Capitolo 1

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La testa mi gira come una giostra di cavalli.
Ma dove sono?
Apro gli occhi e quasi mi acceco.
Realizzo: sono per terra,  la bocca aperta,  gli occhi che lacrimano perché  naturalmente ieri sera non ho chiuso le tende.  Ma dettagli.
Ma che cazzo di giorno è?  Oh,  oh no. 
Ditemi  che non è  vero. Lo sapevo che finiva così.
Un altro maledettissimo lunedì.
Con la consapevolezza di andare verso alla morte, coraggiosamente alzo le chiappe dal pavimento e vado a mo'  di zombie verso il bagno,  non senza sbattere contro la porta della camera da letto.  Mi trascino ancora un po'  per il corridoio,  poi finalmente  arrivo alla meta prefissata.
Abbasso e alzo la maniglia,  eccoci qua!
Quale meraviglia. Sta mattina sono peggio del solito.  Ho i capelli a nido di piccione,  il mascara sbavato,  il segno della bava di fianco alla bocca.  Addirittura ancora le lacrime che minacciano di scendere,  dopo nove ore di sonno.
Mi butto una manata d'acqua sul muso. 
Ora sono sveglia,  sul serio.
Quando riesco a infilarmi i jeans e la t-shirt che per primi ho agguantato,  esco,  corro in cucina,  mangio qualcosa,  prendo la borsa e scappo fuori.
Sto facendo tardi......
Così,  intelligentemente, decido di premere il pulsante e chiamare l'ascensore,  convinta di fare prima che scendere 9 rampe di scale. Ma sarebbe troppo facile e bello per essere vero........
Infatti quella scatola volante è  ancora al 13 piano,  e non intende raggiungermi.
Sto esaurendo tutta la mia pazienza.
E pensare che sono solo le 7 di lunedì mattina!
Prendo le scale,  apro il portone e mi si spalma addosso un'ondata di freddo,  odore di smog e rumore di clacson.
Chiamo un taxi.  Non si ferma,  ma poi ne vedo uno fermo.
Il taxista mi guarda come una povera scema. Ma beneeee.
"All'aeroporto ".
Parte cercando di infilarsi nelle colonne di traffico di New York.
Bella la vita eh?
Vivo sola (o meglio con la mia migliore amica) in questa città da 3 anni,  sono qui per studi.
In realtà sono originaria del Texas. Ora che ho finito il corso,  ho deciso di tornare a casa,  rivedere i miei amici e i miei parenti. È  troppo difficile aspettare ancora,  tutto di questa città  mi ricorda solo ed esclusivamente una persona.  Peccato che io voglia dimenticarla.
Meggy ha cercato di convincermi,  lasciare stare,  accettare questa situazione.  Non capisce perché io debba reagire così.  Ma io non ci riesco,  proprio non ci riesco.
Sono una vigliacca?  Si forse.  Lo sono sempre stata in realtà.  Mi dispiace per lui,  perché  ha cercato in me qualcosa che non avrebbe mai trovato.  Vero coraggio.
Meggy non mi ha seguita,  lei ormai ha una famiglia.  La capisco,  non sono arrabbiata con lei.  Ha ragione. Ha terribilmente ragione su tutto,  ma io non ci riesco.  È  più  forte di me.
È  una storia che dura tre anni,  forse troppo lunga,  forse troppo corta,  non lo so. So solo che ho paura di tornare indietro e sto scappando sperando che lui non mi cerchi mai più.
                                    ...
"Melanieeee"
Oh no!  Ditemi che non stanno chiamando me a gola spiegata nel bel mezzo dell'aereoporto internazionale di Houston.
"dimmi che non è lei,  dimmi che non è  lei,  dimmi che non era lei.... " bisbiglio mentre lentamente mi giro.
Era lei.
Ecco mia madre,  che si sbraccia come un ossessa, mentre i miei due fratellini  sventolano un cartello con scritto a caratteri enormi il mio nome.
"Melanie,  amore,  siamo qua! ".
"Toh guarda,  non vi avevo notato" esclamo con una punta di sarcasmo,  ma alla fine felice come una pasqua.
Amo la mia famiglia,  non potevo avere una migliore.
Mio padre e mia madre sono gente di campagna,  alla buona, ma non maleducata o asociale,  anzi.
Si conobbero da giovani durante una sagra. Mentre ballavano un ballo country, si innamorarono follemente.  Si sposarono un mese dopo. Ecco quando si dice che l'amore è  un attimo.
Si stabilirono nella fattoria di papà  e li rimasero,  fino ad oggi.
Ebbero 4 figli.  Il primo,  mio fratello Mark,  ha 2 anni in più  di me, è  sposato e sistemato fuori casa. Lavora in uno studio legale e vive a Los Angeles con la sua mogliettina,  troppo schizzinosa per i miei gusti. La cara Isabel invece è  modella.  È spagnola ed è  venuta a rompere le palle proprio noi.
La seconda, cioè  la migliore,  io.
Melanie, splendida ragazza,  molto modesta. Mentre finivo l'università New York, lavoravo part time in una gelateria.
Il mio sogno è  quello di aprirne una tutta mia,  magari tornare a New York un giorno,  ma non so se riuscirò  mai.
Ho i capelli castani,  lunghezza spalle.  Gli occhi scuri,  ma che io odio con tutta me stessa,  dato che sono l' unica sfigata  in casa  a non avergli verdi.
Dettagli.
Sono abbastanza bassa,  lunatica e sempre troppo lunga con i tempi.  Mi dilungo in tutto,  perfino nel parlare o nel pensare!  Sono più  disordinata di un procione, anche se non so se i procioni lo siano effettivamente.  Ma comunque,  ok. E,  un'altra cosa : sono una gran fifona.
Spesso parlo a sproposito. Sono un po' infantile,  ma solo a volte.
Dopo di me, le due pesti,  nonché  i gemellini.
Anita e Tommy, hanno 10 anni ma sembra ne abbiano appena 5. Insieme sono un flagello, una macchina da guerra fin troppo terribile. Ne combinano di cotte e di crude,  tutto il giorno e guai a chi potrebbe essere ritenuto da loro 2 antipatico o troppo altezzoso.
Prendiamo come esempio Isabel: mentre era a casa nostra,  una volta aveva detto che odiava sporcarsi. Non lo avesse mai fatto
La stessa notte, quei due entrarono in camera sua e le spalmarono nei capelli vinavil,  carta igienica e maionese.
Non la prese particolarmente bene.
Il fatto è  che a prima vista sembrano due teneri,  piccoli angioletti da spaciugare.  Biondissimi e dalle iridi color del prato primaverile,  sono di normale statura per la loro età e tra di loro non litigano mai.
Solo con me e mio fratello.
Ma comunque!
Questa è  la famiglia Evans.
Mentre ripenso a tutto ciò,  col sorriso sulle labbra,  mi accorgo che sono finalmente tornata a casa.

Il passato che non voglio ScordareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora