Sono le tre del mattino e mi ritrovo nel letto da sola, con un sorriso che va da una parte all'altra della mia faccia, che non riesco in nessun modo a cancellare.
Gaspare è tornato al suo posto preferito, sul cuscino accanto al mio, ronfa pesantemente.
Sono troppo elettrizzata per dormire. Ed eccitata. E terrorizzata. E un milione di altre sensazioni contemporaneamente che si alternano ogni nano secondo all'interno della mia testa e del mio stomaco.
Alberto è andato via più o meno a mezzanotte, dopo che abbiamo fatto l'amore, parlato, riso e fatto nuovamente l'amore.
Mi ha salutato sulla porta come nella più rigida tradizione romantica: ogni due passi si voltava verso di me e mi baciava; "allora ciao" diceva, faceva due passi e mi baciava ancora.
Poi, quando ho chiuso la porta e sono andata alla finestra l'ho trovato che guardava in su, aspettando di mandarmi l'ultimo bacio prima di entrare in macchina.
Accidentaccio a lui mi ha fatto battere il cuore come una sedicenne.
Questa è la cosa più spaventosa, perché sono proprio i casi come questi in cui alla fine ci si fa più male; quando tiri le somme non vale mai la pena soffrire per quelle poche volte in cui ti sei sentita sulle nuvolette rosa circondata da angioletti che lanciano petali profumati.
Mi addormento ad un orario inverosimile per i miei canoni visto e considerato che domani devo andare a lavorare, in preda a questo pensiero angosciante.
La notte sembra non voler passare, è troppo caldo e continuo a rigirarmi come un involtino primavera soffriggendo tra le lenzuola: sono agitatissima e passo da brevi sogni a veglie interminabili in cui m'innervosisco sempre di più, pensando alla giornata che mi aspetta e consapevole del fatto che sarò uno straccio per tutto il giorno.
Domani devo assolutamente parlarne con qualcuno o ci divento matta.
Alla fine mi alzo e vado in cucina a prendere dell'acqua, nell'aria c'è ancora il profumo opprimente delle candele, quindi apro la finestra per far entrare un po' del fresco della notte.
Non sono neanche le cinque, le strade sono deserte e regna una calma irreale: una macchina sfreccia solitaria nella strada sotto la mia finestra, un cane si accorge della mia presenza e mi saluta con un latrato, poi si allontana scodinzolando.
Dal mio appartamento riesco a vedere le cime dei monti che delimitano la Versilia che, nonostante l'ora, cominciano già a contornarsi di un orletto più chiaro, che da lì a qualche ora esploderà in un'alba radiosa.
Quando ero più giovane ho sempre pensato alle Alpi Apuane come a un muro altissimo che mi impediva di vedere il resto del mondo, spesso dandomi una sensazione opprimente di claustrofobia: guardando quelle invalicabili cime di roccia, riuscivo solo a vedere muri altissimi, pieni di vetri rotti e acuminati messi lì apposta per impedirmi di scappare.
Poi, un'estate, sono stata via da casa per un mese intero e la mia percezione della cosa è radicalmente cambiata.
Quando avevo ventitré anni andai a fare una 'vacanza lavorativa': in poche parole volevo andare in vacanza ma, non avendo i soldi, cercai un lavoro per mantenermi durante il soggiorno.
Vorrei poter dire che scelsi la Grecia perché sono sempre stata incuriosita dalla loro cultura, dall'antichità della loro razza e dalla storia, per l'etimologia del mio nome eccetera eccetera, ma in realtà scelsi di andare a Mykonos per la stessa, banalissima ragione per cui ci va tutto il mondo: il mare e, soprattutto, i bagordi.
Quando arrivai al porto mi sentivo forte e indipendente, una donna sicura di sé che affrontava il mondo per la prima volta.
Venni subito investita da una marea di affittacamere che sventolavano biglietti con scritte cifre di ogni genere e venni letteralmente rapita da una signora gassottella che mi prese per mano continuando a ripetere instancabilmente "io afita te camera, io costa poco tu brava ragazza.".
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Una canzone all'improvviso
RomantikCassandra e una ragazza solare, indipendente e sicura di se, ma tutte le sue certezze verranno minate dall'incontro con Alberto. Nel giro di un'estate la sua vita e quella delle persone che ama verranno rivoluzionate... Ma il cambiamento, è sempre...