capitolo 1

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Serenità, quello che provo in questo momento, ho i capelli ricci sparsi sul suo petto nudo, le sue lunghe e affusolate dita passano in mezzo ai miei capelli e giocano con essi; chiudo gli occhi, rilassata da questo gesto che tanto amo e ascolto il suo cuore, amo questa melodia ma soprattutto amo questa situazione. Sto per addormentarmi quando lui parla "Becky, promettimi una cosa"

"Cosa?" Domando incuriosita.

"Promettimi che qualsiasi cosa succeda tu andrai avanti e starai bene" non capisco le sue parole, sono molto confusa, cosa dovrebbe succedere di tanto grave da non farmi stare bene? Forse... mi vuole lasciare. Sollevo la testa dal suo petto e lo guardo in quei suoi bellissimi occhi verdi, li amo davvero tanto, amo tutto di lui, la sua gioia di vivere, la sua serietà, il suo sorriso, la sua risata, la sua determinazione e tutte le altre cose che ora non sto qui ad elencare; mi guarda anche lui, ha uno sguardo preoccupato, allora, confusa, do voce ai miei pensieri "che cosa dovrebbe succedere di tanto grave da non farmi stare bene?"

"Promettimelo e basta"

Sono ancora più confusa ma decido di assecondarlo "okay te lo prometto" mi fa un piccolo sorriso e si sporge per darmi un dolce bacio sulle labbra, "ti amo Becky ricordalo per sempre".


Mi sveglio di botto e mi accorgo di star piangendo, ho sognato un'altra volta uno dei ricordi più importanti che ho con lui, guardo l'orologio che è sul mio comodino e scopro che sono solo le 3.36 ma so per certo che non riuscirò a dormire per il resto della notte per paura che altri ricordi mi assalgano, e, se così fosse, non potrei farcela, così scendo dal mio letto, prendo una coperta e mi dirigo sul balcone facendo attenzione a non svegliare le mie coinquiline.
Sono quattro e sono fantastiche, riescono sempre a portare gioia, grinta e casino (forse anche troppo) in questa casa, sono la cosa più importante che ho, le adoro, ci siamo conosciute al terzo anno di liceo (Erika ed Elisa in realtà si sono conosciute al primo anno) e da lì siamo diventate inseparabili, per questo motivo, una volta terminato il liceo, abbiamo deciso di affittare un appartamento e andare a vivere tutte insieme.

Apro la finestra del balcone e mi sdraio su uno dei lettini che ho comprato qualche tempo fa, mi avvolgo nella coperta e prendo l'mp3 che lascio sempre qui fuori, ascolto un po' di musica constringendomi a non pensare più. Passa del tempo, molto tempo, passa lentamente senza che io faccia niente mentre ascolto in modo passivo la musica, principalmente è musica classica o solo melodie, niente parole, niente testi, mi obbligherebbero, ad ogni riferimento amoroso, a pensare a lui.

Il cielo inizia a schiarirsi e il sole sorge, è uno spettacolo bellissimo che non smetterò mai di voler guardare, mi da come un senso di speranza, a me che di speranza ne ho ben poca... Una volta che il sole è alto in cielo  torno dento e passando per la sala noto che anche Erika è già sveglia, si accorge della mia presenza e mi guarda con uno sguardo di disappunto e di pietà al contempo.
"Un'altra notte in bianco Becky?" annuisco guardandomi le mani che hanno iniziato a giocare con uno dei miei elastici per i capelli, sento dei passi avvicinarsi e intuisco che Erika si sta avvicinando a me.
"Così non va bene Becky, se continui a non dormire il tuo fisico non reggerà più" continuo a tenere la testa basta e non rispondo, lo so perfettamente che non posso continuare così ma cosa ci posso fare? Vedendo che non rispondo Erika continua.
"Lo sai che puoi contare su di me per qualsiasi cosa vero? Se hai bisogno di qualunque cosa puoi parlare con noi, siamo qui apposta per te, siamo le tue migliori amiche non ce la facciamo più a vederti in questo stato" sento due braccia che mi stringono forte. "Ti prego dimmi cosa devo fare perché non sopporto l'idea di stare qui a non far niente mentre tu ti lasci andare" la sento tirare su con il naso e capisco che si sta trattenendo dal piangere, Erika è sempre stata molto emotiva, non appena una di noi piangeva piangeva anche lei, ma mi si spezza il cuore a sapere che sta volta causa della sua sofferenza sono io, non le voglio fare stare male ma non so neanche cosa fare, vorrei solamente non provare più niente e non essere più un peso per nessuno.

"Ti prego non piangere sennò piango anche io" ma solo dopo aver detto questa frase mi rendo conto che delle lacrime stanno ormai cadendo sul mio volto, ricambio l'abbraccio di Erika stringendola, se possibile, ancora più forte a me e la ringrazio perché nonostante tutto, nonostante il mio carattere di merda, nonostante il periodo di merda e il mio umore di merda lei, anzi no, loro, mi hanno sempre appoggiata e sono sempre rimaste accanto a me senza mai criticarmi.
Dopo non so quanto tempo che io e Erika siamo abbracciate a piangere vedo con la coda dell'occhio una ragazza dai capelli rossi lunghi che si strofina gli occhi e che si ferma un attimo sullo stipite della porta che divide il salone dal corridoio e ci fissa, poi inaspettatamente grida: "ABBRACCIO DI GRUPPO" e inizia a correre verso di noi, subito dopo sento, oltre alle sue, altre due paia di braccia che si avvolgono attorno a noi, segno che anche Natasha e Alexia si sono unite al nostro abbraccio.

Dopo aver fatto colazione torno in camera e mi preparo per andare al lavoro, ovviamente indosso una sua felpa, oggi quella nera, la mia preferita, vado in bagno e mi lavo i denti, metto un filo di trucco per coprire le occhiaie altrimenti sembrerei uno di quelli zombie di quella serie tv che Elisa e Erika tanto amano, mi sembra si chiami "the walking dead" ma non ne sono certa. Una volta finito di prepararmi esco dal bagno e vado verso il salone, dove trovo Erika ed Elisa ancora in pigiama, sdraiate sul divano e invece trovo Natasha e Alexia già pronte per uscire.

"Vuoi un passaggio al lavoro?" chiede Natasha.

"Se per te non è un problema va bene sennò vado a piedi" 

"Nessun problema, vieni" prende le chiavi della macchina e la borsa e si dirige verso la porta, salutiamo le altre e usciamo.

Dopo dieci minuti arriviamo davanti al bar in cui lavoro, saluto Natasha, la ringrazio ed entro. Una volta entrata saluto il mio capo e le mie colleghe, mi metto la divisa, raggiungo Julia al bancone e inizio a lavorare.

La mattina si prospetta parecchio indaffarata in quanto il locale è già pieno, solito rumore di tazzine che sbattono, solito odore acre di caffè, soliti clienti, e solito campanello che suona ancora una volta, ah no aspetta, forse questa volta annuncia qualcuno di nuovo...

Ciao ragazze, come state?
questa è la mia prima storia quindi siate clementi e fatemi sapere che ne pensate!
A presto!☺️

So Far So Good (Per Ora Tutto Bene) - Niall Horan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora