VIII - Perchè la notte è oscura e piena di terrori

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Il lungo viaggio per giungere al cospetto dei Baratheon fu reso assai sgradevole dalla persistenza assieme di quei tre nobili figli che da soli, tra tutta quella scorta di genti, sapevano la verità.
Yuri Tyrell, in realtà, fu quello che soffrì maggiormente. Arrivato a metà del viaggio, dentro la carrozza reale assieme a Yūri e Viktor, decise di proseguire a cavallo fino all'arrivo. Le piaghe al fondoschiena e il dolore ai fianchi per la lunga cavalcata furono molto meglio del dover sopportare le occhiatine tra il cugino e Stark.
Li detestava, tutti quanti. Li odiava profondamente, per quella gelosia assassina che modificava ancor di più il suo caratteraccio.
Era certo che, lasciando in solitudine qui due, si sarebbe sbizzarrita la loro più tenera parte romantica e devota alla carne, ma continuare ad essere lo spettatore schiavo di quella tensione lo mandava su tutte furie.
Gelosia -ancora- semplicemente quella.
E quello stesso viaggio non fu per nulla insopportabile a Viktor e Yūri. Perché calarono le tende, si assicurarono che nessuno venisse da loro a disturbarli, e finalmente soli, poterono concedersi almeno un corredo di baci. Mentre dormivano coscienziosi in quel sogno di bocche si toccarono i visi morbidi, e le mani gelide. Poi le gambe, l'addome, il capo e qualsiasi cosa possibile da raggiungere.
Entrambi non poterono negare la reciproca eccitazione portata da quei baci, ma fu meglio farla smaniare, per non rischiare ulteriormente. Dopotutto, essersi baciati con tutto quel rumore di lingue in bocca era stato sufficiente, qualcuno avrebbe potuto benissimo scoprirli.

Alle porte del castello gli uomini con lo stemma del cervo tenevano dritte enormi lance, e lasciavano trascinare dal vento gli stendardi simili agli arazzi che Yūri avrebbe visto una volta dentro. Torce imponenti illuminavano i corridoi cupi, ammutoliti dalla servitù messa da parte con sottomissione. I passi rumorosi di quegli ospiti incutevano quasi timore. Viktor spiccò tra tutti, come fosse il capo branco che per primo guida il resto dei lupi. Con il lungo manto albino lasciato sciolto lungo la schiena, si espose con tutta la propria bellezza matura.
Quando entrarono nella grande sala del trono, le disposizioni della famiglia regale si distribuivano in una fila da tre; al centro Takeshi, il primogenito dalla corporatura massiccia e i lineamenti marcati. Alla sua destra il fratello minore Jean-Jacques, e alla sinistra la dubbiosa sacerdotessa rossa di cui Yūri aveva tanto sentito parlare. A guardarla pareva quasi una creatura fragile e delicata, come un passerotto. I capelli rossi tendenti ad un color mogano li teneva raccolti sulla tetsa, corti. Occhi cerulei che per certe sfumature richiamavano il colorito di quelle ciocche morbide. Avvolta da un abito rosso, e con al collo una laboriosa collana stava composta e sicura quasi facesse parte della famiglia regale.
E poi Jean-Jacques, giovane e slanciato. Arrogante al solo sguardo orgoglioso e provocatorio. Non somigliava assolutamente al fratello maggiore, solamente il cloriti scuro poteva far intendere che fossero consanguinei.
Squadrò con provocazione sia Viktor che Yūri, gettando poi un'occhiata sul giovane Tyrell rimasto indietro a crogiolarsi sulla propria collera.
La tensione si disperse sottile nell'aria, simile ad un velo di nebbia pastoso. Viktor presentava esclusivamente sicurezza, al contrari del resto delle sue scorte. Yūri rimase sorpreso da così tanta saggezza. Volendo, casa Baratheon non aveva accennato minimamente le proprie intenzioni, e per quanto potevano saperne tutti la cosa meno grave che potesse cercare era una battaglia. Jean-Jacques si prostrava altezzoso e irruento, mentre suo fratello taciturno e serio. La sacerdotessa rossa devota al Dio della Luce, invece, tralasciava una grossa manciata di inquietudine.

«Sono Viktor della casa Targaryen» iniziò il principe dei draghi, abbozzando un'espressione di sincera autorevolezza, come se fosse perfettamente a suo agio. Takeshi chinò il capo in segno di rispetto, distraendo Yūri dal sorriso del fratello, che lo insospettiva, mettendolo a disagio.
«Attendevamo con impazienza il vostro arrivo. Presto il Drago e la Lupa convoleranno a nozze, e questo è un avvenimento al quale desideravamo partecipare.» Baratheon si schiarì la voce. Yūri deglutì con amarezza.
«Dunque, dov'è la fortunata sposa?» domandò la donna rossa, un pizzico di insolenza in voce.
«A Grande Inverno, nella propria casa, dove è giusto che stia.» rispose Viktor.
L'espressione nel volto della donna tradì immediatamente ciò che le passava sicuramente per la testa. Ciò rese Yūri -buon osservatore- ancora più sospettoso.
«Un vero peccato, ci sarebbe davvero piaciuto poter fare anche la sua conoscenza.» disse lei, sorridendo con veemenza.
«Non mi avete ancora detto come mai avete fatto affrontare questo lungo viaggio ai miei uomini e a quelli del nord.» il Targaryen fece un passo avanti, serio.
Takeshi tirò su con il naso, il suo addome prorompente sporgeva sotto i regali abiti. Composto nel suo trono, al centro della sala, prese nuovamente parola con tono disponibile e pacifico;
«Chiediamo venia, mio signore, per la fatica del lungo viaggio. Le vostre stanze sono già pronte, i miei uomini vi scorteranno subito. È naturale che vogliate sapere la motivazione di ciò, del perché uno dei miei corvi è giunto a Grande Inverno.»
«Sto aspettando.» disse Viktor sorridendo, con espressione intimidatoria.
L'uomo dai capelli brizzolati accennò un sorriso soddisfatto, si assaporava un'atmosfera sempre più tesa, come se si stessero sfidando ma senza spade.

