Capitolo 6

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Ore sette, squilla la sveglia.

Ci metto un po' a mettere a fuoco perché in realtà ho dormito veramente pochissimo, mentre mi stiro allungandomi sento una presenza inusuale accanto a me e comincio a rendermi conto della situazione.

Oh mio dio.

Di scatto mi metto a sedere sul letto, lui dorme ancora pesantemente e non sembra minimamente intenzionato a svegliarsi: ho un po' di tempo per rendermi presentabile.

Corro in bagno dove comincio a tentare di levare le chiazze nere di mascara colate per tutto il viso che mi fanno assomigliare drasticamente ad un componente dei Kiss, mentre con l'altra mano mi lavo i denti e cerco di spogliarmi per fare una doccia veloce, pensando che sia molto più sexy se, nel caso si svegliasse, mi trovasse appena uscita dalla doccia con un asciugamano addosso piuttosto che spettinata e con l'alito pesante.

Con fare sensuale apro la porta del bagno fasciata da un mini asciugamano, ma lui dorme ancora profondamente con un cuscino sulla faccia.

A questo punto rischio di fare tardi in negozio, quindi mi vesto velocemente e metto su il caffè cercando di fare più rumore possibile, anche perché la situazione sta diventando decisamente imbarazzante.

Niente, ancora non accenna a svegliarsi.

Tra l'irritato e l'allarmato mi decido a scuoterlo per una spalla, ma quello che ottengo è solo un grugnito profondo mentre, ancora pesantemente addormentato, si gira dall'altra parte. Decido quindi di passare alle maniere pesanti: apro la finestra, gli levo le coperte di dosso e comincio a chiamarlo.

"Sveglia, è ora di andare a lavoro!"

Finalmente riesco a ottenere una reazione: si gira, si stiracchia e con una mossa fulminea mi prende per i fianchi e mi tira sul letto.

"Buongiorno bambolina, sei già vestita? Peccato, davvero."
"Sai com'è, sono quasi le otto e io dovrei andare a lavorare. L'erboristeria, ricordi?"

"Potevi svegliarmi prima." Ribatte cominciando a baciarmi sul collo.

Cerco di rimanere concentrata anche se, devo ammettere, mi costa un certo sforzo.

"Ci ho provato, ma per usare il cannone devo aspettare le tre del pomeriggio, sai i vicini si lamentano... Comunque devo veramente andare, c'è del caffè in cucina e se cerchi nella credenza ci dovrebbe essere anche qualcosa da mangiare, scusa ma la spesa era in programma per oggi. Resta quanto vuoi, basta che quando esci ti tiri la porta dietro."

Durante il fiume di parole mi sciolgo dal suo abbraccio, prendo la borsa e mi avvicino alla porta a marcia indietro mentre lui mi guarda decisamente perplesso.

Prima di uscire dalla stanza mi fermo un attimo, torno indietro e gli assesto un bacio che scioglierebbe anche i ghiacci artici, e fiera di me stessa corro in macchina in preda ad un formicolio di piacere: sono elettrica.

Cantando a squarciagola una vecchissima versione di 'Because the night' penso al fatto che oggi dovrò passare la giornata al telefono, ripetendo almeno quattro volte la stessa versione della serata.

Accolgo Luti con un sorriso che dice tutto e lei, dopo un urlo di gioia, comincia a congratularsi con me e a ripetere che la notte di San Giovanni è di ottimo auspicio; poi inevitabilmente il mio telefono comincia suonare e ricevo una marea di messaggi ai quali non rispondo subito: è bene che le mie care amiche stiano un po' sulla graticola.

All'ora di pranzo torno a casa e, non appena apro la porta, mi colpisce un grande biglietto appoggiato sul piano del tavolino: 'SEDOTTO E ABBANDONATO... POTREI QUASI SENTIRMI OFFESO. CHIAMAMI' e un numero di cellulare che digito immediatamente.

"Ben arrivata a casa."

"Grazie, stamani non volevo offenderti ma la vita reale a volte chiama in maniera inderogabile."
"Il mio unico rammarico è di essermi svegliato tardi. Appartamento interessante, mi sono permesso di curiosare per cercare di conoscerti un po', ti dispiace?"

"Figurati, me lo aspettavo, altrimenti non ti avrei lasciato in casa."

"Purtroppo stasera non possiamo vederci, ho un impegno."

Ma che fa, mi scarica già? Io non gli ho ancora chiesto nulla!

"No, sì, cioè anch'io avrei da fare, poi sono un po' stanca, la settimana è stata dura..."

Non riesco a credere quanto le mie deboli scuse risultino patetiche. È mai possibile che in trent'anni non abbia imparato a dire delle bugie dignitose?

"Il fatto che tu sia stanca è comprensibile e non posso fare a meno di sentirmi in parte responsabile. Per questo motivo mi sono permesso di prepararti un programma per il pomeriggio, sempre che tu non abbia niente di meglio da fare. Ho visto che ti piace leggere, e dalla quantità di cd che hai o sei una ricettatrice o adori la musica: ti ho lasciato un disco nello stereo e un libro sul divano, pensavo che ti facesse piacere cominciare a capire qualcosa anche di me, rilassandoti un po' dalle fatiche settimanali."

Non sono decisamente abituata a tutte queste premure, non dopo una notte di sesso con un uomo quasi sconosciuto, e devo ammettere che è una piacevole sorpresa.

"Grazie, in effetti ne ho proprio bisogno; penso che seguirò il tuo consiglio."

"Ti chiamo più tardi, un bacio."

Attacco il telefono con un sorriso ebete, ringraziando il cielo che non sia stata una video chiamata, mi avvicino allo stereo camminando su nuvolette rosa e azzurre, mentre sopra la mia testa piccoli pony e stelline luccicanti volteggiano insieme; premo play e, mentre le note di un vecchio album di Franco Battiato fanno svolazzare come impazzite le farfalle nel mio stomaco, sul divano la mia vecchia copia de 'I fiori del male' è aperto alla pagina della poesia 'Il gatto'.

Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;

trattieni le unghie della zampa,

e lasciami sprofondare nei tuoi begli occhi striati

di metallo e d'agata.

Quando le dita indugiano ad accarezzare

La tua testa e il dorso elastico

E la mano s'inebria del piacere di palpare

Il tuo corpo elettrico,

vedo la mia donna in spirito. Il suo sguardo

come il tuo, amabile bestia,

profondo e freddo, taglia e fende come un dardo,

e dai piedi fino alla testa,

un'aria sottile, un minaccioso profumo

circolano attorno al suo corpo bruno.

Cazzo se ci sa fare.

"Gaspare, con questo ci ha comprato tutti e due."

Rileggo ancora tre volte la poesia prima di prendere il cellulare e fare quelle quattro famose telefonate che arricchirò di moltissimi nuovi particolari.

Ho deciso: stasera rimango a casa, ho bisogno di crogiolarmi nel ricordo di questi ultimi due giorni per non rischiare di perdere neanche una delle sensazioni che sto vivendo.

Una canzone all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora