Capitolo 14

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Mercoledì sera: mi aspetta una serata di relax completo dopo una lunga giornata di lavoro.

È caldo, ma il cielo è coperto da nuvoloni grigi che non permettono al tramonto di illuminare il cielo dei suoi colori brillanti, così che anche se sono solo le sette e mezzo, sembra già buio.

La cappa di umido è quasi insopportabile, i vestiti ti si appiccicano addosso come una seconda pelle: odio quando il tempo è così, l'unica cosa di cui ho bisogno in questo momento è di farmi una bella doccia.

Arrivata finalmente a casa mi preparo a prendermi cura di me stessa: metto nello stereo un vecchio disco di George Michael e sulle note di Freedom accendo l'acqua della doccia e comincio a spogliarmi.

Nell'esatto momento in cui mi infilo sotto l'acqua suonano alla porta.

Ti pareva, mai un colpo di fortuna.

Prendo l'accappatoio e me lo infilo mezza bagnata, ma non faccio in tempo a uscire dal bagno che il campanello suona nuovamente.

"Un attimo, sto arrivando!"

Non aspetto nessuno e mentalmente maledico in moltissime lingue, conosciute e non, il mio insistente e inopportuno ospite, sperando che non sia un venditore di elettrodomestici o magari un testimone di qualche religione orientale, perché potrei non rispondere delle mie azioni.

Quando arrivo alla porta guardo dallo spioncino e vedo una cosa che non mi sarei mai aspettata: è Stella, ma in una condizione in cui non l'ho mai vista in tanti anni che ci conosciamo.

Apro la porta e velocemente la lascio entrare: è sconvolta, senza trucco, spettinata ed indossa una tuta grigia senza forma.

Lei entra senza neanche guardarmi e, con la voce roca e distante, comincia un fiume di parole.

"Scusa Cassandra se ti piombo in casa come una furia, ma non sapevo dove andare. Ho bisogno di parlare con qualcuno ma non me la sento di affrontare gli altri. Forse mi puoi capire solo tu."

"Stella mi fai preoccupare, cosa è successo?"

Così dicendo la faccio accomodare sul divano e mi siedo al suo fianco, ma lei non riesce a stare ferma: continua a distogliere lo sguardo e tormenta ossessivamente l'anello di fidanzamento che le regalò Carlo due anni fa.

"Non so da dove cominciare."

Poi improvvisamente si ferma, mi guarda negli occhi e solo allora noto che sono arrossati, come se avesse pianto fino a pochi minuti prima.

"Sono incinta."

La notizia mi toglie il fiato.

Stella? Incinta?

Il primo impulso è quello di abbracciarla e congratularmi con lei, ma sono frenata e, soprattutto, decisamente perplessa da quello che vedo: la donna che mi siede davanti non mi sembra affatto felice di quello che mi ha appena detto, e questo non coincide con quello che mi aspetterei da una donna felicemente fidanzata e con una storia stabile e duratura.

"E questa è... Una buona notizia?" Ho quasi paura a chiedere.

Lei si alza di scatto e comincia a camminare avanti e indietro davanti ai miei occhi.

"Ma sì, ma sì! O almeno credo."

Adesso sono veramente confusa.

"Scusami Stella non ti capisco. Sei contenta o no?"

"Certo che sì!" Mi dice quasi aggredendomi "è ovvio che sono contenta!"

Poi scoppia a piangere.

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