Varus me meus ad suos amores visum duxerat e foro otiosum, scortillum, ut mihi tum repente visum est non sane illepidum neque invenustum, huc ut venimus, incidere nobis sermones varii, in quibus, quid esset iam Bithynia, quo modo se haberet, et quonam mihi profuisset aere. respondi id quod erat, nihil neque ipsis nec praetoribus esse nec cohorti, cur quisquam caput unctius referret, praesertim quibus esset irrumator praetor, nec faceret pili cohortem. "at certe tamen," inquiunt "quod illic natum dicitur esse, comparasti ad lecticam homines." ego, ut puellae unum me facerem beatiorem, "non" inquam "mihi tam fuit maligne ut, provincia quod mala incidisset, non possem octo homines parare rectos." at mi nullus erat nec hic neque illic fractum qui veteris pedem grabati in collo sibi collocare posset. hic illa, ut decuit cinaediorem, "quaeso" inquit "mihi, mi Catulle, paulum istos commoda: nam volo ad Serapim deferri." "mane" inquii puellae, "istud quod modo dixeram me habere, fugit me ratio: meus sodalis – Cinna est Gaius – is sibi paravit. verum, utrum illius an mei, quid ad me? utor tam bene quam mihi pararim. sed tu insulsa male et molesta vivis, per quam non licet esse neglegentem."
Il mio Varo vistomi ozioso nel foro m'aveva portato dai suoi amori, battonella, come subito mo sembrò, non certo scortese né spiacevole, come giungemmo là, ci capitarono discorsi vari, tra cui, cosa ci fosse mai in Bitinia, come ci si trovasse, e quanto denaro mi avesse fruttato. Risposi ciò che era (vero), che non c'era nulla per gli stessi pretori, nè per la coorte, perché nessuno riportasse la testa più leccata, specialmente quelli che avessero un pretore sporcaccione e non stimasse un fico la corte. "Ma tuttavia senz'altro, ribattono, cosa che si dice esser nata lì, comprasti uomini per la lettiga". Io, per rendermi più interessante per la ragazza, dico " Non mi andò così male che, per quanto sia capitata una brutta provincia, non potessi procurarmi otto uomini giusti". Ma io non avevo nessuno né qui né là che potesse mettersi sul collo il piede rotto del vecchio lettuccio. Allora lei, come s'addice al più invertito, "Per favore, dice, mio Catullo, prestameli un poco: voglio esser portata al Serapide" "Aspetta, ribattei alla ragazza, quello che ora ho detto di avere, mi scappa la memoria: il mio amico – è Gaio Cinna – lui se li comprò. Ma se suoi o miei, che m'importa? Li uso così bene come se li avessi comprati per me. Ma tu sei ben insulsa e noiosa, per causa tua non si può esser negligente"
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Liber- Gaio Valerio Catullo
Cổ điểnLa raccolta di tutte le poesie di Catullo: in latino e tradotte, introdotte da una piccola biografia dell'artista. I CARMEN IN QUESTO LIBRO SONO 95 NEL LIBRO DI CATULLO PROIBITO CHE TROVATE TRA LE MIE OPERE.