«Per la buona nuova che ci fa sperare in una pace lunga e duratura del regno, io e mio fratello volevamo dare un banchetto in vostro onore, ma come posso constatare la vostra fanciulla non sarà presente ai festeggiamenti.» enunciò Takeshi.
Le labbra di Viktor, mangiate dai baci di Yūri, si protessero lievemente in avanti per la sorpresa. Sorrise con la sua luminosa bellezza elegante, ripiegandosi in un piccolo inchino dinanzi alle tre importanti figure.
«Porgo i miei più sentiti ringraziamenti, anche da parte della mia lady, che senza ombra di dubbio ne sarebbe onorata quanto me. I festeggiamenti non dovranno essere annullati, tra noi fidati compagni si può sempre discutere di faccende non indifferenti e godere del vino.»
«Questo mi rallegra, ma avrei un'altra cosa da aggiungere.»
«Aspiro a diventare un re giusto, ascolto tutto ciò che mi si dovrà dire.» Targaryen non perse la pazienza, al contrario di Yūri, che faticò a star fermo sul posto.
«In verità sono io quello che dovrebbe prendere parola in questo caso.» il giovane Jean-Jacques fece affermare la propria voce, con superiorità; «La mia è una proposta, alla quale non girerò di certo intorno. Nulla di più nulla di meno, vorrei soltanto unirmi al consiglio ristretto del reame.»
Viktor non poté fare a meno di trattenere una risata incredula: «Una cosa da poco, a quanto vedo.»
«Vanno bene i miei accordi? Nessun rischio o pericolo, dopotutto vi stiamo persino offrendo una festa in vostro onore.» il più giovane gesticolò, alzando un sopracciglio.
L'albino fece spallucce, dietro di lui un gruppo di uomini in tensione attendevano con ansia ciò che avrebbe detto.

«Valuterò la giusta decisione da prendere, anche perché dovrai dimostrarmi di essere all'altezza dell'incarico che mi domandi.» Viktor lo liquidò in quella semplice risposta. Alla fine di quella breve chiacchierata, i Baratheon e la donna rossa ne uscirono piuttosto delusi.
Tutto terminò in un inchino, quando i loro ospiti furono scortati alle proprie camere.
Yuri Tyrell fu uno degli ultimi ad andare via, tenendo lo sguardo minaccioso e insospettito su Jean-Jacques. Il ragazzo se ne accorse, ammiccandogli con provocazione, e ridendo compiaciuto dell'effetto fatto a Yuri.
Yuko -quello era il nome della sacerdotessa del Signore della Luce- accavallò le gambe, con lo strascico dell'abito rosso che si mosse con panneggi morbidi. Si voltò a guardare il profilo tondo di Takeshi, pensoso e seccato. Jean rise ancora, poggiandosi con svogliatezza sul proprio posto a sedere quasi fosse un uomo di basso cedo sociale privo di maniere.

«Niente paura mio signore, troveremo un altro modo.» Yuko increspò la fronte con devozione, poggiando una mano sul braccio dell'uomo.
«E come? Abbiamo bisogno di una donna.»
«Il Signore della Luce trova sempre un modo per spingersi a noi, e i miei mezzi sono potenti abbastanza da farcela in ogni caso.» si alzò in piedi, camminando verso il centro della sala. I suoi passi picchiettarono sul pavimento.
«Sai che ho piena fiducia in te, ma cos'altro possiamo fare?» domandò Takeshi.
«Lo abbiamo uno Stark dopotutto, non hai visto?» un sorriso comparve sul volto della donna.
«Yūri? Lo Stark di mezzo?» Baratheon si espose con curiosità.
Yuko annuì soddisfatta, sfiorandosi appena la pelle del petto prominente, lasciata nuda dalla scollatura profonda del vestito.
«Questa creatura» intervenne Jean con entusiasmo contorto «ci sorprenderà più di quanto ci immaginiamo.»
«E lo farà per mostrare a tutti il vero volto del Signore della Luce.» Yuko si sciolse i capelli corti, che le sfiorarono le spalle. «Perché la notte è oscura e piena di terrori.» disse, sfilando i laboriosi nodi del proprio corpetto.
L'abito le scivolò in terra con un tonfo morbido, lasciando quel corpo nudo alla mercé dei due fratelli.

White dragon and black wolf ||Victuuri AU Got|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora