L'inferno e il paradiso

53 4 2
                                    

Faceva respiri profondi, e guidava tranquilla, o almeno cercava di crederlo.

Il cuore sembrava volerle rompere il petto e uscirne: era evidente che aveva paura tanto quanto lei.

Parcheggiò nel parcheggio esterno, all'obra, perché il sole scottava parecchio a quell'ora.

Si aggiustò il trucco nello specchietto e scese dall'auto.

Un venticello afoso mosse la gonna verde acqua del suo vestito, e i lunghi capelli color caramello, che le scendevano sul collo, sulle spalle e sulla schiena, raccolti in boccoli naturali e definiti.

Si specchiava sui finestrini delle auto: il suo vestito era abbastanza aderente sul corpetto di pizzo bianco, e la gonna scendeva morbida e bellissima con quel tessuto verde acqua abbinato alle sue Vans.

Era bella, e non ci credeva.

Non ci aveva mai creduto, e per questo si era costretta a dimagrire.

Non era malsana, per fortuna, perché si era fermata in tempo, e pregava che lui non le facesse pesare questo cambiamento.

All'arrivo dei militari era stata riservata un'intera area dell'aeroporto, transennata e controllata a vista da poliziotti e da cani pastori.

Con la lettera, Giovanni aveva mandato i documenti e il pass, necessari per entrare.

Maddalena li tirò fuori dalla busta e li mostrò ai due controllori.

La squadrarono per un po', poi la lasciarono passare.

Aveva ancora un po' di tempo da attendere, quindi decise di cercarsi un posticino in cui estranearsi completamente dalla realtà, calmarsi ed aspettarlo.

L'aereo iniziava le operazioni di atterraggio, e Giovanni si sentiva schiacciare i timpani dalla pressione.

La paura che pian piano era scomparsa, ricominciava a salire, ed il cuore stava letteralmente delirando, al solo pensiero di vederla sorridere.

Le ruote toccarono la pista con un leggero sobbalzo, e istintivamente le sue mani si strinsero sui braccioli del sedile.

I suoi compagni si svegliarono tutti, e partì un applauso per il pilota.

Le hostess li autorizzarono a sganciarsi le cinture, e lentamente ognuno riprese il proprio zaino e scese le scale.

L'aria rovente li soffocò all'uscita, mentre percorrevano il tratto di strada che li separava dal gate 9, da cui avrebbero dovuto accedere alla struttura vera e propria dell'aeroporto.

Appena l'aria condizionata li riaccolse, si salutarono tutti, tra pacche sulle spalle e strette di mano, poi tutti si dileguarono, ognuno per la sua strada.

Lui la vide subito, da lontano, seduta su una panchina con un libro in mano.

Era bella come quando l'aveva lasciata, o forse di più, e gli era mancata più dell'aria per respirare.

Proprio in quel momento Maddalena alzò lo sguardo, e i loro occhi si incastrarono gli uni negli altri, facendo scomparire il resto del mondo.

Bloccati in quel piccolo attimo di paradiso tutto quello che era all'infuori di loro si oscurava, e non vi era più nulla, nemmeno il passato, ma solo il presente, solo quel momento e solo loro due.

Il libro cadde dalle ginocchia di lei, quando si alzò in piedi, e da lontano iniziarono a correre uno verso l'altra, e in quell'attimo, uccisero i chilometri che li avevano separati per tutto questo tempo, li fecero diventare un niente, quando i loro corpi si riunirono dopo tanto tempo, facendo combaciare i loro spigoli perfettamente, in un abbraccio che era stato atteso per troppo, troppo tempo.

Giovanni prese tra le braccia Maddalena e la fece girare, senza problemi, non gli pesava affatto e la stringeva come mai aveva fatto prima.

Lei tratteneva a stento le lacrime, mente nascondeva il viso nella sua spalla, coperta ancora dalla divisa e lo stringeva più forte di sempre.

Si respiravano a vicenda, a fondo, profondamente scossi dai sentimenti che li facevano tremare e sorridere.

Lui profumava d'inferno, lei di paradiso, e quel giorno, decisero che d'ora in avanti, niente e nessuno li avrebbe più separati.

- Mi sei mancata.

- Mi sei mancato.

Sempre le solite, vecchie emozioni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora