Viktor avrebbe voluto tanto restare immerso in quella sorgente bollente fino a che l'estate non sarebbe giunta, strisciando, a Grande Inverno. E invece lui e Yūri si infreddolirono tremendamente, travolti dal grosso sbalzo termico tra il calore della grotta e il gelo insostenibile del bosco. Vi passarono la notte, nei vapori rassicuranti della pietra vulcanica. Nemmeno il vento pungente della mattina poté levargli dalla pelle e dai capelli la puzza di zolfo orribilmente pesante. La pelliccia dello Stark avrebbe puzzato in quel modo per tanto tempo, mentre la lunghissima treccia albina del Targaryen, poco scompigliata, avrebbe dovuto essere lavata a dovere con unguenti e oli profumati.
La sofferenza di Viktor per quel fastidiosissimo manto di neve troppo freddo era diventata leggera sopportazione, soltanto perché accanto a lui camminava Yūri, perché lo sentiva estremamente vicino, così tanto da credere quasi soffocare.
Il meta-lupo silenzioso dal manto marrone camminava sempre qualche passo avanti a loro, lasciando impronte perfette sulla neve. Viktor si rilassò guardando i movimenti fluenti della coda folta dell'animale muoversi a destra e a sinistra, camminando piano, stretto in un abbraccio a se stesso, per attenuare il vento sul corpo. Yūri poggiò una mano sulla cintura, nella propria vita, non riuscendosi più a frenare dal guardare il Targaryen, di poco più alto di lui.
Dopo un lungo momento di silenzio, durato qualche metro di camminata, fu lo Stark a formulare con voce rauca qualche parola.«I tuoi capelli...»
Viktor si voltò di scatto verso di lui, con espressione ingenuamente confusa. Si portò una mano al capo, facendola scivolare su tutta la lunghezza liscia della propria chioma argentea.
«Cos'hanno che non va? Sono parecchio in disordine per il momento.» sorrise, chinando la testa da un lato.
«Oh no, al contrario. Io trovo che siano stupendi.» fu abbastanza dura da ammettere per Yūri, ma quella limpida verità non riuscì a rimanere ancora altro tempo in silenzio. E non glielo disse per conquistarlo, per sembrare romantico o altre simili gesta. Yūri non era mai stato un bugiardo, quando si trattava di cose belle. E l'unica cosa davvero bella che valeva la pena di raccontare e non perdersi era proprio Viktor.Il Targaryen abbassò il mento e tornò a farsi ammirare di profilo. Calò gli occhi e alleggerì il sorriso sulle labbra pallide.
«Grazie, me lo dicono in molti.»
Yūri lo osservò meglio, tutto, con la vista appannata e malconcia, ma la testardaggine di voler andar oltre il proprio limite ottico.
«In molti notano anche le tue gambe? O la forma del tuo viso? Oppure, le tue mani così delicate...?»
Viktor arrossì di colpo, mostrando la sua ingenua timidezza molto più infantile della vera età del corpo. Sgranò gli occhi e socchiuse le labbra, faticando a coordinare i passi, per guardare Yūri. Più che sentirsi elogiato da quei simili complimenti, ne fu così tanto innamorato da poter percepire il battito del proprio cuore accelerato.
«Sei un bravo osservatore.» si limitò a rispondere piano.
«Solamente con te. Perché tu sei bianco come la neve, e io ci sono nato, tra di essa. Non saprei, è come se tutte le poche cose stravolgenti che io abbia visto nella mia breve vita improvvisamente avessero perso ogni bellezza, da quando ho visto te.» Yūri si tramutò in un umore imbarazzato e quasi scontroso, arrossendo.
A Viktor mancò un respiro; increspò amorevolmente le sopracciglia, allungando una mano verso il viso dello Stark. Tra la fitta boscaglia bianca fermarono il loro piccolo viaggio di ritorno verso l'accampamento, per posizionarsi l'uno difronte all'altro, e guardarsi con difficoltà tremante negli occhi.
Viktor gli accarezzò una guancia con le nocche gelide, senza alcuna fretta.
«Visto? Avevo ragione sin dall'inizio.» disse il principe dei draghi.
«Ovvero?» domandò Yūri assottigliando lo sguardo.
«Che noi due siamo nati per fare la storia.»
«Ci conosciamo da non più di qualche giorno, come posso io capire o accettare una cosa simile?» Yūri gli prese piano il polso vicino al proprio viso.
«Questo, proprio perché io mi sono innamorato di te da così tanto tempo, che tu, guardando i miei capelli, e le mie gambe, e il mio viso, e le mie mani, ti sei nutrito di tutti i pensieri nostri che mi sono messo addosso.»
«Io non lo so cos'è l'amore, è troppo complesso da capire.» lo Stark fece segno con un piede di indietreggiare, ma non ci riuscì.
«Non temere, quando ti porrai questa domanda pensa al drago.» Viktor indicò la spilla dello stemma della casata con una mano, preceduto dallo sguardo di Yūri già su di esso.
Vicchan ringhiò con le zampe piantate a terra e la coda alta. Immediatamente, primo a notarlo, Yūri si allontanò da Viktor, tenendolo distante. Affiancò la propria bestia coi canini in mostra, lasciando il Targaryen in un'ipotetica distanza sicura a ciò di cui l'animale si sentiva minacciato.
In lontananza, tra gli alberi dalla corteccia scura, un rumore veloce di passi diventò più distinguibile, e d'improvviso, le due guardie di Grande Inverno immobilizzarono la loro camminata frenetica proprio difronte Vicchan.
Intimoriti dall'aggressività indispettita del meta-lupo, misero da parte il coraggio di guerrieri e rimasero sottomessi al volere di quella bestia.
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White dragon and black wolf ||Victuuri AU Got|| ✔
FanficCi sono saghe che mai nessuno nei sette regni osa raccontare, non perché non se ne ricordino le storie, ma proprio perché quest'ultime, piene di vergogna, dovrebbero essere dimenticate. La Cittadella, ricca di testi antichi e nuovi, conosce a memori...