꒰ ᵒᵗᵗᵒ ꒱ؘ ࿐ ࿔*:・゚

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Ci sono momenti in cui i ricordi lo assalgono come la marea, ma al contrario di quest'ultima e con dispiacere di Dazai, quando il riflusso si ritira dalla sua mente -non delicatamente come il mare, ma graffiandola come un rastrello- non trascina con sé i pezzi di cui avrebbe voluto liberarsi; quelli rimangono conficcati in lui come sassi nella sabbia. Li avrebbe estirpati dal terreno per ributtarli al largo, ma quel crudele afflusso di memorie scomode li avrebbe riportati tutti al loro posto e invece di levigarli, li avrebbe resi più appuntiti. È quasi una sfida tra lui e se stesso, lo è sempre stata. Chi avrebbe avuto la meglio? Quello che realmente si cela nella sua anima o la mente per la quale fin da piccolo è stato lodato, geniale e pragmatica? Prende un respiro profondo ed espira fino a svuotarsi i polmoni restando con una fastidiosa vertigine che gli fa girare la terra sotto i piedi.
Aveva smesso di autocommiserarsi tanto tempo fa, ma, rivedendo quella scena tutta da capo, le lacrime trattenute di lei e il suo sguardo distante, impassibile che -per quanto lo voglia non stenta a credere sia il suo- si scontrano in una fiamma blu e rossa di emozioni contrastanti come il freddo e il caldo, non può respingere -si è arreso ormai- quel sentimento a lui fin troppo familiare che solitamente è accompagnato dal sapore dell'alcol e mai, come avrebbe voluto, delle lacrime: Dazai Osamu è debole, un uomo forte di testa, ma debole in tutto il resto. Proprio per questo motivo gli è impossibile versare lacrime. Quando vi era riuscito, dopo la morte della sua amata Tomie, non gli era parso vero del tutto, temeva che una parte di lui stesse piangendo solo per non sentirsi un verme. Ma alla fine, si dice guardando lei che gesticola con rabbia e se stesso che le volta le spalle muovendo le labbra -dando voce a parole a lui non udibili, sebbene ricordasse vividamente di aver pronunciato- piegate in una smorfia che mai prima di quel momento aveva rivolto a lei, non può che trovarsi ad andare a braccetto con i propri demoni.

"Se solo avessi messo da parte l'orgoglio."

'Verme', anzi, è un diminutivo. Codardo. Irriconoscente. Bastardo. Era stato tutto ciò che si era ripromesso di non essere mai con lei, perché lei non lo meritava.

"Se solo non le avessi detto quelle cose."

E lei era andata via sbattendosi la porta alle spalle. La cosa peggiore, però, -si dice ciò mentre è immobile a fissare l'ombra di se stesso voltarsi nel punto esatto dove poco prima, in piedi con le mani lungo i fianchi e la voce rotta, vi era lei- è stata quella per cui si tormenta giorno e notte e per cui avrebbe voluto riavvolgere il nastro del tempo come una cassetta:

"Se solo..."

Lui non l'aveva fermata.

"Se solo l'avessi fermata sarebbe ancora qui".

Dazai spalanca gli occhi avvertendo il vuoto sotto il proprio corpo. Poco dopo si rende conto di essere steso con la testa sul grembo di Tomie, gli occhi bonari di lei e il sorriso incuriosito. Giusto, lei è lì.
Una felicità sorda gli accorcia il respiro, gli stringe lo stomaco in una piacevole morsa e gli fa accelerare il battito del cuore come poche volte. E se succede è sempre grazie a lei.
Lei è lì. Nonostante tutto, nonostante lui non la meriti, nonostante sia stato cattivo con l'unica persona che voleva proteggere. Lei è lì e lo guarda come se non fosse mai successo nulla. Sospira di sollievo sostenendo il peso del macigno che da tempo immemore grava sul suo petto, cosa che non passa inosservata alla ragazza. Dolcemente gli accarezza il viso inclinando il capo di lato e, altrettanto dolcemente, chiede:

-Hai fatto un incubo?

Dazai scoppia in lacrime. Perché vorrebbe tanto che fosse così.

𝐏𝐚𝐫𝐚𝐥𝐥𝐞𝐥 || 𝐷𝑎𝑧𝑎𝑖 𝑂𝑠𝑎𝑚𝑢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora