Poi ci sono le giornate che nascono male.
Mi sveglio perché Gaspare mi lecca insistentemente una mano, visto che ancora non gli ho dato la consueta razione mattutina di croccantini.
Mi sono addormentata sul divano guardando le foto del viaggio a Mykonos e, stropicciandomi gli occhi, stacco una foto di me e Marco in costume con una bibita in mano che si è attaccata alla mia faccia.
Sono piena di dolori per aver dormito poco e in una posizione inverosimile, cercando di stirare i muscoli intorpiditi realizzo tutto ad un tratto che è veramente tardissimo: non ho sentito la sveglia e sono già in ritardo per il lavoro.
Scatto come una molla sparando nuovamente il povero Gaspare in un angolo, gli verso la colazione con lo spazzolino in bocca, cercando di ottimizzare i tempi, poi mi infilo qualcosa addosso mentre, con la mano destra, mando un messaggio a Luti per avvisare che non sono morta e che sto arrivando.
Non mi faccio neanche il caffè, non ho il tempo, prendo come un uragano le chiavi della macchina e la borsa e mi infilo giù per le scale.
Quando accendo macchina non mi è d'aiuto neanche la radio: Fabri Fibra mi ricorda che tutti amano le sue canzoni tranne me - mi ci mancava giusto lui - e mi infilo nel traffico sperando che quest'agonia finisca prima possibile.
Ci metto un'infinità per trovare parcheggio e l'unico posto che trovo è a pagamento, quindi svuoto il porta spiccioli tra il parchimetro e l'abusivo di turno che tenta di propinarmi fazzoletti di carta e un ombrello, visti i nuvoloni neri che incombono sulla mia testa.
Ovviamente appena faccio venti metri verso il mercato comincia a gocciolare; non torno indietro a prendere l'ombrello che ho in macchina pensando di farcela ad arrivare in negozio prima che scoppi il nubifragio, e ovviamente non finisco neanche di pensare questa frase che si scatena un temporale estivo: arrivo in negozio bagnata come un pulcino e con quasi quarantacinque minuti di ritardo.
"Cassandra ti sto chiamando da mezzora! Ma non lo senti il cellulare?"
Eh no, se non lo sento vuol dire che non ce l'ho, perché la mia suoneria è a prova di concerto.
Cerco spasmodicamente nella borsa e mi rendo conto che non c'è traccia del mio telefono.
"Accidenti devo averlo lasciato in cucina dopo che ti ho mandato il messaggio."
In ritardo, senza caffè e pure senza cellulare: decisamente il destino sta cercando mettermi alla prova.
Luti si fa seria e mi prende le mani nelle sue.
"Cassandra ha chiamato tua mamma perché anche lei non riusciva a trovarti: non si sente bene, ha chiamato l'ambulanza e la stanno portando in pronto soccorso."
Un baratro improvviso si apre sotto i miei piedi, mi gira la testa e mi fischiano le orecchie.
Mi appoggio al bancone della cassa perché sento che le gambe non mi reggono più, ma non posso assolutamente perdere lucidità.
"Dammi il cellulare."
Digito freneticamente il numero di mia madre sul telefono di Luti, una, due, tre volte, ma un'insopportabile vocina della compagnia telefonica mi risponde che ' L'UTENTE DALEI CHIAMATO NON È AL MOMENTO RAGGIUNGIBILE' , quindi decido di andare direttamente all'ospedale.
"Cassandra non ti preoccupare ci penso io, avviso qualcuna delle ragazze che vada a casa a prenderti il cellulare e te lo porti. Vai e fammi sapere appena puoi."
Mi bacia e mi abbraccia forte ma io non la sento neanche, riesco soltanto ad annuire come un automa mentre mi chiudo la porta del negozio e corro sotto l'acqua nuovamente verso la macchina.
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Una canzone all'improvviso
RomanceCassandra e una ragazza solare, indipendente e sicura di se, ma tutte le sue certezze verranno minate dall'incontro con Alberto. Nel giro di un'estate la sua vita e quella delle persone che ama verranno rivoluzionate... Ma il cambiamento, è sempre...