26. Pace

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T/N's pov
Sono qui ormai da venti minuti, che aspetto impaziente davanti alla finestra l'arrivo di Levi.
Mi sembra di aspettare il principe azzurro a cavallo del suo bellissimo cavallo bianco, che viene a prendermi.

Ridacchio al pensiero di Levi vestito come un principe di altri tempi, pieno di pizzi e merletti e colorato tutto di colore azzurro, con un cappello strampalato e una lunga piuma che gli spunta maestosa dal cappello.

Distratta guardo di nuovo il giardino, e lo vedo passare in groppa al suo cavallo, con quell'espressione apatica e i suoi occhi mozzafiato.
Infatti, perdo un battito nel vederlo arrivare, quasi come aspettassi quel momento da un sacco di tempo e ora sono insicura sul da farsi.
Come quando sei entusiasta di fare una montagna russa ma, appena prima di salirci, quando ti trovi ad un passo dal salire sulla giostra, ti prende quel leggero voltastomaco e senso di ribrezzo nel salire, come la coscienza che ti dice sei scema? Non farlo!. Quel senso di nausea, oppure 'farfalle nello stomaco'.

Fatto sta che rimango un po' incerta e impaurita davanti alla finestra, per poi guardarlo entrare nella mensa.
Sono le 5, saranno anche passate ormai.

Mi faccio coraggio, prendo un respinto profondo e vado da lui.
È difficile rinunciare al proprio orgoglio e ammettere che si è nel torto, ma non voglio litigare più con lui, la nostra relazione è più importante del mio stupido orgoglio.

Mi dirigo a passo fiero in mensa, dove lo trovo bere un tè nero, seduto su un tavolo.
Non c'è nessuno e siamo solo noi due. Entro in mensa e quando lo vedo, mi blocco. Non posso farci niente, mi paralizza.

Lui mi vede, per poi abbassare gli occhi e tornare al suo te, senza proferire parola e senza cambiare espressione.
Mi faccio di nuovo coraggio, che mi serviva, e mi avvicino a lui.

"P-posso sedermi?"
Non balbettare sembri mongoloide
"Tch" risponde lui, tornando a bere il suo tè.
Mi siedo alla sieda di fronte alla sua e metto le mani sotto al tavolo.
Non voglio darlo a vedere, quando sono nervosa tendo a muovermi molto più freneticamente, soprattutto con le mani, che non riescono a rimanere ferme, perciò meglio nasconderle.

"È buono il te?" Comincio io la conversazione, stavolta non con il tono freddo con cui ci siamo parlati al ruscello, un tono più calmo e...dolce, oserei dire.

"Accettabile" risponde lui freddo, mi congela con questa risposta.
"A-ascolta Levi...i-io..."
Non balbettare donna!!
"Io...volevo dirti che mi dispiace"
A quelle parole Levi smette di bere il tè, mi guarda e posa il te sopra il tavolo.
Incrocia le braccia al petto e si distende sulla sedia, sembra pronto ad ascoltarmi.

I suoi occhi sembrano rasoi, mi tagliano il respiro, tanto che dimentico che cosa stavo dicendo.
"Ehm...mi dispiace per, per averti accusato ecco, di essere un bugiardo..." dico, spezzando le frasi e guardando ovunque, tranne che i suoi occhi azzurri.

"Mi dispiace, di averti accusato ieri davanti a tutti, mi dispiace anche di averti urlato contro la sera della festa..." abbasso lo sguardo, mentre le mie mani si agitano ancora di più sotto il lembo della tovaglia.
"Quindi, hai finalmente capito che non sono un bugiardo?"
"...si"
"E che io quella non la conoscevo nemmeno? E che ero ubriaco?"
Una lacrima scende sul mio viso al ricordo di quel bacio, ma la asciugo immediatamente.
"Si...ti credo"
Lui si alza, dalla sedia. Lo seguo con la coda dell'occhio, tenendo la testa china, a guardare le mie gambe.

"...Beh? Non mi abbracci mocciosa?"
Io alzo immediatamente lo sguardo verso di lui, che mi guarda sorridendo con le braccia protese verso di me.
Io sorrido a mia volta e mi fiondo tra le sue braccia.
Lui mi accarezza i capelli e ridacchia silenziosamente. Io sorrido al contatto del suo corpo col mio.
"Mocciosa, mi ha fatto molto male il fatto che avessi preso la fiducia in me..." dice accarezzandomi i capelli, mentre io appoggio la guancia sulla sua spalla.
"...lo so, ma...comprendimi -dico alzando la testa, in modo da far incontrare i nostri sguardi-"
"Ti capisco, tranquilla..." dice sorridendo.
"Aspetta un attimo, come mai ti sei voluto ubriacare pur sapendo che non reggi l'alcol?"
Alla mia domanda sembra prego un po' alla sprovvista, distoglie lo sguardo dai miei occhi e toglie le mani dai miei fianchi, facendomi allontanare.
"Oh beh, ecco io..."
Viene interrotto da un rumore improvviso, che ci costringe a girarci entrambi verso destra, la fonte del suono.

• My Demons • Levi x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora