Gioia

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Per un reale cambiamento c'è bisogno di inganno.
Per sviluppare un inganno bisogna considerare la mente di chi si vuole ingannare.
Scoprire i suoi gusti,  i suoi sogni e il modo in cui si rapporta alla speranza.
Bisogna limare ogni suo cinismo, silenziare tutte le voci che gli ricordano, a ragione, che una certa cosa è impossibile che avvenga.
Renderlo ingenuo.
A quel punto siete pronti per colpire. 
Solo a quel punto vi sarete resi conto che per ingannare la vostra vittima avete cambiato il vostro modo di pensare e di agire.
Vi siete avvicinati all'ingannato come mai nessun altro aveva fatto prima.
Siete parte del cambiamento.
Un perfetto cerchio che parte dal vostro inganno, al loro cambiamento, al tuo cambiamento fino al prossimo inganno.
Un cerchio facilissimo da spezzare: basta che in un punto qualsiasi qualcuno diventi onesto, realmente onesto.
Ora, immaginate che non volete cambiare una persona ma un enorme gruppo di persone.
Questo vuol dire che volete ingannarle tutte.
Questo vuol dire inoltre che dovrete cambiare voi stessi, innumerevoli volte.
Tutti i grandi leader del passato hanno cambiato il mondo cambiando loro stessi per ingannarvi.
Io sto solo cercando di fare la mia parte.
Ed oggi, in questi giorni in cui scrivo questo libro che racconta di un inganno senza usare mezzi termini, sto rompendo il cerchio.
Sono onesto, realmente onesto, con tutti voi.
Questa per me è la fine del mio operato. Rompendo il cerchio otterrò il vero cambiamento, di tutti noi.
Di certo vi starete chiedendo, se siete arrivati a leggere fin qui assumo sia così, come è iniziato tutto questo.

Credo sia arrivato il momento di spiegarvi chi era Gioia.
La sorella, la figlia e la ragazza. L'amica.
Semplicemente l'unica persona di cui mi si mai importato qualcosa.

Prima di raccontarvi della fatidica notte, di quello che avvenne dopo e delle ramificazioni, vorrei raccontarvi ciò che successe esattamente sedici anni fa, proprio in questo giorno.

Avevo dieci anni e non avevo un gran rapporto con i miei genitori.
Ero sicuramente più sveglio dei miei coetanei e avevo già capito che i sogni di un bambino non potevano essere reali.
Nessuno nella mia classe sarebbe diventato un calciatore di successo o avrebbe scritto storie.
No, non conto questo libro come una eccezione, sto descrivendo la mia vita, magari fossi capace a scrivere un romanzo.
In ogni caso auto-distrussi ogni speranza che avevo di condurre una vita speciale, fuori dagli schemi.
Sapevo sarei finito nella media.
Tornavo a casa, giocavo e studiavo il minimo indispensabile.
Mi divertivo meno di un bambino normale.
I sogni sono il carburante dell'euforia.
Mi ricordo ancora che rientrai a casa con l'intento di parlarne.
Volevo fare questo sforzo di includere qualcuno.
Ovviamente a dieci anni nessuno ha mai affrontato alcun discorso serio. Non hai idea di come possa andare o di cosa dire. O di cosa sia serio per gli adulti.
Se pensate che questi pensieri siano troppo complessi per un bimbo di dieci e magari siete genitori ho un consiglio per voi: non sottovalutate i vostri figli, mai, a nessuna età.
Potrebbero stupirvi.
Come fece Gioia quel giorno.
Mamma era venuta a prendermi a scuola e quando rientrammo ero pronto ad assistere alla stessa scena di sempre.
Quel giorno non fece eccezione.
Ciak, azione.
Mamma entra e trova casa in leggero disordine, nessuno in vista.
Mamma urla avvertendo che siamo rientrati. Abitudine assai sgradevole ma necessaria per far capire a Gioia, che è chiusa in camera al PC, che siamo rientrati.
L'intento dell'urlo è anche quello di colpevolizzare il comportamento della figlia: tutto ciò che è importante per mamma non lo è per lei.
Pulire, socializzare in maniera tradizionale, vivere la vita come mamma ha da sempre capito che fosse.
Mamma non capiva Gioia, non comprendeva i suoi sogni, il suo carburante.
Io sì.
Quel giorno la sfuriata era peggiore del solito.
Mamma a grandi passi si precipitò nella stanza di Gioia.
Aprì la porta senza bussare con grande ignoranza e iniziò ad urlare.
Gioia implorava silenzio e concentrazione.

Mamma non capiva.
Gioia stava giocando live ad un videogioco.
Lo faceva spesso: era anche piuttosto famosa nell'ambiente di Twitch.
I suoi streaming erano sia di gioco che di programmazione.
Non vi dirò i giochi a cui giocava e tantomeno il gioco incriminato quel giorno.
Voglio impressionare nella vostra la testa l'immagine di un artista del gaming sia da user che da sviluppatore.
Voglio che capiate le potenzialità di Gioia come le avevo capite io.
Voglio che immaginiate la scena in cui un urlo disperato di mamma si sia contrapposto cacofonicamente con l'urlo di Gioia di incomprensione.
L'una gridava una cosa del tipo: "la tua vita non può andare avanti così, stai sprecando i tuoi anni migliori davanti a quel coso".
L'altra cercava invano di rispondere una cosa del tipo: "ti prego, ho solo questi dieci minuti, è importante".

L'incomprensione genera attrito, l'attrito genera fiamme.
Le fiamme bruciano tutto.
Mamma e le sue fiamme uscirono fuori dalla stanza e fecero ciò che io ricordo ancora come il gesto più stupido fatto in mia presenza.
Mamma staccò la presa del modem.

Un urlo agghiacciante si sentì dalla stanza di Gioia.
Mamma entrò con un fare di soddisfazione nella stanza della figlia e la vide piangere disperata.
Per lei era una vittoria: stava finalmente rivelando la dipendenza della figlia.
Come si dice, il primo passo per risolvere un problema è farlo ammettere.
Peccato che il problema era proprio mia madre.
E Gioia, con una voce spezzata che mi provocò un brivido al cuore, in una frase catturò l'attenzione di mamma.
Parlò nella sua lingua, per una volta. In una lingua che un genitore ignorante potesse comprendere.

- Mi hai appena fatto perdere 10 mila euro.

Mamma gelò in un attimo.
Gioia stava per vincere un torneo e per qualificarsi ai mondiali di quel dato videogioco.
Aveva collegate quasi quindicimila persone sul suo streaming.
Gioia stava per diventare la prima italiana a farcela. Contro degli asiatici.
Stava per diventare una pro gamer, con stipendio e bonus.
Con possibilità, finita quella carriera, di fare videogiochi dove conta davvero.

Un sogno distrutto, carburante finito.
Mamma si avvicinò ma non sapeva cosa dire.
Così uscì dalla stanza. L'orgoglio non le faceva chiedere scusa.
Ma era pentita e da lì in poi avrebbe aiutato Gioia in ogni modo.
Gioia aveva parlato di soldi.
Mamma questo lo poteva capire.

Io invece avevo capito che per Gioia non era questione di soldi.
Mi avvicinai e le dissi una frase che spero sia rimasta con lei fino all'ultimo suo giorno.

- So che dei soldi non ti interessava. Ora ho un sogno. Realizzare il tuo sogno.

Avevo carburante e lo stavo donando a lei.
Mi abbracciò fino a stritolarmi.
Quasi soffocavo.
Un bambino che soffoca.
Sembra che tutto inizi sempre da questa immagine.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 12, 2017 ⏰

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