo perso i sensi? Mi fa male la testa e non ricordo nessun relitto o come potrei essere arrivatoci". Ora che ci penso quando ero un bambino e facevo ancora parte del Gruppo avevo visto un film dove un tizio veniva dal futuro per salvare il mondo del presente. E poi l'amnesia e la giacca nuova favorivano l'ipotesi. Azzardai:"Magari vieni dal futuro e sei venuto qui con la tua macchina del tempo per salvare il mondo. O per salvare me? Sei il mio angelo custode?" mi guardò divertito:"Oh, Jungkook mi spiace ma non credo. Non so di nessuna macchina del tempo. Secondo me ho solo sbattuto forte la testa". Si toccò piano la ferita sulla tempia e fece una lieve espressione di dolore, che carino. A me un angelo custode sarebbe potuto anche sembrare.
"Siediti pure sul mio letto, ti medico quelle" dissi e indicai le sue ferite. Dubitò un attimo, ma poi andò a sedersi mentre io prendevo l'occorrente per medicarlo. Non che avessi chissà quali medicinali, ma disinfettante ne girava ancora molto per fortuna e cerotti ne avevo rubati, come la coperta e la pistola.
Mi avvicinai cominciando a disinfettare piano prima la ferita sulla tempia, che sembrava essere quella che gli causava più dolore. Feci finta di non accorgermi del suo sguardo fisso sul mio viso mentre lavoravo, fino a quando mi chiese:"Puoi parlarmi di te?". Fu allora che incontrai i suoi occhi, mi ci persi e fu solo la sua voce a farmi tornare nel mondo dei vivi:"Forse dovrei stare un po' zitto, parlo troppo e quando sono nervoso parlo ancora di più e faccio domande che non dovrei fare a persone alle quali non le dovrei fare e-"
"È tutto okay, tranquillo"gli sorrisi,"allora, ho 21 anni e vivo da solo da 5 anni. Sono fuggito dal Gruppo quando ne avevo 16 perché mio padre, che all'epoca era un funzionario dell' Autorità, venne incolpato di tradimento per un crimine che sono sicuro non ha mai commesso e fu condannato a morte. La mia famiglia venne presa di mira e mia madre venne incarcerata come complice di mio padre. L'ultima cosa che lei mi disse fu di scappare, così lo feci, non capivo bene il perché, ma lo feci. Ad oggi capisco il perché: gli orfani e i bambini soli sono un peso per il Gruppo, non sono ben accetti e vengono reclusi, a volte uccisi direttamente poiché non hanno dei genitori da cui imparare e sistemi educativi se li scordano. Ma ciò che non sapeva mia madre è che qui fuori è peggio della reclusione e che non si potrà mai scappare dal Gruppo veramente. Infatti sono anni che vengo ricercato dai soldati dell'Autorità". Perché gli raccontavo tutte queste cose su di me? Magari era una spia del Gruppo. Avevo solo appurato che non mi avrebbe ucciso, non che non avrebbe detto a qualcuno di farlo. Mi guardava con uno sguardo triste, o era un attore formidabile o non era una spia. O almeno era quello che speravo.
Jimin mi prese una mano tra le sue e mi disse:"Sarà stato orribile, eri così giovane e guarda cosa hai dovuto patire. So che non serve, ma mi dispiace tanto. Tutto solo poi". Rimasi un po' sconvolto dalla sua azione e dalle sue parole, avevo appena trovato qualcuno con il cuore più grande del mio. Poi Jimin continuò:"So che fa male ricordare, ma se non ti spiace non è che potresti spiegarmi cos'è questo Gruppo?". Cosa? Non lo sapeva? Da dove veniva se non dal Gruppo? Ero confuso, ma lo accontentai:"È l'ultima comunità di uomini sulla terra dopo la guerra atomica, non lo sai?" Il ragazzo mi osservava come un bambino al quale si racconta una favola. "Guerra atomica eh, non ricordo. Insomma il Gruppo è nostro nemico adesso?". Nostro? Persi un battito.
"Nostro?"
"Beh mi hai salvato, sono in debito con te, come minimo mi schiero dalla tua parte".
Gli sorrisi, mi riuscì naturale farlo; quel ragazzo mi ispirava così tanta gioia che pensavo davvero di aver trovato qualcuno. Non ero più solo. Lui non era più solo.
"E tu? Ricordi qualcosa oltre il tuo nome?"
Ci pensò su:"Sì, ho 23 anni, poi non ricordo nulla". Scoppiai a ridere:"E mi davi del "lei" prima". Rise anche lui, dio che bella risata. Lo guardai un secondo e continuai:"Se non ricordi altro va bene, da ora in poi creeremo altri ricordi noi due".
Mi sorrise contento e giuro che fino ad ora non avevo mai visto niente di più bello.

•Future• ||JIKOOK||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora