Come la fine di un inverno.

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Vagava per casa, camminando sulle punte, come una ballerina.

Si sentiva leggera, quasi una piuma abbandonata alle correnti disordinate dell'aria.

Era il crepuscolo, il sole si preparava a sorgere, e come tutti i giorni Maddalena stringeva le mani intorno ad una mug riempita di thè.

Era un thè nero, dal sapore deciso, vecchia infusione inglese, la sua preferita.

Non si era ancora raffreddato, e nonostante l'estate fosse già praticamente iniziata, per lei era davvero inimmaginabile anche solo l'idea di svegliarsi senza il suo 'Principe di Galles'.

Ed Sheeran con la sua voce calda rendeva il momento ancora più intenso, ed ogni mattina l'alba era uno spettacolo singolare, quasi un rito: una tazza di thè, una canzone di Ed dal vecchio giradischi e quella palla rossa, che illuminava il cielo.

Una magia di una manciata di minuti, in un tempo in cui la magia è stata dimenticata, soffocata dalla frenetica vita moderna.

Mormorava le parole della canzone, a memoria, non avrebbe mai potuto scordarla, sapeva quanta importanza aveva avuto la musica nella sua vita, e forse fu proprio questo che le diede la chiarezza e la lucidità per decidere.

Il suo arrivo era previsto fra cinque giorni.

Era spaventata fin dentro alle ossa: rivederlo era uno scoglio troppo grosso per un'onda così debole.

Fluttuava nel terrore della sua fragile essenza, inseguiva i ricordi e cercava di imparare dagli errori, percorreva le cicartici con le dita, le riapriva, provava a farsi raccontare dalle ferite la loro storia.

Si guardava, si studiava, cercava di capire cosa le sarebbe venuto a mancare al suo ritorno.

Si faceva una sola domanda, una che la riempiva di forse e non le dava una risposta precisa.

Era una domanda semplice, concisa, ma non aveva una risposta precisa, anzi.

Si interrogava, cercava di capire, ma alla fine non sapeva proprio cosa dire.

Non aveva infatti acquisito quella certezza, non sapeva credere alle parole della lettera, non riusciva a capacitarsi di come lui, in una situazione così difficile, avesse trovato il tempo di scriverle, e (a quanto pare) di pensarla.

Mai, mai qualcuno le sveva scritto del cose simili, nonostante lei lo desiderasse ardentemente.

E mentre le fiamme avvampavano sul suo viso al solo pensarlo, l'attesa cresceva, proprio come le aspettative.

Cercava di non dare nulla per scontato, provava a non dare spazio ai film mentali, ma sapeva che in quell'incontro c'era più di quanto si aspettasse.

Lo sapeva bene lei, ma non voleva illudersi, perché aveva imparato a sue spese che quando speri davvero in qualcosa, fa male vederla sbriciolata davanti ai propri occhi, come le macerie di una vecchia felicità che non tornerà mai più.

Ormai i giorni d'attesa erano finiti, e lei non aveva fatto null'altro che aspettare.

Aveva aspettato, ancora e ancora.

Continuava ad aspettare, Dio sa cosa, e lo vedevi nei suoi modi lenti, nei suoi occhi spenti, e tutto di lei ti voleva parlare di lui, se solo gliene avessi dato il tempo.

Ma il tempo era passato, il tempo era finito, e pensare che il tempo era tutto..

Ed eccola li, ancora stesa sul letto.

Immobilizzata tra quelle lenzuola, dal suo cuore di ghiaccio.

Si stava sciogliendo, stava riprendendo a battere: lui stava tornando, proprio come la primavera dopo l'inverno.

Si sentiva proprio così, come il mondo alla fine dell'inverno, riprendeva colore e calore, si sentiva forte, voleva toccare il cielo, ma soprattutto voleva vivere davvero, e vivere bene.

Non c'era sensazione migliore, se non quel sorriso che solo lei sapeva dare, ed ora che lui stava tornando, non le importava di tutto il resto.

E mentre i suoi sentimenti riaffioravano lentamente, la domanda era sempre li, sempre sua:

Cosa sei disposta a perdere?  》.

Sempre le solite, vecchie emozioni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora